Ucraina, Draghi va avanti. Il Parlamento lo segue. Intanto è diaspora 5 Stelle

Si punta sulla diplomazia, sul cessate il fuoco. La probabile strategia di Conte, anche in funzione elettorale: puntare sui temi economici per tentare il recupero. Ma anche se decidesse l’uscita dalla maggioranza, il governo va avanti. La conferma di vistosi limiti di leadership. Parafrasando Pasternak: guidare un partito non è "attraversare un campo".

MondoPolitica

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto il sì del Parlamento, in vista del Consiglio europeo del 23-24 giugno. Andrà a dire che l’Italia, insieme agli altri Paesi europei, continuerà a sostenere l’Ucraina, ma intensificherà i suoi sforzi per “arrivare al cessate il fuoco” e far parlare le armi della diplomazia invece della diplomazia delle armi.

In tal senso è l’orientamento di una “risoluzione” che alla fine è stata votata da tutta la maggioranza, quindi anche dai 5 Stelle, pur con qualche defezione o dissociazione di singoli senatori.

Chi – come Renzi, che aveva fatto giorni fa vaticini funesti-  immaginava sconquassi con gravi ripercussioni sul governo, nel giorno del solstizio d’estate, è stato smentito, almeno per il momento. Il colpo di sole non c’è stato. Il governo non rischia la  crisi. D’altra parte, far cadere il governo su una questione di politica estera, e per giunta concernente una guerra, farebbe entrare l’Italia nel Guinness dei primati della inaffidabilità, per non dire di peggio.

La crisi non ci sarà.

L’ex premier Giuseppe Conte, il nocchiero di ciò che resta dei 5 stelle insieme con il fido Casalino, ieri si è dovuto acconciare a fare non uno né due ma tre passi indietro. E anche se dovesse avere l’alzata d’ingegno di far uscire dalla maggioranza che sostiene Draghi  il pezzo di partito che resterà con lui, la domanda sorgerebbe spontanea: e poi? Dove va?

A leggere gli interventi dei senatori pentastellati, che hanno spento la miccia della bomba che doveva deflagrare, per insistere invece sui temi economici, sui problemi sociali, sulle nuove povertà,  acuite dalle conseguenze della guerra, c’è da trarre una prima indicazione su quella che potrebbero essere le prossime mosse del “mezzo partito” che resterebbe  a Conte: fare una campagna elettorale martellante sulla politica economica del governo, per recuperare voti e salvarsi dal naufragio che incombe su quello che fu il trionfale Titanic 5 Stelle.

Tutto questo tenendo presente che ancora una volta l’avvocato del popolo che un sito satirico ama definire “Peppiniello Appulo”, ha mostrato vistose carenze di visione politica: scegliere di dare battaglia sulla politica estera; minacciare sfracelli e poi fare retromarcia; e  soprattutto praticare di fatto una linea a zig zag senza, che, come affermava Mao, la prospettiva sia luminosa . Per chi non ne avesse memoria, e per rendere più chiaro il nostro discorso, citiamo un pensiero di Mao, citato spesso da Craxi: la prospettiva è luminosa ma la strada è a zig zag.

Che cosa ha detto ieri Draghi in Senato

Intanto alcuni numeri:

Al  20 giugno, in Ucraina, sono 4.569 i civili morti e 5.691 quelli feriti, secondo le Nazioni Unite, ma il numero reale probabilmente è molto più alto. Soltanto in Italia sono oltre 135.000 i cittadini ucraini arrivati dall’inizio dell’invasione. “Voglio esprimere ancora una volta la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che li hanno accolti”.

Il possibile punto di caduta della crisi ucraina:

Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura. La sottomissione violenta e la repressione di un popolo per mano di un esercito non portano la pace, ma il prolungamento del conflitto, forse con altre modalità, di certo con altre distruzioni”.

Ucraina nell’Ue

L’Italia conferma il sostegno, intanto,  allo status di Paese candidato.

“A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea e vuole che abbia lo status di candidato. Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione in Europa e in Occidente e, se non sbaglio, la prima volta che ho affermato questo punto è stato proprio in questo Parlamento. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri oggi condividono questa posizione, ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito”.

Ma la strada è lunga

Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo, per via delle impegnative riforme strutturali richieste, ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito. Oggi i Paesi, tra l’altro, sono in grado di portare avanti queste riforme strutturali più velocemente rispetto al passato.

Le sanzioni funzionano e la Russia sta pagando le conseguenze

Ma non abbandoneremo la via diplomatica.

Il Fondo monetario internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del prodotto interno lordo; il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci.

“Desidero tuttavia sottolineare ancora una volta che i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace; una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina. Anche nei miei colloqui col presidente Putin ho più volte ribadito la necessità di porre fine all’aggressione, di parlare di pace e di definirne concretamente i termini e i tempi”.

Allargamento dell’Ue ai Paesi Balcanici – Croazia nell’ euro

Durante il Consiglio europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Il Governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord. Inoltre, nella discussione che si inizierà in questo Consiglio europeo, il presidente Macron presenterà il suo impegno per una comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese, questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato.

Quale il bilancio dell’allargamento

Il Consiglio di fine mese rappresenta un’occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell’Unione, ai suoi confini, alla sua sicurezza, al suo sviluppo economico. Il parere positivo della Commissione europea sull’adozione dell’euro da parte della Croazia a partire dal 2023 è un ottimo segnale, che naturalmente l’Italia coglie con favore.

Negli ultimi decenni, l’allargamento dell’Unione europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L’allargamento ha trasformato l’Unione europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e il 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale.

Ha creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza in campo energetico, nei trasporti, nella sicurezza alimentare, nella salute, nello studio, nel lavoro; ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un’economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione.

Ha esteso diritti e tutele sul lavoro assenti ancora oggi in altre parti del mondo; ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica e al rispetto della dignità umana e dello Stato di diritto.

Come scritto nel Trattato sull’Unione europea, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell’Unione.

La sfida per far crescere l’Europa

L’allargamento dell’Unione europea, però, comporterà certamente anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento in politica estera, di sicurezza, in politica economica e in politica sociale.

È opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida.

Fornitura del grano – cifre e conseguenze

Le forniture di grano sono a rischio nei Paesi più poveri del mondo; già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi.

Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Nikolaev, che, secondo le autorità ucraine, conteneva tra 250.000 e 300.000 tonnellate di cereali.

Le proiezioni fornite dall’Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50 per cento rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell’immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza.

Dopo vari tentativi falliti non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l’ONU garantisca sotto la propria egida la sua esecuzione.

Energia e crescita dei prezzi

In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio, in Italia l’inflazione ha raggiunto il 7,3 per cento, ma l’inflazione di fondo che esclude i beni energetici e alimentari è meno della metà.

Per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini è essenziale agire anche – e sottolineo anche, perché i campi di intervento sono vari e non si limitano a questo – sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas e di energia.

I Governi hanno gli strumenti per farlo.

La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo.

Il mandato per il Governo

L’Italia continuerà a lavorare con l’Unione europea e con i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi.

Questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione.

***

Spulciando nel dibattito su discorso di Draghi

 

Casini nostalgico

“Quando io sono entrato in Parlamento, ma anche negli anni più recenti, questo dibattito parlamentare sarebbe terminato così: il Senato della Repubblica, udita la comunicazione del Presidente del Consiglio dei ministri, la approva. Credo che sarebbe una pagina decorosa per il Parlamento, perché il teatrino che si sta sviluppando fuori da quest’Aula ( il riferimento è ai contrasti interni ai 5 Stelle, NdR)  è semplicemente incomprensibile: ed uso un termine molto democristiano, nel senso che voglio essere gentile”.

Teatrino incomprensibile perché palesemente estraneo rispetto alla materia che è in discussione, e si sono inserite altre questioni.

Renzi, da che pulpito!

“Voglio dire – e mi avvio a concludere – che la politica estera è una cosa seria; la politica estera non è inseguire un tweet, non è cercare un like, non è prendere un ‘mi piace'”.

(Detto da un politico che, come Salvini, ha fatto dei tweet, dei social la sua quotidiana modalità comunicativa quando era presidente del Consiglio, fa un po’ sorridere. Ma si può sempre cambiare idea, per fortuna).

Renzi non ci sta ad attenersi al solo tema specifico dell’Ucraina.  Come un centrocampista,  allarga il gioco a tutto campo. Si parla di Ucraina, ma lui difende le ragazze e i ragazzi curdi, contro la Turchia, e ricorda, a proposito di crescita demografica, che la sola Nigeria, nei prossimi 25 anni, sarà più grande non dell’Italia, ma dell’intera Unione europea, perché arriverà a 450 milioni di persone, mentre in Europa siamo fermi, con una curva piatta.

“Le civiltà, sottolinea Renzi, con piglio professorale, finiscono così, come ci insegna la grande storia dell’Impero romano e come ci insegnano tante pagine di storia”.

Poi fa un appello alla serietà, continuando a fare vaticini ma esortando ( chi? ) a fare i bravi.

“Ebbene, abbiamo questa consapevolezza da qui a dicembre, per cui facciamo i seri, fate i seri, litigate sulle cose serie, poi ci sarà una campagna elettorale in primavera del 2023 e vi divertirete come volete, ma da qui a dicembre 2022 venga prima l’interesse dei cittadini che in questo momento vedono un inverno dello scontento non dietro di loro, ma davanti ai loro occhi”.

Tempo di pagelle scolastiche, Monti ne dà una a Draghi

Il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio si compiace – rivolgendosi a Draghi, che incassa il l’apprezzamento senza scomporsi –  del modo responsabile in cui guida l’Italia e contribuisce con forza ed autorevolezza in Europa e in sedi ancora più ampie a definire una posizione italiana ed europea su questa drammatica vicenda. Poi rafforza il concetto: “Il mio sostegno è pieno”. Ma Monti è pur sempre un professore (è stato anche rettore) e non sia mai che dimentichi di fare un po’ di pulci, in forma di suggerimento..

E quindi:

“Allargare  l’Ue va bene, dice Monti, ma bisogna fare attenzione, non avere fretta”. Monti mette in guardia contro il rischio di “promesse premature” d’ingresso nell’Unione europea.

“È questo il caso della Turchia, quando nel 1999, sotto l’impulso emotivo del presidente Chirac, il Consiglio europeo, disattendendo le raccomandazioni della Commissione, si è precipitato ad Ankara per fare promesse molto sollecite di negoziati e di ingresso e questo ha contribuito grandemente alla frustrazione della Turchia nei confronti dell’Unione europea”.

Consultare il parlamento va bene ma sarebbe poi il colmo che il governo non avesse un mandato chiaro e pieno.

Sen. Ferrara, 5 stelle

Le recenti minacce russe alla Lituania, nel caso in cui Vilnius non revocherà il blocco al transito delle merci tra Kaliningrad  ( l’ex Konigsber, città natale di Kant, NdR) e il resto della Federazione russa, sono pericolose. La Lituania è nella NATO dal 2004 e l’Unione europea non può permettere che questa possa diventare la scintilla in grado di far degenerare il conflitto. In Commissione affari esteri, emigrazione pochi minuti fa abbiamo audito l’ambasciatore dell’Unione europea a Mosca Ederer, che ci ha rassicurato sul transito delle merci.

Spiega le richieste del Movimento

Dopo quattro mesi di guerra noi le chiediamo di farsi portavoce al Consiglio europeo di due punti per noi importanti.

Primo: sollecitiamo nuovamente la necessità di porre in essere iniziative politiche orientate a giungere al più presto a un cessate il fuoco e poi a una definizione pacifica del conflitto.

Secondo: serve un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento in relazione all’indirizzo politico che verrà perseguito dal Governo italiano nei consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare nuove forniture militari.

Paola Nugnes, gruppo misto,  si ribella

Il Governo dei migliori non si vergogna di averci portato con altri sul baratro della distruzione socio-economica, politica, ambientale e alle porte della guerra nucleare. Il 16 giugno, nella base militare di Ghedi ( Brescia) è stato consegnato in pompa magna, scortato da tre Tornado, il primo cacciabombardiere F-35A, capace di dispiegare bombe con testate nucleari, già presenti a Ghedi.

Alfieri , Pd,  c’è un motore europeo italo-franco-tedesco

Questo è un Consiglio europeo decisamente importante, che segna la fine della Presidenza francese, con delle questioni che hanno a che fare con il futuro dell’Europa e anche con le emergenze che abbiamo davanti. Ci arriviamo, con un passaggio che fa in qualche modo la storia: quella fotografia a Kiev , con Draghi, Macron e Scholz, dimostra che oggi non c’è più l’asse franco-tedesco, ma c’è un motore a tre – Italia, Francia e Germania.

Oggi, si deve spostare l’attenzione sulla capacità di raddoppiare le iniziative diplomatiche per arrivare alla pace, al cessate il fuoco e alla possibilità di rilanciare i negoziati, ed essere protagonisti di due operazioni.

“Da una parte c’è il tema della diversificazione energetica, il price cap a livello europeo, una battaglia in cui tutto il Governo e lei, signor Presidente, siete in prima fila”.

Dall’altra, oltre al tema dell’energia, c’è quello dello sblocco del grano, per evitare una carestia. Non ci sono infatti solo i Paesi europei, ma dobbiamo pensare anche al Nord Africa e alle conseguenze che potrebbero arrivare da quel territorio, in termini di flussi migratori e di incapacità di pensare a un futuro in quei Paesi.

Sen Airola, 5 stelle, sposta il focus dalle armi alle imprese

Rivolto a Draghi: “Allora le chiedo quali sono le misure economiche previste per sostenere le nostre imprese e i nostri lavoratori, peraltro in parte già indicate dall’Europa.

Quali sono gli interventi per dare risposte alla miseria incipiente dei cittadini e delle famiglie?

E per aiutare le micro e piccole imprese a rinnovarsi, a investire in ricerca, a trovare soluzioni per svecchiarsi ed affrontare, contrastandolo, l’aumento del costo dell’energia e la siccità, che sta letteralmente prosciugando il Paese?

Come aiutare il 92 per cento del sistema produttivo nazionale di piccole e medie imprese cui oggi il sistema bancario ha enormi difficoltà a concedere il credito?”

Sen. Bianca Laura Granato ( ex 5 Stelle, ora di “Ancora Italia”)

Dubbi sull’ allargamento dell’Ue

Nel Consiglio europeo del 23 e 24 giugno si parlerà di facilitare l’ingresso in Europa di Moldavia, Georgia e Ucraina. Quali vantaggi avrebbe l’Europa ad accelerarne l’ingresso proprio in questo momento in cui ciò aggraverebbe l’escalation del conflitto in corso in Ucraina?

“Lei offende l’intelligenza degli italiani che, per quanto sistematicamente disinformati dai media mainstream a libro paga dello Stato, non vogliono che questo conflitto prosegua e non sono tanto poveri di spirito da non distinguere le suggestioni puerili cui si accompagna la narrazione governativa dai fatti che la smentiscono senza pietà. La realtà che si cela dietro queste risibili scuse è che si cerca la resa incondizionata della Russia per la costituzione di un mondo unipolare a trazione statunitense e anglosassone, sotto il controllo della finanza. Non ne abbiamo il diritto”.

Fazzolari (FdI), un po’ di storia e geografia

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha recentemente dichiarato che la Russia vuole riprendersi i territori che le appartengono e tornare ai suoi confini storici.

Questo vuol dire non solamente tutti i confini dell’Unione Sovietica (quindi Ucraina, Moldavia, Paesi baltici e Georgia), ma, se conosciamo la storia, anche i confini zaristi (Finlandia compresa) e parte della Polonia (Varsavia compresa). È chiaro che la Finlandia si è preoccupata e chiede di entrare nella NATO e che anche l’Est Europa si preoccupa perché Putin ha dichiarato che ha delle mire su di esso.

La guerra sarebbe stata mossa per fermare il genocidio in Donbass: questa è una fake news russa ripetuta in Italia e anche in Parlamento. Al di là della faccenda che il Donbass non è russo perché, dati alla mano, il 40 per cento del Donbass è abitato da russi, i numeri ufficiali sono i seguenti e sfido l’italiano che guarda abitualmente la nostra televisione ad avere questa percezione: i morti civili in Donbass nel 2021 sono stati 25; nel 2020 i morti civili sono stati 26; nel 2019 sono stati 27. Quindi nessun genocidio in corso e nessun genocidio da fermare. Da dove nascono i 14.000 morti di cui sentiamo parlare?

Richetti, Gruppo Misto: presidente Draghi resista

“Presidente Draghi, potrei esaurire il mio intervento in una sola parola: resista. Resista, perché le ragioni che hanno portato al suo Governo, un Governo di unità nazionale, sono forse oggi ancora più presenti rispetto al giorno in cui lei ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visti i numeri, i rischi e il potenziale che la pandemia, che ancora non abbiamo alle spalle e che ancora non abbiamo vinto in maniera definitiva, ci pone. Quelle ragioni sono ancora più attuali, perché stiamo discutendo di una situazione geopolitica legata al conflitto e all’invasione del popolo ucraino, dalle ripercussioni semplicemente drammatiche.

Resista, Presidente, perché è sotto gli occhi di tutti lo scarto che c’è tra la sua azione di Governo, tra i fatti che mette in fila uno dopo l’altro e il continuo chiacchiericcio.

Non so se il presidente Casini ha utilizzato il termine giusto, ma so che di forze politiche, tra le principali, che in un momento come questo vanno di ultimatumpenultimatum, appelli e contro appelli, il Paese non sa davvero cosa farsene”.

Difendiamo gli chef, Casellati bacchetta un senatore che “offende” Draghi

Sen. Emanuele Dessì (Partito comunista)

“Presidente Draghi, comincio da dove lei ha finito. Purtroppo, devo annotare per l’ennesima volta una scorrettezza semantica: gran parte del Senato è con lei, Presidente, ma io e il mio Gruppo e gran parte del popolo italiano che rappresentiamo non lo siamo. Non siamo con lei, con le sue politiche guerrafondaie, con queste logiche NATO e UE che vogliono un’Italia schiacciata come colonia all’angolo delle realtà internazionali. Lei, Presidente, si è distinto in questi anni, come nella sua lunga carriera, per non avere nessuna sensibilità politica. Mi deve perdonare i modi un po’ diretti, ma l’unica cosa che io le riconosco dal punto di vista della sua azione è di essere un grande chef, un uomo che sazia appetiti, i peggiori, anche se raffinati.  Lo ha sempre fatto”.

PRESIDENTE. Moderi i termini, per cortesia, non mi sembra che il suo sia un linguaggio adeguato.

DESSI’ – Non mi sembra di essere stato offensivo, quello dello chef è un lavoro dignitoso. Mi faccia parlare. Per favore, Presidente, non intendo offendere nessuno.

Gli appetiti da saziare, presidente Draghi, non sono gli appetiti popolari delle nostre carbonare e delle nostre amatriciane, ma sono appetiti alti, banchetti in cui i piatti hanno un costo alto che abbiamo pagato durante la pandemia, quando tutta l’attenzione è stata messa sulla distribuzione del denaro alle grandi aziende farmaceutiche e ai grandi fornitori di mascherine e simili. Ma poi naturalmente lei si è concentrato su quello per cui è venuto a governarci: la gestione del grande piatto da portata, il PNRR.

Con la guerra, però, Presidente, abbiamo superato il limite, non c’è mai stata una discussione su nulla, immediatamente appiattiti sulle posizioni NATO contro il parere del popolo, contro il parere del Papa, contro il parere della gran parte dei popoli della terra per fare una guerra non nostra, anche se vicina.

 

Mario Nanni– Direttore editoriale

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