Priorità dimenticate. La colpa storica della sinistra. L’allarme di una intellettuale

Sballare la gerarchia dei problemi fa il gioco della destra

CulturaPolitica

Quando per decenni si vanno privilegiando argomentazioni che mantengono un profilo alto sui diritti civili dimenticando la priorità dei diritti sociali, la scelta politica è già compiuta. E i danni non tardano a manifestarsi.

Quando la distinzione tra bisogni e desideri viene annullata o invertita nella sua essenziale differenziazione, allora la pagina della Storia della Sinistra, responsabile di tali inversioni, cui si dice di appartenere o di voler appartenere, è inevitabilmente chiusa.

Si è, infatti, nel tempo colpevolmente annullata la differenza tra elementi primari e secondari: i primi corrisponderebbero ai bisogni, i secondi ai desideri. In breve la lezione marxista di base che considera fondamentale saper distinguere tra Struttura e Sovrastruttura sembrerebbe essere divenuta scomoda, o fastidiosa, oppure tendenziosa, o forse troppo scopertamente di Sinistra, il che, oggi non depone bene e non consente a chi volteggia con le parole sui fatti e sui reali bisogni dei cittadini, di seguire una vecchia strada, quella del buonsenso, se non vogliamo addentrarci in altre considerazioni.

La logica ci insegna che c’è un prima e un poi, che c’è la necessità di mettere ordine e non disordine, di far valere il principio della ragionevolezza, non quello del tutto e subito in un magma indistinto corrispondente alla nebulosa del pensiero di chi, per un ritorno di consensi, confonde i fiori con i frutti.

Ci si chiede di votare a sinistra per chi sostiene la legalizzazione delle droghe leggere, il matrimonio egualitario, la legge contro l’omolesbobitransfobia (DDL Zan), il suicidio assistito, lo ius scholae, lo ius soli, certamente insieme ad altre proposte. Ma sono queste le emergenze assolute di un Paese in povertà, in cui il 14% dei bambini delle famiglie povere risente ancora di più della povertà, in cui le distanze sociali aumentano, in un Paese, democratico, in cui si elimina il tetto degli stipendi ai superdirigenti dello Stato, le Aziende, anche le più antiche e simboliche dell’Italian Style chiudono o sono costrette a licenziare lavoratori non più tutelati dall’art. 18?. Un Paese che non si appartiene più, in svendita, in bancarotta con i migliori marchi italiani in mani straniere.

Cosa privilegiare, allora? gli elementi fondamentali, strutturali per una ricomposizione di una realtà sociale degna del nome, di quella socìetas, ora sempre più lontana dal suo significato etimologico, oppure tentare di rimagliare, chiudere buchi, assecondare tendenze, pseudo necessità di pochi che accontentano i pochi?

Il diritto delle minoranze non è in discussione, ma non lo è sui principi fondamentali. Conosco la domanda: chi stabilisce la priorità dei principi, delle richieste, delle volontà? Io banalmente rispondo che viene stabilita dai processi naturali, quei processi tanto bistrattati e non solo sul piano ambientale, altra emergenza nei cui confronti non vi sono risposte.

Prima l’indispensabile, di seguito il “superfluo”, che a sua volta diventerà indispensabile. Così per gradi.

Chiedo, dunque, ai responsabili del gioco al massacro, come mai non si sia in grado di immaginare gli effetti di tali proposte e quanto non si comprenda che le false priorità sono un’offerta sul piatto d’argento a quella Destra che tanto si osteggia.

 E ancora mi chiedo come sia possibile non comprendere che il regalo alle destre coincide con il suicidio della Sinistra, pardon, del centro-sinistra, o forse solo centro, o chissà…

 

Rita Rucco – Professoressa, Direttore della collana editoriale Pluriverso femminile

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