Suadenti e sorridenti, convincenti e affabili. Si presentano con la dichiarata volontà di semplificarci la vita. E invece ce la complicano. Non c’è nulla da fare, siamo irretiti, circondati, sovrastati. La resistenza è d’obbligo ma, diciamolo subito, faticosa, complessa, estenuante. La verità è sotto i nostri occhi ma fatichiamo a vederla: i sedicenti semplificatori sono i nostri aguzzini.
Perché dovremmo incominciare a considerare questa presuntuosa e melensa filosofia di vita e di azione, che ci è passata sotto il naso mentre eravamo colpevolmente distratti, come una delle maggiori cause del nostro dilagante malessere.
Almeno da quando abbiamo stabilito che la vita era davvero troppo complicata e noiosa e abbiamo deciso che era giunto il momento di farcela facilitare. Senza comprendere che la trappola era dietro la prima curva.
Abbiamo ritenuto che per magia tutto nella quotidianità potesse davvero divenire di colpo semplicissimo, alla portata di tutti, raggiungibile comodamente e magari anche gratuitamente. Certo bisognerebbe imparare già da bambini a dire subito “no grazie!” quando qualcuno ci promette che tutto sarà facile e che non costerà nulla. Dopo è tardi, il canto delle sirene ammalia ed è facile illuderci che sia solo per noi.
Basta porre un poco di attenzione, c’è sempre qualcuno che ci sussurra: perché mai faticare, perché complicarsi la vita? Lo leggiamo e lo ascoltiamo ovunque. Proprio lì si nasconde l’inganno. Nella facilità apparente, anticamera della comodità assoluta, della vita tutta in festa e tutta in discesa. I patimenti e i fastidi sono roba per i fessi.
Davanti ai furbi invece si spalanca il tempo liberato da affanni e il mitico Bengodi. Una facilità che poi si dimostra per quello che è, una jungla di complicazioni che presto diventa una prigione. Abbiamo fatto battaglie, fino ad oggi non vinte, contro le burocrazie di ogni tipo. Alla lunga però siamo riusciti a capire che sono uno spreco di risorse, una zeppa che inceppa il meccanismo anziché lubrificarlo, persino un luogo di odioso arbitrio.
Invece non riusciamo ancora a comprendere che alla vecchia e polverosa burocrazia pubblica si è sovrapposta la anonima e rivoluzionaria genia dei falsi semplificatori. Dio sa quanto avremmo davvero bisogno di rendere semplice, agile e accessibile a tutti, tutto quello che ruota attorno alla nostra quotidianità.
Ma i nuovi imbonitori sono degli dei del raggiro e hanno una potenza superiore e tecniche ben più sofisticate di quelle dei vecchi, cavillosi burocrati. Siamo assediati da proposte, da offerte, da tessere, da appelli telefonici, da lettere e mail. Vediamo ovunque pubblicità inneggianti alla via più breve per tutto: al risparmio, al guadagno sicuro, alla comodità, alla trasparenza, al rispetto della privacy, alla assicurazione che ti garantisce da qualsiasi imprevisto (ovvero dalla vita stessa…), alla libertà di scelta e di recesso e, perché no, alla felicità!
Perché temere? Siamo o no persone ragionevoli? E poi non possiamo certo finire catalogati tra gli asociali, tra quelli che si mettono fuori dal sistema, anzi dalla storia, dal progresso, dall’umano consesso! Così scatta la trappola. Il Gatto e la Volpe al confronto erano due dilettanti bonaccioni. I semplificatori sono imbattibili professionisti.
Una volta che hanno colpito non li trovi più, oppure li devi inseguire, vanamente e a tue spese, tra cavilli burocratici, call center e improbabili mail. Mangiandoti il fegato. Complicandoti quella vita che sognavi semplice. Ecco: una prima grande battaglia politica di civiltà è continuare a lottare per fare della burocrazia uno strumento al servizio dei cittadini, in particolare quelli che per età o preparazione sono più indifesi e fragili. Per cancellare quelle sacche di corruzione e di arbitrio che sempre si nascondono laddove la complicazione e la poca trasparenza la fanno da padroni.
Ma c’è da combattere anche una enorme battaglia culturale per sconfiggere la rivoluzione, purtroppo fino ad oggi riuscita, di chi è riuscito a farci credere che la vita deve per forza essere una cosa comoda. Che è bello farsi consigliare che cosa fare da mattina a sera, senza pensare. Che è inutile sforzarsi, tanto ci pensa qualcun altro per te, scegliendo la tua colazione, la tua colonna sonora, la tua gita domenicale. E che il paradiso è proprio qui, a portata di mano, nel tuo bel salottino, tra il tavolino ed il divano. Basta premere un pulsante. E la tua gabbia è pronta.
Maurizio Lucchi – Giornalista