Tra etica e legalità. Antigone e Socrate

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La riflessione circa il rapporto tra Etica e Legalità crediamo ponga interrogativi sempre più importanti soprattutto quando si ragioni sulla questione dell’obbedienza  o meno ad una legge riconosciuta  come ingiusta.

Per semplificare si prendano ad esempio due grandi figure della cultura classica: Antigone, la protagonista della tragedia di Sofocle, e uno tra i più grandi pensatori ed educatori della storia, Socrate.

“Io lo seppellirò e avrò compiuto un delitto santo. Io esisto per amare, non per odiare”. Con queste parole Antigone decide di non obbedire alla legge del re e della città, ma di assecondare i principi della propria legge morale.

Decide, dunque, di dare sepoltura al fratello trasgredendo le leggi del sovrano.

Si scontrano, in questa soluzione, due forme di diritto: il Diritto naturale, o innato, che obbedisce alle regole non scritte, e il Diritto positivo.

Se la legge è ingiusta, obbedire alla legge non è di per sé un valore. L’ importante sembrerebbe non tanto obbedire alla legge, quanto discriminare se la legge sia giusta e osservare solo quelle che sono giuste.

Per Antigone, dunque, la scelta è quella morale, quella dell’amore per il fratello, al di là delle questioni politiche della città. La forza della propria consapevolezza si unisce alla capacità di leggersi non più solo come cittadina, ma come persona, “come misura di tutte le cose”, sia del giusto sia dell’ingiusto.

In questa scelta è evidente il primato dell’etica sulla legalità. Il diritto naturale viene visto come fondamento del diritto positivo.

Il paradosso della morte di Socrate, al contrario, ci pone di fronte ad un rispetto della legge anche quando sia ingiusta perché chi la accetta, Socrate, ne riconosce l’autorevolezza. È, dunque, il rispetto della legalità, anche quando ciò significhi andare incontro alla morte.

Il filosofo e pedagogo, che viveva nella prima democrazia  della storia, ha obbedito alla legge dei Tiranni e la sua morte è un alto esempio di comportamento morale considerato come prevalenza del rispetto della polis sul cittadino..

Per Socrate la vita non è il bene maggiore, ma lo è la vita ben vissuta, e questa è la vita secondo giustizia. Il vivere secondo giustizia significa non commettere mai, in nessuna circostanza, per nessuna ragione il male o l’ingiustizia. Non è lecito rendere male e ingiustizia, neppure se male e ingiustizia, ci vengono fatti (dall’introduzione a L’Apologia di Socrate, Giovanni Reale).

Antigone e Socrate rimangono due grandi esempi di Etica e di Legalità: di rispetto assoluto per la propria coscienza morale nel caso di Antigone che si ribella alla legge, e di interiorizzazione della legge dello Stato fino alla accettazione di “farsi suicidare” dalla legge stessa, nel caso di Socrate.

Antigone ha agito per rispetto intrinseco al diritto naturale contravvenendo alla legge dello Stato perché ritenuta ingiusta; ha agito nel rispetto della libertà individuale: “Sono condannato a non avere altra legge che la mia…ogni uomo deve diventare il suo cammino”. (J.P. Sartre)

Socrate, invece, ci pare abbia sviluppato il senso della doppia coscienza nel rispetto di una legge vissuta pienamente sul piano personale e politico che supera il conflitto fra l’azione per sé e l’azione per e con gli altri.

Una grande donna ed un grande uomo che dovremmo prendere ad esempio per alto senso civico e morale in un momento storico in cui latitano figure di alta responsabilità morale e di rispetto della legalità.

Due figure che hanno incarnato, pur nella differenziazione di cui abbiamo detto, l’imperativo di un’etica della responsabilità, che non consiste nella conformità a comandamenti e a regole predisposte;  un’etica situazionale intesa come interazione con l’altro, frutto di transazioni e autoregolamentazioni e di un percorso di limiti variabili, contestualizzati, ma senza imperativi.

Due esempi fulgidi che ci indicano la strada per guardare al futuro. E, alla luce del nostro presente, si avverte l’urgenza di  rileggere il passato.

 

Rita Rucco  – Docente di lettere
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