Tra le vittime dello tsunami di Thailandia, il racconto di una storia umana e tragica

Riparte il salotto letterario della Fondazione "Dià Cultura" con il libro Krabi di un grande protagonista di quell’evento, il col. Carlo Maria Oddo

Krabi. Il segno dello Tsunami“, 112 pagine, edito da Armando Editore, un romanzo scritto da un alto Ufficiale dell’Arma dei carabinieri, il Colonnello Carlo Maria Oddo, e interamente dedicato ad una delle tragedie più devastanti della storia e del pianeta. Parliamo dello “Tsunami” del 2004 nell’Oceano Indiano. Il volume è stato presentato a Roma al Circolo Canottieri Aniene dal presidente della Fondazione “Dià Cultura” Aldo Sciamanna, manifestazione che ne riapre di fatto – “l’intensa attività culturale”…

La serata, dunque, è stata interamente dedicata a uno degli episodi più tragici degli anni Duemila, 300 mila morti, partendo proprio dal racconto avvolgente, e per certi versi anche commovente, che il Colonnello Carlo Maria Oddo fa nel suo saggio dell’impegno dell’Arma dei Carabinieri sulle terre devastate dallo tsunami di circa 20 anni fa.

Svegliato nel cuore della notte dal Comando Generale dei Carabinieri, il medico legale dell’Arma Carlo Maria Oddo viene inviato di corsa in Thailandia per identificare le vittime italiane del terrificante evento naturale. È il 27 dicembre 2004, ma ancora questo giovane ufficiale dell’Arma dei Carabinieri non sa a cosa sta per andare incontro. Appena atterrato in Thailandia trova per le strade solo cumuli di macerie, case e alberghi spazzati via, e il numero dei corpi che vengono trovati senza vita si moltiplica di ora in ora.

Ci vorranno mesi per fare il punto su quanto era accaduto. Il 9 febbraio del 2005 il Ministro dell’Interno Beppe Pisanu comunica ufficialmente che a conclusione delle indagini condotte dal Viminale, in stretta collaborazione con l’unità di crisi della Farnesina, circa i dispersi italiani nelle zone colpite dal maremoto, risulta che “I connazionali verosimilmente deceduti sono 54, di cui 43 in Thailandia, 3 nello Sri lanka, 4 in India, 2 in Indonesia e 2 in località non precisabili sulla base delle indicazioni fornite dai familiari.

Allo scopo di pervenire alla loro identificazione – si legge in una nota dell’allora ministro degli Esteri che era Gianfranco Fini – sono stati effettuati i prelievi sui rispettivi congiunti per la comparazione del dna”. E a fare tutto questo, è stato proprio lui, Carlo Maria Oddo.

Krabi è un romanzo da leggere e da conservare, “perché dentro- sottolinea Aldo Sciamanna Presidente della Fondazione Dià Cultura– c’è il racconto di un servitore dello Stato al servizio del Paese, uno di quegli ufficiali dell’Arma dei Carabinieri di cui il Paese deve essere orgoglioso, e che fanno onore alla migliore tradizione militare della storia della Repubblica”. Quando, appena uscito, “Krabi” è stato presentato al Parlamento Europeo fu un grande successo, proprio per via dell’intensità di questo racconto umanitario, ma soprattutto per il linguaggio moderno con cui questo “missionario di pace” aveva svolto la sua ennesima missione internazionale.

Parterre d’eccezione al Circolo Canottieri ieri sera. Accanto al Presidente della Fondazione Dià Cultura, Aldo Sciamamma, anche il Presidente del Circolo Canottieri Aniene Massimo Fabbricini, l’on. Pier Paolo Baretta, relatore ufficiale della serata, e accanto a loro il Presidente della Federazione Italiana dei Tabaccai Giovanni Risso, nella sua veste di membro del Comitato d’onore della Fondazione.

A moderare il dibattito la giornalista Simona Sanchirico della Fondazione Dià Cultura; l’intervento finale è stato quello del Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo, dedicato alle “grandi catastrofi naturali nell’antichità, da Atlantide a Pompei Ercolano”, e quindi la testimonianza diretta e appassionata del Col. Carlo Maria Oddo. Osservatrice esterna e ospite eccellente della cerimonia di ieri sera anche l’avvocato Daniela Mainini, Presidente del Centro Studi Grande Milano, che riproporrà la lettura di Krabi nelle prossime settimane direttamente nel capoluogo milanese. “Un vero e proprio privilegio per tutti noi della Fondazione” ripete il Presidente Aldo Sciamanna.

Insomma, un libro struggente, che vanta la prefazione di Luciano Garofano, Generale di Brigata dei Carabinieri ma molto più famoso come Comandante del RIS, che ha guidato per anni il Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Parma. A Carlo Maria Oddo – sottolinea il generale Luciano Garofano – “va il merito di aver scritto delle pagine ricche di umanità, di intensità, di generosità. Pagine che ci permettono di immaginare e di vivere quella immane tragedia, come se fossimo lì, grazie ad una narrazione precisa, dettagliata, coinvolgente, che riesce a guidarci tra quelle macerie, tra quelle vittime sfigurate ed offese. Ma anche tra i loro famigliari, tra i sopravvissuti, che in quella terra devastata e a migliaia di chilometri distanti, da tutte le parti del mondo, vogliono disperatamente una spoglia su cui piangere, affinché il ricordo dei loro cari e del loro amore rimanga per sempre”.

Ma c’è una seconda firma illustre che completa il saggio di Carlo Maria Oddo. È quella del Professore Vittorio Fineschi, Ordinario di Medicina Legale alla “Sapienza” di Roma.  Krabi – dice il professore – è la sintesi perfetta di “come si racconta una storia, con l’eleganza di un percorso autobiografico denso di emozione, calore umano, tecnicismo e passione per il proprio lavoro. Ma Krabi – aggiunge Vittorio Fineschi- è anche il tempio della vita ove pur di alleviare le sofferenze ci si contende un corpo e anche di fronte alla morte non tutti siamo uguali, così come la vita ci ha insegnato. Krabi, infine, è una esperienza, un tatuaggio psicologico che viene trasferito al lettore con un messaggio di vita, pur parlando di morte”.

Comandante Oddo, cosa le ha insegnato questa esperienza così dura?

“Non me ne sono reso conto immediatamente ma la Thailandia mi ha acceso i sensi. Sono diventato avido di bellezza: natura, arte, viaggi, momenti condivisi con le persone che amo. La mia vista si è acuita, e anche l’olfatto e il gusto. Invece di staccarmi dal piacere, mi ci sono attaccato sempre di più. Cerco di trasmettere questa passione di vivere anche alle mie figlie. So che i discorsi non servirebbero a niente, so che non c’è mai stato un giovane che ha seguito i consigli di un vecchio, così ho deciso di imparare insieme che cosa significa sentirsi vivi”.

 

Pino Nano – Giornalista, già caporedattore centrale Rai

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