Intervista a Marcella Marconi, astrofisica con studi a Pisa e in America, a capo di uno degli Osservatori astronomici più importanti d’Europa, voluto da Gioacchino Murat nel 1812. L’osservatorio di Capodimonte è la più grande struttura scientifica dell’INAF( Istituto Nazionale di astrofisica), il principale Ente italiano di ricerca astronomica e astrofisica da terra e dallo spazio, presente nel Mezzogiorno.
Professoressa, cominciamo a dare un’idea di cos’è l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte?
L’Osservatorio Astronomico di Capodimonte è una delle 16 strutture dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’unica dell’Italia meridionale peninsulare. Nonostante il primo osservatorio astronomico di Napoli risalga al 1807, la costruzione dell’edificio monumentale sulla collina di Capodimonte iniziò nel 1812 per volere dell’allora re di Napoli Gioacchino Murat. I lavori terminarono nel 1819, sotto il regno di Ferdinando I di Borbone. Se nell’Ottocento le ricerche degli astronomi di Capodimonte si inserivano nel filone dell’astronomia di posizione, specializzate nelle misure di tempo e nelle rilevazioni di carattere meteorologico, con gli sviluppi negli ambiti matematico, chimico e fisico si passò dall’astronomia di posizione all’astrofisica. A Capodimonte questo passaggio si verificò dal 1912, con la direzione di Azeglio Bemporad (1912-1932).
E oggi?
Oggi l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte è un centro di ricerca molto attivo in tutti i settori di punta dell’astrofisica moderna: dalla fisica del Sole all’esplorazione del sistema solare, dallo studio degli esopianeti all’evoluzione stellare, dalla scoperta e caratterizzazione delle supernove all’osservazione delle galassie più lontane, dalla cosmologia alla tecnologia astronomica.
Lei è il primo direttore donna dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Cosa ha significato per lei questo ruolo?
Essere la prima direttrice dopo più di 200 anni di storia dell’Osservatorio ha rappresentato per me una grande responsabilità e un grande stimolo ad essere all’altezza dei miei predecessori in un periodo di grande crescita, con l’inizio di molti nuovi progetti scientifici e tecnologici e l’assunzione di 16 nuovi ricercatori e tecnologi. Fin da subito il problema della crescita del personale sia come numero sia come importanza nel panorama nazionale e internazionale è stato al centro della mia attenzione e del mio lavoro di direzione. E dopo anni di grande impegno sono sempre più convinta del valore dei colleghi e delle potenzialità scientifiche, logistiche e culturali della struttura che dirigo.
Quali sono i principali progetti che vedono attualmente impegnato l’Osservatorio?
I ricercatori e tecnologi dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte sono impegnati, spesso con ruolo di leadership, in progetti legati a missioni spaziali, come Solar Orbiter per lo studio del Sole, EXOMARS per l’esplorazione della superficie marziana, Gaia per la costruzione di una dettagliata mappa 3D della Via Lattea, la ricostruzione della storia della formazione galattica e la calibrazione della scala delle distanze cosmiche, Euclid per lo studio delle galassie lontane, ma anche progetti osservativi da terra con i grandi telescopi dell’Osservatorio Europeo del Sud, il telescopio nazionale Galileo e altre grandi facilities internazionali.
Immagino ci siano altri progetti…
Certamente. Non mancano poi progetti teorici dedicati allo studio delle proprietà stellari e galattiche. Tra i progetti tecnologici che vedono maggiormente impegnati gli ingegneri che lavorano in Osservatorio, ci sono strumenti destinati ad essere montati sui più importanti telescopi, tra i quali anche il più grande telescopio che l’ESO sta costruendo sulle Ande cilene, l’ELT (Extremely Large Telescope), il cui specchio primario avrà un diametro di 39 metri.
È possibile visitare l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte?
Sicuramente è possibile visitare l’Osservatorio durante le manifestazioni per il pubblico. Tra le nostre attività più importanti, infatti, oltre alla ricerca scientifica e tecnologica, ci sono anche la didattica e la divulgazione dell’astronomia. Si organizzano da moltissimi anni eventi mirati ai ragazzi delle scuole primaria e secondaria in fascia diurna, per lo più visite scolastiche mattutine e progetti per i percorsi per le competenze (pcto), ma anche aperture serali per il grande pubblico. Prima della pandemia avevamo quasi tutte le mattine impegnate con le visite scolastiche e almeno due appuntamenti serali al mese con conferenze scientifiche, concerti e osservazioni del cielo.
Qual è quindi il ruolo dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte nel panorama scientifico e in generale culturale campano?
L’Osservatorio Astronomico di Capodimonte è inserito in una fitta rete di istituti di ricerca campani con collaborazioni e interessanti sinergie con varie realtà culturali, dai musei, alle biblioteche e alle istituzioni, e convenzioni con alcuni atenei tra cui l’Università Federico II, la Vanvitelli e l’Università di Salerno. Queste convenzioni, alla cui stipula ho tenuto particolarmente, consentono ai colleghi dell’Osservatorio di tenere corsi e supervisionare tesi di laurea e dottorato che vengono spesso svolte proprio presso i nostri gruppi di ricerca.
Quale messaggio si sentirebbe di dare alle giovani e ai giovani che volessero intraprendere lo studio dell’astrofisica?
Non lasciatevi spaventare dalle difficoltà iniziali, se avete passione e determinazione ogni traguardo è possibile. Studiare e contribuire alla comprensione dell’Universo è un’avventura bellissima, non ve la perdete, il cielo è immenso e tanto è ancora da scoprire e da capire.
Mario Nanni – Direttore editoriale