Crosetto avverte: “La Nato parli al Sud del mondo”. Ma per Minuto-Rizzo, la strada è in salita

A pochi giorni dal vertice Nato all’Aia, con un mondo in fiamme e i dubbi sui budget militari, il ministro Crosetto rilancia il tema dell’apertura della Nato al “Sud del mondo”, pena, l’irrilevanza strategica. Ma l’ambasciatore Minuto-Rizzo avverte: senza visione strategica, i soldi non bastano

Ancora una volta la Nato si troverà nella necessità di affrontare il tema di come evolvere per far fronte alle sfide del futuro. Mancano pochi giorni al vertice che riunirà a L’Aia i capi di Stato e di governo dei 32 Alleati. Al centro dell’agenda ci sarà il nodo, cruciale, della quota di Pil che gli Stati dovrebbero dedicare alla Difesa. Mentre l’Europa raggiunge faticosamente il 2%, alla Casa Bianca si è già deciso che l’asticella dovrà essere portata sensibilmente più su. Donald Trump chiede il 5%, mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, prova a mediare dividendo le spese tra un 3,5% per la Difesa e un 1,5% per la “sicurezza”.

Sebbene quello del budget militare sia un dossier cruciale, che mette alla prova persino i legami diplomatici tra le due sponde dell’Atlantico, non mancano riflessioni più profonde sulla natura stessa dell’Alleanza, in un mondo sempre più instabile e dove i focolai di tensione diventano sempre più intensi. Non solo una guerra ai suoi confini orientali, ma adesso anche l’escalation dall’altra parte del Mediterraneo contribuisce a rendere lo spazio Euro-Atlantico sempre più insicuro.

L’allarme di Crosetto

Di fronte a tutte queste crisi, appare allora legittimo il quesito sollevato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulla natura stessa dell’Alleanza Atlantica: “Se la Nato è nata per garantire la pace e la mutua difesa o diventa un’organizzazione che si prende questo compito parlando con il Sud del mondo oppure non raggiungeremo l’obiettivo di avere sicurezza all’interno di regole che valgano per tutti”. La riflessione del ministro nasce dalla constatazione che il mondo è più grande del solo spazio nord-atlantico, più interconnesso e per questo più fragile.

“Una volta Usa ed Europa erano il centro, ora c’è tutto il resto con cui va costruito un rapporto” ha aggiunto Crosetto, riconoscendo l’emergere di nuovi attori globali di primo piano e il fallimento degli organismi internazionali. “L’Europa, così come le Nazioni Unite, contano sempre meno” meno della Cina, meno dell’India o meno di Israele”, ha riconosciuto il ministro. Di fronte a questo scenario, quindi, le strade da intraprendere sono solo due. O riconoscere un proprio ruolo secondario, o trasformarsi.

Le parole di Crosetto non sono un attacco alla Nato, ma si inseriscono in un dibattito esistente anche all’interno della stessa Alleanza da anni su come intendere il concetto di “sicurezza transatlantica”, se limitata a minacce dirette contro i propri territori o se invece possa essere allargata a una difesa che guardi anche ai punti di origine di potenziali minacce. Dubbi espressi già al tempo della stessa missione Isaf in Afghanistan e di recente riproposta nei confronti dell’atteggiamento da assumere da parte della Nato nei confronti della Cina.

Le sfide secondo Minuto-Rizzo

La risposta non è semplice, e il rischio è che il prossimo vertice non affronti la problematica. Come spiegato a Beemagazine dall’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, già vice segretario generale Nato: “Il limite del prossimo vertice è che tutto girerà intorno alla spesa militare; elemento importante ma che non risolve una strategia di lungo periodo”. Come registrato dall’ambasciatore, “spendere soldi è fondamentale, ma poi devi anche decidere a cosa serviranno”. Non che non ci siano motivi dietro questo focus: “Rutte si trova nella difficile condizione di dover convincere gli europei a spendere di più cercando di prevenire il più possibile l’imprevedibilità di Trump. Meno occasioni di attrito si creeranno, maggiori saranno le possibilità di superare indenni il vertice. Anche se non dovessero uscire decisioni perfette, ci sarà sempre l’occasione di fare meglio in seguito”.

Certamente, le condizioni non sono ideali “e si possono capire le critiche a un vertice così” ha aggiunto Minuto-Rizzo, “tuttavia bisogna anche mettere in evidenza lo sforzo che si sta facendo per rafforzare una alleanza che ha servito per ottant’anni il mondo libero”.

Evolvere, ma come?

Certo, trasformare organizzazioni complesse non è semplice. “Più queste si allargano, meno sono efficienti. Anche la Nato rischia di essere troppo grande, ulteriormente allargata dall’adesione di Stoccolma e Helsinki: “diventa difficile ottenere il consenso unanime da Paesi che hanno visioni del mondo tanto diverse quanto possono averle Finlandia e Portogallo” ha sottolineato l’ambasciatore. Nel frattempo, una realtà come l’Onu “non conta più nulla”. Anche l’Unione europea, spesso invocata quale potenziale grande attore globale ha le sue difficoltà. “Mettere d’accordo 27 Paesi sovrani non è facile” ha riconosciuto Minuto-Rizzo, “e dobbiamo ricordarci anche che l’Unione europea – che non è né ‘l’Europa’ né gli ‘Stati Uniti d’Europa’ – ha competenze limitate, e che invece restano fortissime le competenze nazionali, tra cui la politica estera e di difesa”. O si cambiano i trattati “o è inutile parlar male dell’Ue, perché resta fatta da Paesi sovrani che la pensano diversamente tra loro”.

Per l’ambasciatore, allora, mentre l’Unione europea ancora non vuole assumersi delle responsabilità, la Nato (con dentro gli Usa) ha dimostrato più volte di sapersele prendere “e quindi teniamocela”.

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