Un omaggio, una valorizzazione, una esaltazione del ruolo dei Vescovi, vera spina dorsale della Chiesa, per la loro attività pastorale, diffusa in ogni angolo del mondo cattolico. La definizione “spina dorsale”, che è nostra non dell’autore di questo libro, non sembri impropria, se pensiamo che anche il Papa è un vescovo, il vescovo di Roma.
Per mettere la Chiesa, e i vescovi, nelle migliori condizioni per affrontare le sfide dei tempi nuovi, per rafforzare e arricchire il loro compito pastorale, i vescovi si sono uniti e riuniti, lungo i molti decenni, prima in modo spontaneo come conventus amicabiles, poi come conferenze episcopali, non solo in Italia ma in tutto l’universo cattolico.
L’esigenza di riunirsi era molto avvertita, se già nel 1832 Antonio Rosmini, nella sua opera più significativa, Le cinque piaghe della Chiesa, aveva intuito che i mali più gravi che affliggevano la Chiesa erano la penuria di unione dell’episcopato ( oltre alla mancanza di libertà dal potere politico). Con Pio IX ci furono una promozione e un incoraggiamento dei primi conventus episcoporum: i primi si ebbero in Germania nel 1848; i vescovi anzi proposero di tenere un concilio ma il Pontefice respinse questa richiesta, e un’altra, analoga, avanzata dai vescovi francesi.
Ma la notizia che alcuni episcopati dell’impero austro ungarico – dopo quello di Germania, anche a Vienna – indusse altri episcopati a tenere simili incontri. E così anche in Italia, in terra napoletana, a Milano, nell’Umbria, nelle Marche; e il Papa incoraggiava queste forme di incontro, sia pure non di tipo conciliare ( il Concilio essendo una cosa molto più solenne e impegnativa e poi deve essere indetto dal Pontefice).
Le conferenze episcopali hanno poi fatto un salto di qualità e hanno assunto una importante configurazione con il Concilio ecumenico, indetto da papa Giovanni XXIII, che ne ha definito la struttura, la natura, le competenze e i poteri, i rapporti con la Santa Sede e le relazioni tra le varie Conferenze nazionali. Poi oltre all’applicazione delle linee direttive del Concilio, ci sono state successive puntualizzazioni e atti da parte dei vari Pontefici successori: dopo papa Giovanni, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco.
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Su questa complessa materia, insieme storia della Chiesa e storia tout court, che investe non solo l’organizzazione ecclesiastica ma temi di dottrina , di apostolato e di evangelizzazione della comunità dei credenti, condotta dai vescovi pastori e dal primo vescovo che è il Papa, il cardinale Fernando Filoni ha condotto uno studio minuzioso. Frutto non solo di anni di ricerche di archivio, ma anche della sua intensa attività prima di nunzio apostolico in vari Continenti e soprattutto in Giordania e Iraq, ai tempi di Saddam Hussein; dopo quella pericolosa missione ricevette l’ordinazione episcopale da papa Giovanni Paolo II.
Ma il cardinale Filoni è stato per otto anni, dal 2011 al 2019, anche prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, un osservatorio e una regia dell’orbe cattolico e delle attività pastorali e di missione in ogni angolo della Terra. Non a caso il prefetto di questa Congregazione viene chiamato il “papa rosso”. Ecco perché questo libro è importante, perché c’è fede e dottrina, esperienza e scienza al massimo livello di coinvolgimento. E in particolare una certa visione della missione della Chiesa in questi tempi procellosi.
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Colpisce, ma naturalmente non stupisce, come l’autore si muova con agilità, competenza e ricchezza di informazioni in questa materia, tra encicliche, esortazioni apostoliche, date storiche, atti pontifici, congregazioni dei vescovi, documenti episcopali, nei vari Continenti, facendo una ricostruzione storica della importanza crescente che le conferenze episcopali hanno via via assunto nella storia della Chiesa.
Il lettore, non solo il credente, ma anche l’uomo di cultura che, alla maniera di Terenzio non ritiene estranea nessuna cosa che riguardi la sua umanità- e la Chiesa è istituzione divina e umana al tempo stesso – scorre le pagine di questo libro di storia della Chiesa ma anche d’Italia e del mondo cattolico con interesse e curiosità, ma ogni tanto rischia di smarrirsi, specialmente nei passaggi dove il cardinale continua il discorso con brani scritti in latino. Forse nella prossima edizione l’autore avrà misericordia di chi il latino o lo ha dimenticato o non lo ha studiato, e faciliterà la lettura con delle traduzioni.
Nelle pagine conclusive dove fa il punto, il cardinale Filoni parte dall’ecclesiologia propugnata da papa Francesco, che ” ha come aspetto peculiare la dimensione nel sociale dell’evangelizzazione con al suo centro operativo la carità”.
Il Pontefice infatti sostiene che l’associarsi della Chiesa ai processi di crescita dei popoli debba avvenire con quell’arte di accompagnamento e di coinvolgimento che è pure istituzionale. “Sogno per la Chiesa – scriveva nel primo documento programmatico del suo pontificato – una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa per l’evangelizzazione del mondo attuale, una scelta che comprenda anche la riforma delle strutture, oltre alla conversione personale”.
“Queste parole inducono – osserva l’autore del libro – ad avere in somma considerazione i poveri ( riportati al centro della pastorale della Chiesa), l’ascolto del grido di intere popolazioni marginalizzate, i migranti, le vittime delle guerre, le minoranze maltrattate; categorie di persone che spingono alla ricerca della giustizia, della pace, del dialogo interreligioso, del rispetto del diritti per tutti; tematiche che interessano da vicino le Conferenze episcopali per il fatto che esse sono radicate nel territorio dove questi fenomeni hanno origine ed esplodono in tutta la loro drammaticità”.
Affrontando da vicino il tema delle Conferenze, il cardinale Filoni mette in evidenza come le Conferenze episcopali siano state da sempre pensate come “istituzioni che, mentre sostengono i vescovi nella loro responsabilità pastorale, li aiutano, in quanto episcopato, ad occuparsi in modo più adeguato della realtà che li circonda. Di quanto avviene in questo mondo, scrive Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, nulla risulta indifferente alla Chiesa; per questo essa entra in dialogo con tutti, compreso ciò che riguarda la cura della nostra casa comune”.
Le Conferenze episcopali come noi le conosciamo oggi, hanno più di mezzo secolo di vita, ma già la Chiesa della metà del XIX secolo si era resa conto che l’approccio al mondo doveva andare oltre le singole realtà diocesane ed allargarsi a livello provinciale o nazionale. Le Conferenze episcopali crebbero dunque in questa prospettiva e furono regolate in un’ottica relazionale anche con la Sede apostolica e tra le stesse conferenze. Con il passare degli anni poi e l’esperienza che se n’è acquisita, gli episcopati hanno raggiunto un grado di elevata collaborazione e le loro attività abbracciano non solo le esigenze religiose, ma altri aspetti della vita dei popoli ovunque, in Europa, America, Asia, Africa e Oceania.
Conferenze episcopali e Sinodi – due realtà distinte da non confondere
Oltre alle Conferenze episcopali, anche il Sinodo dei Vescovi fu pensato durante il Concilio ecumenico vaticano II come istituzione “nell’ottica di un camminare insieme in gerarchica comunione con il Papa e in profonda sollecitudine per la Chiesa universale”. Paolo VI, con la costituzione Apostolica Sollicitudo (1965) , aveva pensato al Sinodo come a una sorta di consiglio permanente di vescovi, e volle che sviluppasse una profonda sensibilità pastorale e una visione profetica.
In Episcopalis communio (208) papa Francesco è tornato a dire che il Sinodo ha il compito di prestare un’efficace collaborazione al Romano Pontefice nelle questioni di maggiore importanza, quelle cioè che richiedono speciale scienza e prudenza, per il bene di tutta la Chiesa e quale strumento di comunione.
Di conseguenza, ne ha allargato l’orizzonte aprendolo a prospettive di maggiore partecipazione, sia nelle sue fasi preparative, come in quelle celebrative, in linea con la triplice tradizionale finalità: 1) favorire l’unità tra il Romano Pontefice e i vescovi; 2) valorizzare il loro consiglio e operato nella salvaguardia e nell’incremento della fede, dei costumi e della disciplina ecclesiastica e, infine, 3) approfondire lo studio dei problemi della Chiesa nel mondo.
Con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium egli programmaticamente aveva prospettato una nuova evangelizzazione per il cammino di tutta la Chiesa e, di conseguenza, anche di ogni altra istituzione, mai separata dal resto dei fedeli, anzi capace di dare voce all’intero popolo di Dio nel contesto di una sinodalità intesa proprio come dimensione costitutiva della Chiesa.
Rispetto alla Conferenze episcopali, il Sinodo, con le sue convocazioni ordinarie, straordinarie e speciali, ha però un compito diverso sebbene le due istituzioni inter agiscano: è il Sinodo che chiede alle Conferenze di contribuire alle tematiche : è il Sinodo che chiede alle Conferenze di contribuire alle tematiche e alle scelta dei membri sinodali, alla preparazione degli instrumenta laboris e alla attuazione degli indirizzi conclusivi che il Papa elabora in una esortazione apostolica.
Dove va la Chiesa
“La Chiesa, tra Sinodo e Conferenze episcopali, sembra oggi muoversi idealmente con agiatezza sul binario di una visione ecclesiologica che risponda meglio al coordinamento pastorale e alla libertà di annunciare il Vangelo in modo integrale e comunionale ; ciò è particolarmente necessario dal momento in cui la Chiesa stessa si trova, quale segno di contraddizione, in un mondo che perde il senso di Dio, ignora il Vangelo e non trova interesse per quei beni spirituali di cui depositaria .
Nello sviluppo dell’idea della sinodalità, le Conferenze episcopali , nella visione di Papa Francesco, rappresentano territorialmente autentiche forme di comunione inter episcopale, non tanto per l’auto –preservazione della Chiesa o delle sue istituzioni, quanto per ripensare in modo ampio e articolato tutta la nostra vita e i nostri sistemi di partecipazione all’annuncio del Vangelo. Una istituzione che dia ogni attenzione ai territori, alle culture e alle situazioni”.
Alcune puntualizzazioni
Il cardinale Filoni notoriamente ama il discorso misurato, è alieno da formule gridate o polemiche. E tuttavia, come mostrano anche i suoi interventi periodici su beemagazine, non si sottrae a esprimere il suo pensiero, e lo fa sempre con misura ma ance con chiarezza. Come dimostrano i brani che seguono. E noi che non abbiamo lo stile british del cardinale Filoni, vorremmo aggiungere: e chi vuole capire capisca.
“Spinti, dunque, da una simile ecclesiologica, non manca chi chieda di indagare ulteriormente nuove e più efficaci forme di sinodalità partecipativa nella Chiesa; c’è addirittura chi chiede che si passi dalla collegialità episcopale alla sinodalità ecclesiale e decisionale, come se il Concilio Vaticano non ci fosse mai stato ( la sottolineatura è nostra, NdR) e la dottrina circa la sacramentalità e la collegialità episcopale non fosse mai stata sviluppata. E nemmeno manca chi domanda che le stesse Conferenze episcopali assumano metodologie proprie di maggiore inclusività partecipativa”.
“I limiti però non possono che essere quelli del diritto divino , che ha in somma considerazione il Popolo di Dio, la cui realtà è dono e vita della Chiesa e la cui natura è soprannaturale, ossia generata dall’acqua e dallo Spirito Santo”.
Il monito dei Bendetto XVI contro rischi di gattopardismo nella Chiesa
“Benedetto XVI, che ebbe a cuore nella Chiesa una partecipazione teologicamente corretta, realistica e creativa, mise però in guardia da uno sfrenato desiderio di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o un solido fondamento”.
Attenzione ai deragliamenti sotto la spinta di “suggestioni populistiche”
É questa, a sua volta, la preoccupazione del cardinale Filoni. Il quale così conclude il suo importante saggio: “In verità, il cammino quotidiano della Chiesa porta ogni giorno sul tappeto situazioni e dinamiche complesse, che vanno valutate nella comunione dei pastori e delle loro chiese, senza deragliare – per l’influsso di suggestioni populistiche- dalla fedeltà a Cristo e dalla dottrina.
E a questo proposito, le Conferenze episcopali effettivamente sono una moderna istituzione capace di aiutare il Papa e i vescovi nella loro missione e nelle loro responsabilità per rispondere alle necessità spirituali e morali di un popolo messianico, quelle di una Chiesa che sia nel mondo sacramento visibile di grazia e di bene”.
Mario Nanni – Direttore editoriale