Intraguglielmo (Rls): Il sistema scolastico è troppo vecchio e va modificato

Società

L’istruzione è una colonna portante del nostro Paese ma deve essere aggiornata. Sono ancora tanti i problemi della scuola: da un insegnamento su cui grava l’accusa di essere  antiquato e di non aiutare gli studenti a rapportarsi in modo nuovo con il mondo esterno, fino alle strutture fatiscenti e inadatte a ospitare persone al loro interno.

Una sfida, quella dell’istruzione, resa più complessa dalla pandemia che ha messo davanti alla necessità di una svolta urgente. Francesco Intraguglielmo è il fondatore del movimento “Rivoluzioniamo la scuola” e nell’ultimo anno tramite Tik Tok ha portato avanti diverse proposte per una nuova scuola.

Da cosa dovrà ripartire la scuola nel post pandemia?

Con la fine dello stato di emergenza si deve avere la possibilità di riprendere le attività in presenza in tutte le scuole d’Italia. Mi riferisco soprattutto alle assemblee, purtroppo ancora oggi in tantissime scuole non viene permesso di farle in presenza ed è fondamentale per recuperare la socialità. Poi sicuramente ci deve essere un’attenzione maggiore sul problema dell’abbandono scolastico, che è stato accentuato dalla pandemia.

Servono azioni rapide da questo punto di vista, perché l’abbandono scolastico è un cancro per il paese e non possiamo temporeggiare. Ogni ragazzo che lascia la scuola è una risorsa persa per il Paese ed è lasciato all’inattività o alla criminalità organizzata. Inoltre sarà fondamentale investire di più nella salute mentale dopo due anni di pandemia.

Quali nuove materie andrebbero introdotte nel sistema scolastico?

Ne andrebbero introdotte tante. Il punto è che si dovrebbe lasciare più autonomia alle singole scuole e soprattutto vedere qual è il bisogno effettivo degli studenti. Noi non siamo per una riformulazione dell’assetto delle materie dei vari indirizzi ma per un cambio più drastico. Bisogna quindi andare verso un modello in cui ci sono un pacchetto di materie obbligatorie e delle materie a scelta, un cambiamento che va fatto sul lungo periodo.

La carenza di attualità nei luoghi d’istruzione è alla base dell’ assenza di consapevolezza politica dopo la scuola?

Non è l’unica causa generale: soprattutto in Italia c’è un disgusto verso la classe politica, viene vista come una cosa sporca. Chiaramente, poi, ci sono modi e modi di fare politica, però per poter cominciare a farla nuovamente amare ai giovani si dovrebbe partire dalle scuole, fare educazione civica in maniera seria e trasmettere i veri valori della politica, cioè cercare di migliorare la comunità in cui si vive.

Ed è un discorso che si riconnette anche al tipo di didattica che viene fatta all’interno, ovvero quella frontale. Quali sono le alternative a questo tipo di didattica?

Le alternative sono tantissime. Dopo la pandemia la didattica frontale è stata messa in crisi dalla Dad e ci sono tantissimi metodi innovativi per insegnare come il peer to peer, che appunto permette il confronto tra studenti, o la Flipped Classroom,  che permette allo studente di avere molta autonomia e di approfondire l’argomento seguendo le proprie inclinazioni.

Ci sono varie metodologie didattiche ma tutto si deve contestualizzare alla materia e alla classe. Tutte le classi sono diverse e si dovrebbe parlare di didattica individualizzata.

Come superare il sistema dei voti?

Si tratta di un processo graduale e si devono provare più strade, perché tutti siamo concordi sul fatto che dare dei numeri per valutare sia estremamente dannoso e provochi stress, ansia e problemi mentali. Però sostituirli è una procedura difficile. Qui è anche un discorso di quali sono le dinamiche all’interno della classe. Ci sono anche tanti modi, come un giudizio discorsivo che metta il punto su quelli che sono i pregi del ragazzo e dove debba migliorare, ma si possono anche attuare tecniche di autovalutazione. I metodi sono tanti ma è necessario anzitutto che cambino i paradigmi mentali che ci portano a utilizzare i voti in un determinato modo e a percepirli in un determinato modo.

Esiste un’alternativa che permetta di mantenere un equilibrio tra teoria e pratica, superando magari l’alternanza scuola-lavoro?

La scuola non può essere un comparto separato della società e si deve andare a incastrare al suo interno. Viviamo in una società che si basa su un determinato modello di economia. Questo però non vuol  dire prestare il fianco a pratiche di sfruttamento che sicuramente sono diffuse molto soprattutto in  diversi istituti tecnici e professionali.

Purtroppo ci arrivano segnalazioni a riguardo  anche dai licei in cui l’alternanza va a perdere di senso: chiaramente, andrebbe rivista nel suo complesso. Per quanto riguarda l’apprendimento nozionistico si deve anche trovare un equilibrio, adesso a scuola italiana è basata sul nozionismo però si deve anche cercare di capire che esistono determinati contesti in cui le nozioni vengono apprese a memoria soltanto per ottenere un voto e poi vengono subito dopo dimenticate.

Ad oggi è sotto minaccia la democrazia nello spazio scolastico e sono maturi i tempi per una Carta dei diritti dello studente che faccia da “Costituzione”?

Per come è impostato tutto, oggi gli studenti hanno zero voce in capitolo. L’assetto della rappresentanza viene dagli strascichi del 1968, quindi chiaramente servirebbe un aggiornamento e servirebbe una sintesi tra le varie componenti che lottano a riguardo perché si cominci ad andare a rimodellare effettivamente la rappresentanza. C’è un grande dibattito: molti sostengono sia giusto inserire anche i genitori e dare autonomia alle singole scuole, ma vengono prospettate  in questo periodo alcune controindicazioni: rimarrebbero escluse le scuole di periferia oppure quelle in zone d’Italia dell’entroterra. Si dovrebbe cercare di fare una sintesi e poi vedere come andare a ridefinire la rappresentanza. In conclusione, il sistema è troppo vecchio e non rispecchia più i bisogni attuali della scuola e va modificato.

 

Francesco Fatone – Pubblicista

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