Emanuela Orlandi, una speranza lunga 40 anni La verità? Il Papa la conosce ma non la dice

Intervista al fratello Pietro, che, quale moderno Telemaco, è da quattro decenni alla ricerca, non del padre, ma della verità sulla scomparsa della sorella. E di questa vicenda è spesso chiamato a parlare nelle scuole, e di recente anche nelle Università: e a tutti trasmettendo la voglia di giustizia e di verità.

MondoPolitica

Dottor Orlandi, sulla scomparsa di sua sorella Emanuela si è scritto tanto, di tutto, di più. L’ultimo libo pubblicato è di Giovanna Maglie e s’intitola: Addio Emanuela. La vera storia del caso Orlandi. Il sequestro, i depistaggi, la soluzione. Lo ha letto? E se lo ha letto, cosa ne pensa?

Conosco la giornalista Maglie, l’ho incontrata. Voleva scrivere un libro su Emanuela. Mi disse: ti chiamerò più volte, ti assillerò  per farmi raccontare alcune cose, e soprattutto la cronologia.

E poi? Com’è andata a finire?

Non si è fatta più sentire. Poi ho saputo che aveva scritto il libro. Alla fine l’ho letto. Il titolo è sbagliato. La parte cronologica è inesatta, ci sono tante illazioni, tesi non verificate, alcune ricostruzioni sono state ispirate da altri libri in circolazione.

Sulla scomparsa di sua sorella, da quel giugno del 1983,  sono state ipotizzate varie piste:  quella internazionale, che portava ad Alì Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro; la vendetta della Banda della Magliana che voleva recuperare  miliardi dati allo Ior ( la banca vaticana, NdR); la pista sessuale, una storia di festini finiti male; qualche mistero in cui poteva essere coinvolto suo padre che, ricorda la Maglie nel suo libro, era addetto alla organizzazione delle udienze papali. Lei ha mai creduto a qualcuna di queste piste?

Non riesco a scartare le varie piste, a preferirne una rispetto a un’altra. In ciascuna potrebbe esserci un margine di verosimiglianza, e l’una non esclude l’altra. Una cosa comunque mi pare certa: questa vicenda è nata all’interno del Vaticano. Molte persone sapevano, in Vaticano, e anche all’interno dello Stato italiano.

Continua a ricevere segnalazioni di mitomani, telefonate, suggerimenti di nuove piste?

Tutti i giorni.

E lei cosa risponde?

Nella mia ansia di verità non respingo nulla in modo pregiudiziale. E vado a verificare, per due motivi: molte delle persone che mi telefonano parlano in buona fede, credono di essere utili, e io per scrupolo non scarto a priori . Qualcuno l’ho anche incontrato, in qualche caso ho capito subito che si trattava di visionari o di persone che volevano mettersi in mostra.

Ma cosa le dicono di solito?

Spesso dicono: io sapevo questo particolare da tempo ma mi sono trattenuto. Oppure: tempo fa mi sembra di aver visto una ragazza che sembrava sua sorella

Immagino che alla fine lei provi anche un senso di stanchezza. Questo vale anche per i giornalisti che l’assillano, la cercano?

No, i giornalisti hanno svolto una funzione utile a tenere desta l’attenzione sulla scomparsa di mia sorella. Per ben 40 anni, che stanno per compiersi a giugno. Dato questo doveroso riconoscimento alla funzione della stampa, non posso negare che ci siano state molte approssimazioni, che siano state scritte delle stupidaggini, e si sia fatta anche della narrativa romanzesca.  Certi giornalisti hanno esercitato un vero e proprio accanimento contro la mia famiglia, con insinuazioni infondate.

A proposito di questo, uno dei rilievi che ho letto nel libro della Maglie è questo: voi della famiglia, vedendo che Emanuela, una ragazzina di 15 anni,  la sera del 22 giugno non era rientrata, non siete corsi a denunciare la scomparsa ma aspettaste il giorno dopo. E su questa apparente ‘’stranezza’’ la Maglie fa delle ipotesi. Come stanno le cose?

Noi andammo a fare la denuncia la sera tardi dello stesso giorno. E non andammo a presentare la denuncia alla Gendarmeria vaticana, ma alla Polizia di Stato. Ci dissero però di tornare l’indomani per stendere il testo della denuncia di scomparsa. Questi sono i fatti. Se qualcuno ha ricamato lavorando di fantasia su questa circostanza, è fuori strada

Quali sono i suoi attuali rapporti con il Vaticano?

Io in Vaticano ci vado quasi tutti i giorni. Vado a trovare mia madre che ci abita. La mia famiglia ci vive già dai tempi di mio nonno, dal 1920. Il mio mondo è là dentro, lì’ sono nato.

Ma io mi riferivo ai rapporti con l’Istituzione, non con il Palazzo. Da quanto tempo non incontra il Papa?

Lo andai a trovare pochi giorni dopo la sua elezione. Mi disse: Emanuela è in cielo.

Per quanto possa essere intuibile la frase, Lei cosa ne dedusse?

Voleva dire che Emanuela era morta

Ma lei dottor Orlandi ha chiesto di incontrare Papa Francesco in questi anni?

Se l’ho chiesto?! Tante volte. Anche il mio avvocato

E la risposta?

Silenzio

Ma qualcosa le avranno pur risposto, una spiegazione l’avranno data di questa mancata udienza

Un altissimo prelato ( Parolin)  alla fine mi disse: Scordatelo, non insistere, il Papa non ti riceve

Ma facciamo una ipotesi: se La ricevesse oggi, che cosa gli chiederebbe?

Tornerei alla frase che mi disse: “Emanuela è in cielo”. Gli chiederei che cosa  significa e su quali basi ha potuto dirla

Secondo Lei, CHI conosce la verità su sua sorella?

Diverse persone. Tra queste, il Papa, il cardinale Re e il cardinale Abryl

Pensa di scrivere un libro sulla vicenda di sua sorella?

A dire il vero, l’ho scritto nel 2010 con Fabrizio Peronaci, il titolo è Mia sorella Emanuela. Ma l’editore stampò poche copie e ora il libro non è più in circolazione

Lei ha figli immagino. Come ha raccontato a loro la storia della zia?

Loro naturalmente non erano nate quando mia sorella è scomparsa. Sanno ovviamente tutto, ma la vivono in maniera assolutamente serena. La cosa che ho trasmesso loro è la voglia di giustizia e di verità. Principi  che illustro anche ai tanti ragazzi e studenti di varie scuole e anche universitari ( sono stato di recente all’Università di Napoli) che mi invitano a parlare del ‘’caso Orlandi’’

Ci racconta un ricordo particolare di sua sorella?

Un ricordo molto forte è questo: Emanuela, si sa, amava la musica, suonava il pianoforte. Mi aveva dato delle lezioni di piano, ed ero riuscito a esercitarmi a suonare il Notturno di Chopin. Quando fu rapita ero arrivato a suonare la prima parte. Io l’aspetto perché mi insegni a eseguire anche la seconda parte

È un modo commovente e poetico, il suo, per esprimere una speranza che resiste

Certo. Finché non trovo le prove inoppugnabili che mia sorella è morta, io continuo a sperare e a credere che sia viva e che un giorno l’abbracceremo

Qualche motivo in più per sperare potrebbe venire dalla apertura, dopo 40 anni!, di una inchiesta vaticana sul caso Orlandi decisa proprio da papa Francesco?

Si spera sempre. Come si dice: spes contra spem. E comunque la cosa che più desidero è la verità Sia morta o sia viva mia sorella, l’imperativo è sapere cosa è successo e perché.

L’apertura dell’inchiesta è stata decisa poco dopo la scomparsa di papa Benedetto XVI. Come valuta questa circostanza? Solo una coincidenza?

Non saprei. L’ipotesi che mi viene da formulare è che papa Francesco, dopo la morte di Ratzinger, si sia sentito, come dire? Più libero di muoversi.

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

(con la collaborazione di Clara Ballari)

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