Un’alleanza industriale per rafforzare il comparto dei satelliti europeo. È questo l’obiettivo del Progetto Bromo, la joint venture in via di definizione tra Leonardo, Airbus e Thales, che potrebbe essere approvata già domani, secondo quanto riportato da Radiocor nel consiglio d’amministrazione straordinario di Piazza Monte Grappa. Il gruppo italiano sarebbe pronto a firmare un accordo preliminare per la nascita di una piattaforma comune nel settore satellitare, sul modello del consorzio MBDA, che da anni rappresenta un caso di successo nella cooperazione industriale europea nel campo dei missili.
Il progetto Bromo
L’iniziativa, sostenuta dai governi di Roma e Parigi, avrebbe un valore complessivo stimato intorno ai dieci miliardi di euro. L’obiettivo: creare un polo satellitare integrato, capace di competere con i giganti globali, in primis Starlink, la costellazione di Elon Musk che oggi domina il mercato delle connessioni in orbita bassa. Il nome Bromo è ispirato dal nome di un vulcano indonesiano e intende rimandare alla potenza di un progetto che potrebbe ridisegnare gli equilibri industriali europei nel settore spaziale, sempre più centrale anche in chiave di difesa, comunicazioni e sicurezza strategica. Il nuovo soggetto dovrebbe unire le competenze di Leonardo e Thales nel comparto satellitare, con le capacità industriali e infrastrutturali di Airbus, con l’ambizione di ridurre la frammentazione che da anni rallenta la competitività europea rispetto agli Stati Uniti e alla Cina.
Sfide industriali e politiche
Il Progetto Bromo rappresenta una delle mosse più ambiziose mai tentate dall’industria spaziale del Vecchio Continente. Ma anche una delle più complesse. Sul tavolo, infatti, restano diverse incognite: dalle regole antitrust europee, alla definizione della governance e della ripartizione produttiva tra i partner, fino al divario tecnologico con Starlink. Anche i gap tecnologici non sono da sottovalutare. Se il competitor di riferimento e SpaceX, va considerato al contempo che la rete di Musk ha rivoluzionato il settore grazie a migliaia di satelliti, prodotti in serie e rilasciati a migliaia in orbita bassa (LEO), capaci di garantire bassa latenza e alta resilienza. L’Europa è ancora legata a tecnologie satellitari più tradizionali, fatta di apparecchi, più grandi e costosi, ma meno flessibili. Il salto verso un sistema più agile e scalabile sarà uno dei nodi centrali dell’accordo.
Convergenza probabile
Nei giorni scorsi, l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, aveva confermato da Washington che l’intesa era “molto probabile”. “Stiamo lavorando moltissimo e penso che convergeremo”, aveva detto, lasciando intendere che la partita fosse ormai in dirittura d’arrivo. I mercati hanno reagito positivamente all’indiscrezione, e a Piazza Affari il titolo Leonardo ha guadagnato +4,32%, mentre a Parigi Thales è salita del 3,5% e Airbus dell’1,4%, segnale di fiducia verso una prospettiva di integrazione industriale capace di rafforzare la competitività europea.
Prossimi passi e tempi di realizzazione
Il prossimo passo sarà la firma del memorandum d’intesa, che definirà i contorni della joint venture: governance, quote di partecipazione e distribuzione delle attività produttive. Per arrivare alla nascita effettiva del nuovo soggetto servirà tempo, con l’operazione che dovrà passare al vaglio dell’Antitrust europea e delle autorità nazionali competenti, con un percorso stimato tra i 18 e i 28 mesi.