I linguaggi inventivi, cioè tutti, quelli ordinari e quelli artistici, vivono nel disordine fecondo di continue manipolazioni, integrazioni, trasformazioni; possiamo anche dire di progressioni, di incrementi, di aggiunzioni e manipolazioni, non sempre sulla strada giusta,
a volte scontando arditezze ed errori, che poi vengono compresi molto tempo dopo, a partire da quello del nostro genio Antonio Sant’Elia, che inventò gli ascensori visibili, non più chiusi, in gabbie sarcofago, ma pensò anche di abolire le scale (sempre utili in guasti e emergenze). C’è da dire, per quelli che additano al buon senso e alla buona creanza, che tutte e due non hanno mai scoperto mondi e fatto un Beaubourg a Parigi, un Guggenheim a Bilbao e nemmeno City Life a Milano, quando non hanno fatto Corviale a Roma o Vele a Scampia.
Abbiamo bisogno di archistar, di nuovi Brunelleschi, di nuovi Bernini, Borromini che si chiamino Piano o Fuskas, Calatrava o Libeskind, altrimenti sprofonderemo nell’edilizia orfana d’ingegno e di qualità, mentre noi, sia quando restauriamo i centri storici, che quando instauriamo il nuovo, abbiamo bisogno di apripista, che abbiano coraggio e fantasia, in modo che poi possano procedere…
schiere di diligenti e grammatici. I centri storici; per tornare a vivere, le periferie per rammendarsi ai centri, i nuovi costruttori di Babele, per segnare il nostro passaggio sulla terra, non solo come utenti, ma come artefici, hanno bisogno di svirgolati che poi diventano Aldo Rossi e Giovanni Michelucci, così come di sognatori che fanno nascere Solomeo, che immaginano Gibellina.
Non tutto è accaduto, per fortuna, ma molto si, come molto sta accadendo e deve accadere, perché la storia, i beni architettonici, non sono un debito e un peso, ma una ricchezza che va compensata con ricchezza, non con avvilenti amministrazioni, ma all’insegna della tradizione del nuovo. Perché la tradizione, quando è nata era innovazione, dunque rottura di canoni, dei codici e di tutto quello che è ordine costituito, che dopo un po’ di tempo diventa potere e basta, sclerosi, a cui gli ordinari non possono opporsi, per cui c’è bisogno di eroi, che non facciano decadere le nostre città ad aridi cimiteri, bensì, città del sole.
Francesco Gallo Mazzeo – Docente Emerito ABA Roma. Docente di Linguistica applicata ai linguaggi creativi dell’Arte del Design dell’Architettura in Pantheon Institute Design & Tecnology. Roma