“Il teatro è un gioco, ma non è uno scherzo” esordisce sul palco Ferdinando Ceriani, responsabile del laboratorio di teatro della Luiss ‘Guido Carli’ che approda a teatro con “La Tempesta” di William Shakespeare, riadattandola ad un inedito contesto hippy che poco rimanda alle messe in scena di grandi come Strehler ed Enriquez, ma che comunque funziona ed alleggerisce.
Il regista chiarisce come, vista la notevole affluenza di iscritti, si sia resa necessaria una reinterpretazione che potesse dare spazio a tutti. Ecco così che Prospero, duca di Milano tradito e spodestato dal fratello Antonio (impersonato da un giovane ma talentuoso Matteo di Pietro), muta in una regale ‘Prospera’ e sua figlia Miranda, colei che “deve essere ammirata”, diventano tre Mirande dall’ aplomb svenevole ed ocheggiante.
Ben cinquantuno i ragazzi aderenti all’iniziativa, appassionati e coinvolti dal fuoco sacro della settima arte. Notevoli le interpretazioni di Gonzaga, la favorita del re di Napoli (portata in scena da una briosa Laura Bognetti), quella del marinaio (Riccardo Catapano) e quella di Ferdinando, principe di Napoli (un intenso Lorenzo Cori).
Profonde le parole di Ceriani che, intervistato, spiega come il teatro sia “veicolo per scoprire sé stessi e meglio comprendere il mondo che ci circonda”.
I ragazzi, interrogati, si dicono soddisfatti ed emozionati per aver dato voce ad un’opera di tale caratura ed annunciano di essere già pronti per la ventitreesima edizione.
Ed a noi spettatori cosa rimane invece di questa messa in scena?
Certamente la simpatia dei personaggi, portati sulla scena con grande leggerezza, non sacrificando però la profondità dei dialoghi e l’eleganza che Shakespeare richiede.