“L’Italia a livello mondiale è ottima nella progettazione, nella realizzazione e messa in orbita dei satelliti. Siamo forse un po’ indietro sull’esplorazione spaziale. “Small Mission to MarS” è il progetto che il Dass, insieme ad altri distretti aerospaziali italiani, sta sviluppando per arrivare su Marte. Anche il prossimo candidato a guidare la Nasa indicato dal presidente Donald Trump ha detto che la priorità degli Stati Uniti sarà l’invio di astronauti americani sul pianeta rosso. L’Italia non può rimanere a guardare”. Così Giacomo Cao, ingegnere, professore ordinario presso l’Università di Cagliari, a capo del DASS, Distretto aerospaziale della Sardegna e di uno dei più importanti centri di ricerca italiani, il CRS4 fondato dal premio Nobel Carlo Rubbia, racconta dell’attività del Distretto aerospaziale sardo e del progetto più ambizioso per arrivare su Marte.
Professore introduciamo il DASS ai nostri lettori. Ci spiega cosa fa un distretto aerospaziale?
Il DASS è un consorzio, attualmente i soci sono 35 suddivisi tra imprese, dalle piccole alle grandi dimensioni come Leonardo e Avio, fondazioni bancarie, università statali, Cagliari e Sassari, centri di ricerca come il CRS4, il CNR o il Centro ricerche aerospaziali italiano. Fin dal giorno della sua fondazione il DASS ha avuto come principale obiettivo quello di far nascere una filiera legata all’aerospazio sviluppandolo sul territorio della regione. In questi 12 anni di attività, il distretto ha attratto soci ma soprattutto investimenti di grande rilevanza per oltre 60 mln di euro, provenienti sia dalle istituzioni nazionali e regionali che dal privato. Voglio ricordare i più importanti, quello di 11 milioni di euro fatto dalla regione Sardegna nel 2017 relativo a un bando per le imprese e i centri di ricerca che avessero come comune denominatore l’aerospazio, e quello del 2020 con Avio, di concerto con la regione Sardegna e il Ministero delle attività produttive riguardante un accordo quinquennale con il Ministero della Difesa che consente di utilizzare le infrastrutture militari presenti sull’isola per sviluppare la progettualità in chiave civile nel settore spazio e aerospazio.

Attualmente la space economy, ma anche la conquista dello spazio stesso, stanno generando un grande interesse nell’opinione pubblica. L’industria aerospaziale italiana è uno dei settori maggiormente all’avanguardia del “made in Italy” innovativo, occupiamo le prime posizioni a livello europeo e mondiale. Però manca qualcosa al settore che permetta all’Italia di essere il vero leader.
L’Italia a livello mondiale è ottima nella progettazione, nella realizzazione e messa in orbita dei satelliti. Siamo forse un po’ indietro sull’esplorazione spaziale. Pur avendo sviluppato e prodotto il lanciatore Vega e nonostante le operazioni di lancio avvengano da una base non italiana bensì nella Guyana francese, dobbiamo lavorare nella direzione di concentrare il più possibile tutto in Italia per essere meno a traino degli altri paesi. Non ci dimentichiamo che indiani e cinesi sono andati sulla Luna mentre l’Europa in generale questo tipo di scenario non lo ha ancora preso in considerazione pur avendo grandi potenzialità. Ma qualcosa si sta muovendo e può essere rappresentato dal nostro progetto SMS “Small Mission to MarS”.
Ci illustra la storia di questo progetto su cui sta puntando il Distretto aerospaziale della Sardegna?
“Small mission to MarS” vede coinvolti tre distretti aerospaziali, quello sardo, quello della Campania e quello dell’Emilia Romagna con ai loro soci. E’ il progetto di una sonda interamente progettata e realizzata in Italia da inviare sulla superficie di Marte. All’interno di questa sonda saranno alloggiati specifici payload scientifici e tecnologici. Il costo complessivo per realizzarlo è di 300 milioni di euro e prevede il lancio con il vettore Vega verso Marte. All’arrivo in atmosfera marziana viene rilasciato un satellite intorno a una delle lune del pianeta rosso che si chiama Phobos, mentre su Marte verranno inviati tre payloads. Il sistema di paracadute per atterrare sulla superficie di Marte è sviluppato dalla ALI ed è la parte più delicata e complessa del progetto. A bordo del razzo vettore vi saranno tre payloads che avranno tre compiti ben specifici: uno è un rilevatore di polveri che permetterà di studiare il suolo marziano; un altro conterrà un drone che volerà nell’atmosfera marziana per verificare tutte le informazioni acquisibili a bassa quota, dalla configurazione alla conformazione della superficie. Il terzo payload avrà l’obiettivo di dimostrare che esiste la possibilità di formare elementi strutturali, dei mattoncini, per realizzare delle strutture utilizzando la materia prima marziana. Si tratta di un processo brevettato nell’ambito di un progetto che coordinavo per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana e che ora, avendone ceduto i diritti, è del DASS. In questo contesto è intervenuto anche il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica finanziando il progetto Space manufacturing in situ.
Come vede il futuro del Distretto aerospaziale sardo?
Stiamo puntando molto sul progetto SMS e siamo concentrati sulla sua riuscita perché può essere un attrattore rilevante. Anche Jared Isaacman, il candidato a guidare la Nasa indicato dal presidente Donald Trump, ha detto in questi giorni in audizione davanti al Senato americano, che la priorità degli Stati Uniti è sia di tornare sulla Luna che l’invio di astronauti americani su Marte. Noi italiani, con il nostro ingegno e la nostra tecnologia, non possiamo rimanere a guardare così, soprattutto avendo già dei progetti fattibili. Sia chiaro, non deve essere una corsa alla colonizzazione dello spazio ma un allargamento degli orizzonti che possono solo far bene all’Italia permettendole di valutare i benefici, sia scientifici che economici, che possono derivare da queste missioni.
Il 12 aprile è stata la giornata internazionale dei viaggi dell’uomo nello Spazio, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare istituita per ricordare lo storico volo del cosmonauta Yuri Gagarin, primo essere umano a orbitare attorno alla Terra nel 1961. La giornata, oltre ad essere un omaggio alle conquiste dell’esplorazione spaziale umana, e anche un invito a guardare al futuro fuori dal nostro pianeta. Pensa che l’Italia possa ambire, oltre ad arrivare su Marte, a partecipare una missione congiunta con altri paesi per poter inviare un astronauta anche sulla Luna?
L’Italia può sicuramente ambire ad arrivare sul pianeta rosso come testimoniato dal progetto Small mission to MarS, che è all’attenzione del Comint e dell’ASI, e che potrà anche essere organizzato in modo congiunto con altri Paesi ipotizzando anche eventuali passaggi lunari che possono coinvolgere i migliori astronauti italiani.