Gianfranco Rotondi, ex ministro berlusconiano dell’attuazione del programma e parlamentare di lungo corso, è presidente dell’ultima Dc che ancora esiste. Dopo essere stato eletto nella sua Campania deputato con FdI, attualmente è vicepresidente della Commissione politiche dell’Unione europea di Montecitorio. Con BeeMagazine parla di autonomia differenziata ma anche di Europa e del ritorno sulla scena internazionale di Donald Trump.
Un sondaggio di Ilvo Diamanti ha appena visto scendere al 45% – percentuale che al Sud cala ulteriormente al 35% – il consenso per l’autonomia differenziata. Lei che ne pensa?
L’autonomia differenziata non danneggia il Sud, almeno non rispetto all’attuale standard di offerta di servizi al cittadino. La legge infatti prevede una prima fase di individuazione di livelli essenziali di prestazione da assicurare a tutti i cittadini a prescindere dalla residenza in una regione o nell’altra, e tali livelli attualmente non sono assicurati nelle regioni del Mezzogiorno. Potremmo dire che paradossalmente l’autonomia differenziata potrebbe solo migliore le condizioni dei cittadini meridionali. Tuttavia la narrazione giornalistica della sinistra è stata più abile e questo ragionamento è più complesso del facile spot della Lega nordista che vuole affamare il Sud.
La sentenza della Consulta, tuttavia, ha parzialmente smontato l’impianto di Calderoli e ha chiarito che prevalgono i principi di unità della nazione, solidarietà e sussidiarietà. A questo punto il percorso diventa molto lungo?
Non è necessario sospendere l’applicazione della legge, certamente ci sarà una conseguenza, ma non di carattere impeditivo.
Secondo lei a questo punto il referendum è superato dalla sentenza?
Tocca ai giuristi pronunciarsi, e loro si contraddicono più dei politici.
Qual è il suo giudizio sulla manovra? Da parte del governo c’è saggia prudenza di bilancio o si poteva fare di più affinché la terza finanziaria fosse più “identitaria”?
Il quadro interno e internazionale sicuramente non prometteva finanziarie espansive, direi che il nostro Paese una volta tanto brilla a fronte delle difficoltà degli altri governi europei. Trovo che la cifra della prudenza sia in questa fase preferibile a quella dell’azzardo.
La commissione Von der Leyen bis è ai blocchi di partenza. Vede all’orizzonte una politica dei due forni che alterni la ex “maggioranza Ursula” all’alleanza delle forze sovraniste, magari su immigrazione e Green Deal?
Noi abbiamo fatto la campagna elettorale europea auspicando un’intesa delle forze alternative alla sinistra e non possiamo che guardare con favore al dialogo tra Ppe e Conservatori.
L’avvio della nuova età dell’oro che Donald Trump ha promesso ai suoi elettori avverrà a spese dell’Europa su dazi e Ucraina?
L’America è sempre l’America, con le sue alleanze, la sua storia, il suo credito e debito di lealtà verso l’Europa e l’Italia. Trump sarà dentro questa storia.
Federica Fantozzi – Giornalista