Come il cellulare gioca con il tuo cervello

Dalla frustrazione all’onnipotenza. Secondo uno studio, la "sindrome da batteria scarica" ha l’effetto di "una vasca da bagno vuota in una giornata d’inverno".

Uno strumento, il cellulare, che deve essere usato con saggezza e con misura. Da trattare come mezzo, invece rischia di diventare un fine, e chi lo usa ne sembra schiavo.

Intendiamoci, non è il caso di avere un atteggiamento luddista. Dello smartphone va riconosciuta, certo, la grande utilità nella vita quotidiana, ma non ne va sottaciuta la pericolosità, perché induce assuefazione e distrazione. E può anche inaridire i rapporti umani, creando una specie di mondo parallelo o duplicato, spesso non autentico e artificiale, come sono i surrogati delle cose reali.

Se volessimo sconfinare nel filosofico, potremmo parlare di ontologia del telefono (smartphone, iPad, ecc.). Qualcuno l’ha già fatto. Maurizio Ferraris, un filosofo che ha scritto libri su Nietzsche, ha dedicato la sua riflessione anche a questi aggeggi diventati i i protagonisti della vita delle persone. “L’anima e l’iPpad” è uno dei suoi libri. Ma non divaghiamo e riprendiamo il filo del discorso, anche se in un certo senso è lo stesso tema.

L’uso di dispositivi tecnologici come i telefoni cellulari sta aumentando a un ritmo vertiginoso. Nonostante la moltitudine di vantaggi che offrono, è importante prestare attenzione ai possibili pericoli che comporta il loro uso prolungato.

Diventati un elemento essenziale per la nostra vita pratica, tanto da entrare in panico per qualche minuto o qualche ora, se non lo troviamo o lo abbiamo smarrito, questi strumenti sempre più sofisticati, ricchi di applicazioni,  hanno facilitato le nostre attività quotidiane, sono stati completamente adattati alle nostre esigenze. Ma hanno creato una vistosa forma di dipendenza, che comporta rischi e ci porta a rinunciare ad altre esperienze per il tempo speso ad utilizzarli.

Gli spagnoli passano in media quattro ore al cellulare , cifra in aumento, soprattutto nella fascia di età più giovane. Per questo, nonostante i vantaggi dell’utilizzo degli smartphone siano innegabili, è importante prestare attenzione alle possibili conseguenze che l’uso quotidiano di questi dispositivi elettronici può avere.

Se utilizzato in modo eccessivo, l’abuso di questo strumento può portare alla comparsa o all’aumento di stress, ansia, insonnia , distanziamento sociale e minore capacità di concentrazione. L’uso dello smartphone influisce sull’autostima, sull’umore e sulla percezione che si ha di se stessi.

Secondo uno studio dell’Università dell’Arizona, i giovani dipendenti dall’uso del loro smartphone hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione e solitudine in futuro.

Fatti banali legati alla gestione della tecnologia, come la quantità di batteria che abbiamo lasciato nel nostro telefono, giocano brutti scherzi alla nostra mente e persino causano ansia e influenzano il nostro umore, ha dimostrato uno studio pubblicato alla City University di Londra .

Quando la batteria scende al di sotto del 30%, “Non mi diverto più“, dice uno dei partecipanti allo studio. Un altro ha paragonato l’effetto dell’esaurimento della batteria alla vasca da bagno vuota in una giornata invernale: “Ti congela e ti senti nudo e infreddolito”.

D’altra parte, lo studio mostra come, nel caso opposto, quando la batteria del telefono è carica, si provi una sensazione di euforia, che fa sentire “positivi con la sicurezza di poter andare ovunque e fare qualsiasi cosa”.

Il caso della batteria è semplicemente un esempio che mette in evidenza come la tecnologia influisca sullo stato d’animo delle persone e sulla loro auto-percezione. I ricercatori hanno concluso che, dati i potenziali effetti negativi di questa dipendenza, vale la pena che le persone valutino il loro rapporto con i dispositivi e stabiliscano dei limiti, se necessario.

Quando le persone si sbarazzano del proprio smartphone, hanno tempo per fare cose importanti che avevano dimenticato.

C’è da osservare infine un altro punto importante: il cellulare se da una parte consente di raggiungere le persone anche a grandi distanze per una comunicazione istantanea, dall’altro lato ha contribuito notevolmente a rendere rarefatti i rapporti personali, la frequentazione. Invece di telefonare, si manda un whatsapp. Sono anche nati dei neologismi: whatsappare, whatsappata.

Ci sono momenti nella vita , come il lutto per la morte di una persona cara, dove ti aspetti di sentire la voce calda e rassicurante di un amico, di un collega, di un parente. Invece arriva un messaggio sul cellulare, e nonostante le parole di partecipazione, è il mezzo a renderlo freddo. Non c’è tono, non c’è vibrazione emotiva.

È così anche per i compleanni, per gli esami superati, per un’affermazione professionale. Per gli auguri per i giorni di festa, a Natale, a Pasqua, a Ferragosto. C’è chi addirittura li invia in serie, scegliendo una frase di solito non sua, una vignetta animata, e vai con gli invii multipli.

Così gli esseri umani rischiano di naufragare nella artificialità tecnologica lontana da qualsiasi emozione. Infatti ci sono persone che a siffatti messaggi neanche rispondono, neanche ringraziano. E fanno bene. Forse potranno aiutare a far cambiare queste usanze. Anche se è difficile crederlo.

 

Clara Ballari – Giornalista

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