Nicola Longo, il “Serpico Italiano”: fu lui ad arrestare Renatino De Pedis e Renato Vallanzasca

“Macaone”, appena fresco di stampa per Rubettino Editore è il racconto di uno straordinario poliziotto calabrese, Nicola Longo, nato a Polistena, noto come “Il Serpico italiano” e che fece appassionare alla sua figura uomini come Federico Fellini, Tonino Guerra e Tomas Milian.

Fellini in realtà avrebbe voluto girare un film su di lui e, per questa ragione, Nicola Longo, su suggerimento di Tonino Guerra scrive una sua autobiografia che intitola in un primo tempo “La valle delle farfalle”. Il film non verrà però realizzato a causa di un dissidio tra Fellini e Rossellini che avrebbe dovuto essere il produttore.

Macaone è un romanzo autobiografico, mettiamola così, di formazione, memoir, in cui i fatti raccontati non sono frutto della fantasia dell’autore. Tutto è incredibilmente vero, perché è storia. Nicola Longo, nel libro di una vita, racconta alcuni degli episodi più significativi della sua gloriosa carriera di poliziotto e servitore dello Stato. 

Un viaggio nel tempo, che parte dai luoghi incantati della sua infanzia, Taurianova e Polistena nella Calabria degli anni Cinquanta, e attraversa l’Italia intera e le contraddizioni di uno dei periodi più complessi del nostro Paese. In queste pagine, di adrenalina e passione, emerge la spiccata sensibilità di un personaggio che ha ispirato intere generazioni di poliziotti e che oggi, con serenità, prova a mettere ordine nel suo complesso passato. Fiato sospeso e tenerezza del ricordo. 

Sullo sfondo, anche una Roma crepuscolare e decadente che s’inoltra tra i vicoli in ombra conducendoci per mano ad “ascoltare” il buio, le tensioni accumulate, talvolta con amarezza. Federico Fellini, che a Nicola Longo era legato da profonda amicizia, avrebbe voluto farne un film, riconoscendo la “vita straordinaria e affascinante di questo Eroe Buono che cavalca il pericolo con serena quotidianità, sacrificando gli affetti più importanti e rischiando più del dovuto nell’ostinata ricerca di giustizia e verità”. Una storia fatta di storie in cui, senza volerlo, sotto le luci della ribalta, Longo diventa il protagonista.

Nicola Longo, che qui diventa “Macaone”, ne esce per quello che era, un personaggio davvero leggendario, e che Federico Fellini definiva “il poeta con la pistola”. A renderlo ancora più famoso sarà però la sua attività investigativa sia nella squadra narcotici sia al servizio del Sisde e del Sismi contro la criminalità organizzata. 

Ma ripartiamo dall’inizio. Questa è la sua vera storia.

Nicola Francesco Longo, criminologo e poliziotto italiano, funzionario di Polizia in quiescenza, nasce a Taurianova il 2 ottobre 1943. Penultimo di cinque figli di un sottufficiale dei Carabinieri, a diciassette anni, grazie al pugilato, entra in Polizia nel Centro Sportivo Fiamme Oro. Successivamente, lasciata la boxe a causa di una frattura alla mano destra, si dedica alla lotta libera e viene selezionato per questa disciplina come pugile olimpionico per le Olimpiadi di Città del Messico del 1968.

Lasciata l’attività agonistica, inizia la carriera investigativa alla Sezione Narcotici della Squadra Mobile di Roma specializzandosi in operazioni sotto copertura, diventando un hippy in piazza di Spagna o un barone siciliano nei panni del quale faceva amicizia con le star che frequentavano il Piper Club per scovare spacciatori e trafficanti di droga. 

In seguito, chiamato dal criminologo dei servizi segreti Franco Ferracuti, inizia a operare contro la criminalità organizzata per il Sisde e successivamente per il Sismi. Dopo, inizia a lavorare con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e, richiesto dal capo della DEA a Miami Frank Tarallo, come aggregato alla DEA, prima in Italia e poi a livello internazionale come agente undercover. La DEA, pensate, lo ha pubblicamente riconosciuto come uno dei migliori agenti sotto copertura, capace di combattere il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata in campo internazionale.

Ha portato a termine diverse operazioni tra cui spicca quella, in qualità di agente sotto copertura aggregato al Bureau of Narcotics & Dangerous Drugs (come era allora denominata la DEA), che ha determinato la chiusura dei laboratori marsigliesi per la trasformazione della morfina base in eroina, la cattura di Jack Masia, il boss corso-marsigliese che per lunghi anni aveva dominato su scala mondiale il traffico dell’eroina, e di quello che veniva considerato il principale killer della banda, Louis Rivière.

La stessa operazione ha determinato l’interruzione del circuito internazionale della droga tra l’Europa e gli Stati Uniti con il sequestro di oltre quaranta chili di eroina. Ha condotto inoltre sotto copertura operazioni contro il riciclaggio di denaro proveniente dal crimine organizzato e contro il traffico internazionale di armi. 

Come infiltrato della Polizia italiana ha realizzato numerose operazioni anticrimine, ha arrestato esponenti di primo piano della banda della Magliana, come Laudovino De Sanctis alias “Lallo lo Zoppo”, Enrico De Pedis detto “Renatino”, Danilo Abbruciati detto “er Camaleonte”, Edoardo Toscano soprannominato “Diabolik”.

Ha assicurato alla giustizia i capi del clan dei marsigliesi, organizzazione criminale di stampo mafioso operante tra Italia e Francia, come Giuseppe Jo le Maire Rossi, Gil Marcel e Jacques Berenguer. Ha arrestato boss della mafia e della ‘Ndrangheta. Ma è ancora lui il vero protagonista dell’azione che dopo una sparatoria per le strade di Trastevere porta all’arresto del noto criminale Renato Vallanzasca e della sua banda.

Rimasto gravemente ferito per la seconda volta in un conflitto a fuoco nel 1978 (in precedenza nel 1972), durante la convalescenza scrive un racconto destinato alle scuole e finalizzato alla prevenzione della tossicodipendenza con il quale esordisce nella narrativa. Il testo venne letto dallo sceneggiatore Tonino Guerra, che lo sollecitò a proseguire la carriera di scrittore. 

Per il lavoro svolto contro lo spaccio di droga e l’attività di ricerca e di studio destinata a un programma di prevenzione e di riabilitazione dei tossicodipendenti, nel 1978 ha ricevuto il premio nazionale “Formica d’oro” per l’operosità in campo culturale e produttivo. Il 2 giugno 1983 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli conferì l’onorificenza di Cavaliere per merito straordinario nella lotta contro la criminalità e il traffico di droga. 

Nel 2003 lasciò la Polizia di Stato con il grado di Commissario del ruolo direttivo speciale. Nel 2015 gli venne riconosciuto lo status di Vittima del Dovere in quanto rimasto ferito durante l’espletamento di servizi volti alla repressione del traffico di stupefacenti.

Per la sua esperienza sul campo, è stato chiamato a insegnare presso Accademie e Scuole di Polizia e in diversi atenei, in particolare dal 2002 al 2012 ha insegnato al Master Universitario in Scienze Forensi (Criminologia-Investigazione-Security-Intelligence) presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e ha tenuto seminari e lezioni al Corso di Laurea in Scienze dell’Investigazione presso l’Università degli Studi dell’Aquila.

La vita e il lavoro in Polizia di Nicola Longo, il cui nome ha costantemente attraversato le cronache della Roma nera per un paio di decenni diventando il primo investigatore mediatico, hanno ispirato diversi film di genere poliziesco tra gli anni Settanta e Ottanta, come la serie interpretata da Tomas Milian nei panni dell’ispettore Nicola Giraldi, La via della droga e Il grande racket di Enzo G. Castellari con Fabio Testi nei panni del maresciallo Nicola Palmieri. 

Federico Fellini, dopo aver letto la bozza del suo romanzo autobiografico (La valle delle farfalle), decise di trarne un film e insieme firmarono un contratto con l’Operafilm, ma il film non venne mai realizzato a causa di un dissidio tra il regista riminese e il produttore. Fellini pensò allora di girare una serie televisiva poliziesca ispirandosi ai casi criminali che gli raccontava Longo ma anche questo progetto, per diversi problemi, non vide la luce. 

In seguito, i diritti de “La valle delle farfalle” vennero acquistati dal produttore di Hollywood Oscar Generale, ma ancora una volta il film non si fece. Nel febbraio 2022 vede finalmente la luce per Rubbettino con il titolo “Macaone”. Un libro da non perdere e di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi proprio per la forza mediatica che Nicola Longo sa trasmettere.

 

Pino Nano –  Già caporedattore centrale Rai

 

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