Orizzonti provinciali ma problemi anche nazionali

Lettera di un ‘’sindacalista dissidente’’ che prende a esempio alcuni fenomeni cultural-politici di alcuni Comuni del Sud per allargare il discorso alla politica culturale e alla valorizzazione del patrimonio artistico e storico.

Caro direttore,
durante le crisi economiche, sociali, e culturali,  sul palcoscenico politico di solito salgono coloro che tendono a “distruggere le identità di un popolo e depauperano il patrimonio formativo, ostacolano la creatività culturale ed artistica”. Con Pasolini esorto i miei concittadini: “non omologatevi”. Premetto e mi spiego: contro il gioco del calcetto, o del calcio balilla, non ho nulla. Anzi, credo sia uno sport amatoriale di tutto rispetto, dove tanti giovani, e meno giovani, si dedicano e lo fanno con passione e impegno. Ma da questo a farne motivo, tema per la valorizzazione del nostro patrimonio storico, artistico e culturale, mi dispiace ma questo No!

Mettiamo una piazza di un Comune salentino, Nardò, in provincia di Lecce. Faccio un inciso doveroso: Nardò (non perché è la città dove vivo) negli ultimi anni con il suo sindaco è salita spesso agli “onori” della cronaca, anche nazionale, come esempio di buon governo della città e come modello da esportare. Ma è una lettura miope che non mi aggrada affatto! Piazza Salandra, definita da Giovanni Ansaldo una delle più belle piazze del Mezzogiorno, le chiese, i palazzi storici, il borgo antico, non possono essere promosse da un gioco amatoriale come il calcio balilla, o assimilati come se fossero zone di mercato o parco di divertimento.

Comprendo che sui palcoscenici politici, in tempi di crisi profonda come quella che stiamo attraversando, alberghino coloro che sono incapaci di programmare progetti per sviluppare il centro storico, perché fanno solo finta di interessarsi. Ma così facendo invece si svaluta, si sminuisce la magnificenza, lo splendore di un paesaggio, le sue origini storiche, artistiche e culturali di quello stesso popolo. In questi ultimi anni è passata – davanti ad un colpevole, ed imbarazzante, silenzio del mondo accademico, degli intellettuali locali – l’immagine, crassa, di una città (prendo ad esempio Nardò ma sono convinto che sono tante le realtà locali come Nardò), votata al “mercantificio” di tutto. E adesso tacere perfino per questa idea, improvvisata, e rilanciare, valorizzare il centro storico, già deserto, e farlo niente po’ po’ di meno con il calcio balilla, è da stolti. Chiunque abbia un minimo di buon senso dovrebbe protestare, battere i pugni, urlare la propria rabbia.

Ada Fiore

Certo sarebbe troppo pretendere di fare come a Corigliano D’Otranto, un altro Comune del Leccese, dove qualche anno fa una brava sindaca, Ada Fiore, riuscì a legare alla cultura, e alla filosofia l’intero centro di quel paese. Trasformò la cittadina salentina nel “paese più filosofico d’Italia”. E poi decise di dar vita alla prima “Industria filosofica”. E come raccontò l’edizione pugliese di Repubblica, l’obiettivo della nuova società, in cerca di giovani filosofi, era di “costruire pensiero con una produzione ampia che va dai giochi di ruolo e di società al romanzo filosofico, dall’organizzazione di eventi culturali alla erogazione di servizi e prodotti “kaloterapeutici”, che curino cioè con la bellezza, attraverso gadget, cibo, artigianato…”. Obiettivo ambizioso, dunque, ma concreto: “Puntiamo a un utilizzo pratico della filosofia”, sottolineava Ada Fiore.

Giulio Cesare Vanini

Oppure come ha fatto un altro Comune salentino, Taurisano, patria del filosofo Giulio Cesare Vanini, mandato dall’Inquisizione al rogo nel 1619: “Noi, come Amministrazione Comunale, puntiamo a valorizzare e a promuovere il Salento e Taurisano soprattutto sotto l’aspetto culturale, a partire dalle affascinanti storie che custodisce. Taurisano, fra l’altro, si trova in una posizione strategica: vicina al mare e alle più belle spiagge del Salento, ma allo stesso tempo al riparo dalle controindicazioni del turismo di massa”.

È così che commentava Quintino Rizzello, Assessore alla Cultura di Taurisano, elegante cittadina ubicata nel cuore del Salento, che in virtù della sua vocazione culturale rappresenta la meta ideale per un turismo colto e di qualità.

Mi chiedo: ma cosa manca alla cittadina neretina per essere centro culturale? Eppure abbiamo una mostra permanente dal titolo “Viviamo in un incantesimo” che il Comune di Nardò ha dedicato a Vittorio Bodini, traduttore e poeta, allestita nel Castello Acquaviva D’Aragona, sede anche del Centro studi Vittorio Bodini. La mostra è un’esposizione su uno tra i più importanti interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola (Lorca, Cervantes, Salinas, Rafael Alberti, Quevedo).

Giangirolamo II, il Guercio di Puglia

Perché non valorizziamo il secondo centro cittadino di questa provincia attraverso grandi iniziative culturali? Siamo stati o no fino al 1800 un ducato, feudo degli Acquaviva, e in quel periodo Nardò divenne il principale centro culturale del Salento. Siamo stati sede di Università, di Accademie e di studi letterali e filosofici, tanto da essere definita la “Nuova Atene litterarum”. È stata protagonista di una rivolta antifeudale nel 1647, soffocata nel sangue dal famigerato Guercio di Puglia; nel 1920 ebbe una breve ma intensa epopea rivoluzionaria quando la città si proclamò Repubblica, e dopo circa una settimana i promotori, socialisti, operai e contadini furono arrestati o dovettero riparare in Francia. C’erano rivendicazioni di terre, la gente tornata dal fronte della prima guerra mondiale si trovò ad affrontare miseria nera e mancanza di lavoro. Erano tempi premonitori che annunciavano il fascismo, con gli episodi di violenza nelle campagne protagonisti i famigerati mazzieri, a danno di braccianti e contadini.

Digressione storica a parte, c’è da domandarsi: cosa “partoriscono” oggi i nostri amministratori? Il calcio balilla. Ribadisco, fino alla noia, durante le crisi economiche, sociali, e soprattutto culturali sul palcoscenico politico di solito salgono coloro che “distruggono le identità, e impoveriscono il patrimonio culturale, ostacolano alla creatività culturale e artistica”. Vi esorto con Pasolini: “non omologatevi”.

 

Maurizio Maccagnano – Sindacalista dissidente

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