Dal libro di Silvia Grassi e Roberto Iadicicco: “In Italia i giornalisti sono arrivati quasi a 110.000, cui si sommano gli oltre 21.000, tra comunicatori e addetti stampa in imprese, associazioni, enti pubblici. I social media manager si stanno ora associando per il riconoscimento di questa nuova professione, già molto diffusa, così come gli influencer che chiedono di essere tutelati e riconosciuti come comunicatori digitali” .
“Comunicatore a chi?” (Guida Editori) è un saggio destinato alle scuole di Giornalismo, ma non solo. Magistrati, comunicatori, influencer e protagonisti del mondo dell’informazione si confrontano sui temi di maggiore attualità del momento. La domanda di fondo a cui gli autori provano a dare una risposta convincente è: “Come comunicare?”, e si parte proprio da Giovanni Grasso.
Nino Di Matteo, dal 2019 a gennaio 2023, è stato Consigliere togato del CSM. Dal 2010 al 2012 è stato presidente della giunta distrettuale di Palermo dell’Associazione Nazionale Magistrati.
“Comunicare significa dare un contributo alla trasparenza e la trasparenza nell’ambito delle inchieste e dei processi rappresenta garanzia di democrazia”. Parola di Nino Di Matteo, uno dei magistrati italiani più seguiti, ammirati e apprezzati d’Italia, oggi autorevole componente del CSM, e che affida la sua opinione all’ultimo libro di Silvia Grassi e Roberto Iadicicco “Comunicatore a chi?” un prezioso manuale di comunicazione moderna.
In questo saggio il magistrato siciliano affronta anche il tema complesso e disquisito più volte sul rapporto tra mondo della comunicazione e mondo della giustizia e ripete quello che ormai va affermando in ogni occasione che lo vede protagonista: “Penso che il magistrato non solo possa essere un comunicatore, ma che in certi casi lo debba essere, per quanto riguarda ciò che accade nel processo, per contribuire ad informare correttamente l’opinione pubblica”.
Quanto basta per capire che il saggio di Silvia Grassi e Roberto Iadicicco è destinato a riaprire il grande dibattito sopito sulla libertà di stampa e sulla necessità che un magistrato possa dire la sua in qualunque momento lo ritenga necessario per spiegare il filo conduttore dell’inchiesta che lo vede titolare. Giusto o sbagliato che sia, il tema rimane di grande respiro culturale e anche sociale.
“La comunicazione è vita. Non solo per noi umani. Senza la comunicazione gli esseri viventi sarebbero destinati a estinguersi.” scrive nella prefazione al libro Giovanni Grasso, Consigliere per la Stampa e la Comunicazione del Presidente della Repubblica. “Anche gli animali comunicano i loro stati d’animo, la paura, la gioia, il pericolo e trasferiscono comunicando le proprie esperienze ai loro simili. La comunicazione è il tessuto connettivo, l’ambiente in cui siamo immersi, come le creature marine nell’acqua dell’oceano”.
“Questo pregevole libro -aggiunge Giovanni Grasso– non ha come oggetto la comunicazione che potremmo definire interpersonale o, come dicono i sociologi angloamericani, face to face. È invece un tentativo, ben riuscito, di mettere a fuoco, con notevole chiarezza espositiva, quella materia instabile e in continua trasformazione che gli studi sociologici a partire dall’inizio del secolo scorso definivano ‘comunicazione di massa’”.
Il saggio contiene grandi numeri, nel senso che spiega benissimo cosa sia diventato oggi il mondo della comunicazione.
“In Italia- spiegano gli autori- i giornalisti sono arrivati quasi a 110.000, cui si sommano gli oltre 21.000, tra comunicatori e addetti stampa in imprese, associazioni, enti pubblici. I social media manager si stanno ora associando per il riconoscimento di questa nuova professione, già molto diffusa, così come gli influencer che chiedono di essere tutelati e riconosciuti come comunicatori digitali. Il numero dei “comunicatori” è in continuo e costante aumento e dall’antica Grecia ad oggi, è una professione che si è sempre evoluta e mai estinta. Allora, è bene chiedersi cosa distingue i “comunicatori” tra di loro: se è vero che lo siamo un po’ tutti, esiste ancora il discrimine tra chi fa comunicazione e chi informazione?”
“L’uno vale uno, per me non esiste e non può esistere. Non è accettabile – risponde agli autori Andrea Purgatori, famoso cronista e conduttore di programmi tv – che quello che faccio io come giornalista valga quanto quello che fa un presentatore di un programma di intrattenimento musicale, dove chiamano un ministro e gli fanno tre domande”.
Giovanni Grasso, dall’alto della sua esperienza istituzionale, conosce profondamente bene il mondo della comunicazione: “In questo libro non si parte dall’età della pietra e dalla invenzione della ruota. ladicicco e Grassi ci guidano piuttosto, con tocco sapiente, nella comunicazione di massa dell’età contemporanea, caratterizzata dalla globalizzazione, dall’interconnessione, dalla rapidità o, meglio, dalla contestualità, con cui ci si scambiano, a livello planetario, informazioni, dati, immagini, audio, video. Un’era caratterizzata dalla frenesia comunicativa – oggi tutti sentono il bisogno di comunicare qualcosa – che ha fatto nascere nuovi media, ha introdotto nuove figure professionali (basti pensare agli influencer o ai cosiddetti social manager), ha prodotto la necessità di sempre più sofisticate strategie comunicative per imprese, organizzazioni politiche e sociali e persino per singoli professionisti; ha creato infine nuovi interrogativi e nuove questioni sociali, politiche e legislative irrisolte, come il problema della verifica delle fonti (con la massiccia diffusione delle fake news), del controllo e dell’accentramento della proprietà dei mezzi di comunicazione, della difficoltà di regolamentare il web e addirittura di perseguire gravi reati commessi sempre sul web da parte degli Stati nazionali”.
Ma ha ragione anche Claudio Baglioni: “Si comunica attraverso le note, le parole, i gesti, le iniziative e le suggestioni che insieme servono a creare un’emozione unica, intera, totale. Penso che l’artista sia una specie di antenna sensoriale che capta quello che c’è intorno e lo diffonde e irradia a tutti, una specie di ricetrasmittente. Questo è comunicare!”. Un dibattito a più voci, insomma.
Silvia Grassi e Roberto Iadicicco ricordano nel loro saggio quello che aveva già profetizzato nel ’68 un artista visionario come Andy Warhol, “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti” e si chiedono: nell’era dei Social a decretare il successo siano più i numeri che i contenuti?”. Finalmente dunque se ne parla, erano anni che questo interrogativo circolava a volte sommessamente altre volte in maniera anche forte nelle aule universitarie e nei consessi ufficiali del giornalismo italiano. Oggi questa tematica viene messa a fuoco in un saggio documentato con l’obiettivo di mettere un po’ d’ordine nel variegato e frastagliato universo della comunicazione, di fare il punto e fare chiarezza.
Da dove si parte?
L’intuizione di Silvia Grassi e Roberto Iadicicco mi pare questa volta molto indovinata e coerente, si parte da chi questo mestiere del comunicatore lo ha fatto sul serio per anni e continua a farlo ancora oggi da protagonista. I contributi più importanti che danno corpo al volume sono diversi, si parte dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, poi di seguito in ordine rigorosamente alfabetico tutti gli altri, Simona Agnes, Claudio Baglioni, Novella Calligaris, Gianni Canova, Piero Chiambretti, Andrea Delogu, Nino Di Matteo, Romana Liuzzo, Alessandro Paolucci (in arte @Dio), Filippo Patroni Griffi, Lorenza Pigozzi, Fabrizio Pregliasco, Andrea Purgatori, Monica Setta, e infine la prefazione di Giovanni Grasso, il giornalista che con l’arrivo di Sergio Mattarella al Quirinale ha rivoluzionato la comunicazione istituzionale della Presidenza della Repubblica, aprendo le porte del Quirinale alla stampa e facendone un palazzo di vetro.
Il suo garbo personale, i suoi silenzi, la sua capacità di relazione, il senso dello Stato, e la fierezza del ruolo che svolge sono nei fatti la migliore risposta ai tanti interrogativi degli autori del saggio su cosa sia alla fine la qualità della comunicazione. Il libro va letto dall’inizio alla fine, e andrebbe letto soprattutto dai giovani che si preparano a diventare i giornalisti del domani.
“Più che parlare di comunicazione tout court, più che tentare astrazioni che lasciano spesso il tempo che trovano – scrive ancora Giovanni Grasso – ladicicco e Grassi passano la parola a numerosi protagonisti della società e della cultura italiana, che ci raccontano, dai loro diversi punti di vista, la propria esperienza di comunicazione.
Un lavoro sul campo, dunque. Capace di spiegarci, meglio di tante teorie, le credibili e innumerevoli trasformazioni che stiamo vivendo, giorno dopo giorno, nella società contemporanea. ‘’La comunicazione – osserva ancora Giovanni Grasso – veleggia con il vento in poppa verso mondi nuovi. Non sappiamo quale sarà (se vi sarà) l’approdo. Sappiamo, pero, che indietro non si può tornare”.
Veniamo agli autori.
Silvia Grassi: Direttore dell’Ufficio Stampa del CSM e consulente per la comunicazione del Consiglio di Stato e dei TAR. È stata inviata in TV per Annozero su Rai2 e per “Il Mattino”. Scrive su “Formiche.net” e “Libreriamo.it” dove cura la rubrica #dentrolepagine, in diretta #instagram su @libreriamo. Docente in seminari universitari e per la Scuola Superiore della Magistratura, è coautrice di “Comunico dunque sono” (Guida editori, 2022).
Roberto Iadicicco, invece, e qui la grande novità del saggio a quattro mani, è giornalista ma soprattutto medico chirurgo, Head of Health Communication & Promotion di Eni, Head of External Communication di Eni Foundation, è stato direttore responsabile di Agi – Agenzia giornalistica Italia ed è professore di Comunicazione d’impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Pino Nano – Già capo redattore centrale della Rai