Se è vero come è vero che l’Istituto della Democrazia è il minore dei mali (Platone, la Repubblica), se la questione è dibattuta sin dalle origini della riflessione sulla politica, se si può e si deve affrontare il tema del deficit della Democrazia e delle condizioni problematiche che la accompagnano da sempre, crediamo si possa esprimere oggi un giudizio di grande scoramento per le rappresentanze politiche dei vari schieramenti relativamente alle modalità, ai toni, alla superficialità delle argomentazioni e all’immoralità che negli ultimi anni siamo costretti a subire da soggetti inermi.
È noto ai più che la politica debba essere indipendente dalla morale (Machiavelli, il Principe), ma l’esigenza di Machiavelli era relativa alla separazione da un modello totalizzante, l’universalismo teologico e morale al fine di creare condizioni orientate al bene della collettività e dello Stato. La politica del Machiavelli è autonoma e, risolto il problema della subordinazione a dogmatismi e princìpi teorici, guarda alla realtà effettuale, ai fatti.
Necessario, dunque, il taglio in senso laico della politica: una conquista di indipendenza. Alla luce di quanto accade da decenni sotto i nostri occhi, però, non si può non rimanere sconcertati da una indifferenza generalizzata nei confronti della questione morale all’interno del dibattito e dell’agìre politico. A guardare dall’alto, come da un punto di vista scevro da coinvolgimenti di parte, lo spettacolo che si manifesta è nebuloso, indifferenziato, illogico e dunque irrazionale. A guardare dall’alto si palesa una moltitudine di uomini e donne che si affannano a rappresentare i cittadini, ma senza tracce di luce che rendano chiaro ed evidente il tratto di strada su cui si incamminano; un formicaio in cui si è perso l’orientamento e la tana.
Sono figuri che si aggirano, senza una precisa meta, spesso per ritrovare un orientamento di comodo di volta in volta, rincorrendo posizioni, accorpamenti, pseudo ideologie mai accolte in forma definitiva. Una società liquefatta si presenta ai nostri occhi. A guardare dall’alto si diceva, ma se si “atterra” e ci si insinua nelle pieghe delle realtà partitiche, il risultato dell’osservazione è ancor più drammaticamente sconfortante: leggerezze, incompetenze, corruzioni, concussioni, legami personali o di partito, presenti o passati, con associazioni del malaffare e mafiose, svendita della propria persona, di intere comunità e società per denaro; ancora, disinteresse sistematico per la res publica, incapacità e mancanza di volontà nella risoluzione di questioni dell’economia reale, del lavoro e dell’ambiente, deresponsabilizzazione per le proprie scelte politiche inadeguate e colpevolizzazione delle azioni politiche dei governi precedenti.
Si potrebbe continuare l’elenco, ma crediamo non sia necessario. Il quadro è questo, cambiano di volta in volta le cornici, più o meno vistose. Come dire che si privilegiano le sovrastrutture alle questioni strutturali, la forma alla sostanza. Così, ma non per tutti e tutte. Soprattutto non da sempre, visti alcuni fulgidi esempi di Uomini e Donne del recente passato cui si fa ancora riferimento come ricordo, non come concreta ispirazione, purtroppo.
Ciascuno ha in mente i propri nomi. Gli ultimi decenni, come si diceva, hanno registrato un imbarbarimento sociale e politico, di cui non si riesce a comprendere se sia la politica la conseguenza di un cambiamento dei rapporti sociali a cui tenta di fornire risposte e/o di adeguarsi, o viceversa. E la disaffezione al voto, alla partecipazione attiva di ciascun cittadino aumenta vertiginosamente, anche se una flebile speranza si affaccia ogni volta, come fosse la prima volta di impegno per contare.
Sì, in questo dipinto dalle tinte fosche qualche sperduto punto di luce tenta di farsi strada e di attrarre a sé consensi e attenzioni; spesso, però, quella fioca luminosità non riesce a imporsi sul grigio e, quando non si riesca a individuarla e rinforzarla con il senso di responsabilità di ciascuno orientato al Bene comune, la situazione rimane stagnante. La pratica del potere politico è ben lontana, per i più, dall’essere una guida cui affidarsi, dimentica molto spesso dei valori etici e morali, quelli fondamentali del rispetto delle Istituzioni, della serietà, della discrezione, lasciando poche speranze per un profondo rinnovamento.
Ciò nonostante, e forse come intima conseguenza della attuale situazione, si registra una stringente necessità di cambiamento, diremmo di ritorno al passato, quello buono, per offrire un’ idea di progresso. Perché la Storia è sinuosamente circolare. Si spera.
Rita Rucco – Docente. Direttrice della collana editoriale Pluriverso femminile, della Casa editrice Milella