Nicola Signorello, “sindaco emigrato” di Roma. Ritratto di un politico versatile

Andreottiano di ferro, fu senatore, ministro, presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai-tv. Garbato e signorile, il suo fu un cursus honorum tipico di quando la politica era anche formazione civile e culturale lungo progressivi passaggi, cominciando dai Consigli comunali

Vanto di una intera generazione politica, certamente un protagonista di primo piano della cosiddetta Prima Repubblica, quando la DC governava il Paese e quando un ministro democristiano era considerato un potente. Per la storia della Capitale il senatore Nicola Signorello è forse uno dei pochissimi sindaci di Roma diventato primo cittadino dopo essere emigrato dalla sua terra natale, e che in questo caso era la Calabria.

Nicola Signorello era nato infatti a San Nicola da Crissa il 18 giugno 1926 e dopo una folgorante carriera politica era anche diventato Sindaco di Roma. L’illustre uomo politico è morto la notte di Santo Stefano nella sua casa romana. A darne notizia sono stati i suoi due figli Domenico e Clemente. 96 anni, senatore della Democrazia Cristiana per 5 legislature, era stato ministro del Turismo e dello Spettacolo nel governo Rumor tra luglio 1973 e marzo 1974, e della Marina Mercantile con Cossiga presidente tra marzo e ottobre 1980, ma era stato anche presidente della Commissione di Vigilanza Rai (1983-1985), e quindi l’ascesa al Campidoglio dal 31 luglio 1985 al 10 maggio 1988.

Inizia il suo impegno politico accanto a Mario Scelba, in seguito aderisce alla corrente di Giulio Andreotti, diventandone uno degli esponenti più in vista a Roma insieme ad Amerigo Petrucci e a Franco Evangelisti. Eletto senatore nel 1968, viene rieletto in tutte le successive elezioni; si dimette nel 1985 per incompatibilità con il mandato di sindaco di Roma.

Una storia politica importante,  all’insegna della tradizione repubblicana di quegli anni, quando per diventare deputato dovevi come minimo aver fatto almeno il consigliere comunale o provinciale del tuo territorio di appartenenza. Laureatosi in giurisprudenza, entra giovanissimo nella Democrazia Cristiana. Eletto consigliere provinciale di Roma nel 1952, rieletto nel 1956 e nel 1960, guida la provincia di Roma dal 1960 al 1965, primo presidente democristiano dal 1948 dopo due giunte di sinistra a guida comunista.

Ma gli anni passano e Nicola Signorello diventa ministro del Turismo, Spettacolo e Sport nel IV governo Rumor (7 luglio 1973 – 14 marzo 1974) e il 4 marzo 1980 Ministro della Marina Mercantile nel I governo Cossiga, in sostituzione di Franco Evangelisti, dimissionario, dopo le polemiche per la clamorosa intervista a Paolo Guzzanti, e passata agli annali per quel titolo “A Fra, che te serve?”. Una vicenda che scoperchiava vicende di finanziamenti e sostegni alla politica.

Viene confermato allo stesso posto nel II governo Cossiga (4 aprile 1980 – 18 ottobre 1980), e poi  ricopre di nuovo il ruolo di ministro del Turismo e Spettacolo dal 18 ottobre 1980 al 4 agosto 1983, nei governi Forlani, Spadolini I e II e Fanfani V. Un uomo di grande carisma, peso politico e simpatia, che non ha mai dimenticato la sua terra di origine e che quando poteva tornava sempre a San Nicola da Crissa per rivedere vecchi amici di infanzia e parenti ancora residenti alle porte di Vibo.

Signorello diventa Sindaco di Roma per una strana coincidenza, forse neanche prevista. In vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma del maggio 1985, l’allora segretario nazionale del partito Ciriaco De Mita lo vuole commissario del comitato romano della Dc.

Capolista, è eletto consigliere comunale, ed è sindaco dal 31 luglio 1985 al 6 agosto 1988, a capo della prima giunta di pentapartito Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli dopo nove anni di amministrazioni di sinistra a guida comunista. Si dimetterà dall’incarico il 10 maggio 1988, per essere sostituito il 6 agosto dello stesso anno da Pietro Giubilo alla guida di una giunta di pentapartito.

Le cronache politiche di quegli anni e di quei mesi non gli rendono forse giustizia, lo accusano invece di eccessivo immobilismo, gli attacchi più diretti e più feroci gli vengono dall’ala socialista in consiglio comunale, fatto sta che sarà la sua una delle gestioni più tranquille della capitale, dove tutto sembrava essersi fermato in attesa di chissà che cosa. In compenso si guadagnò immediatamente la nomea di politico al di sopra delle parti, e la sua indiscussa integrità morale gli garantì l’ammirazione e il rispetto degli avversari politici, soprattutto dei comunisti.

Il 1989 è l’anno in cui annuncia di volersi definitivamente ritirare dalla vita politica, dopo essere stato anche Presidente del Credito Sportivo Italiano. Ricordo ancora il giudizio forte che di lui dava continuamente il senatore Antonino Murmura, democristiano come lui e come lui originario del vibonese “La Calabria deve andare fiera di questo figlio di San Nicola da Crissa che a Roma ha insegnato il senso dello Stato e della democrazia a leader di partito molto più illustri e forse molto più fortunati di lui”. Ai funerali ha partecipato una folla di calabresi,  i calabresi di Roma ormai sono oltre 500 mila.

Dopo la sua morte ci lascia un saggio quasi autobiografico, “A piccoli passi – Storie di un militante dal 1943 al 1988, Roma, Newton Compton Editori, 2011, e in cui racconta il percorso di un giovane calabrese che arriva a Roma e diventa suo malgrado protagonista di primo piano della vita e della storia della Capitale. C’è, appunto, la sua vita e la sua storia politica.

 

Pino Nano – Giornalista. Già Capo redattore centrale Rai

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