Alla Casa Bianca non ci sono mai stati, a Palazzo Chigi i dubbi sono stati superati: l’uccisione di Charlie Kirk non ha sospinto verso l’invocazione di un’unità nazionale, come pure, a botta calda, aveva auspicato il governatore Repubblicano dello Utah Spencer Cox. Bensì verso la sottolineatura del “noi contro voi”, del “clima di odio” e verso l’identificazione di un nemico: la sinistra dei “cattivi maestri”. Il crudele omicidio dell’attivista di destra radicale, popolarissimo tra i giovani anche perché girava i campus universitari dibattendo al grido di “prove me wrong” (dimostra che ho torto) ha accomunato la vedova e l’amministrazione di Donald Trump in un grido comune di battaglia. “Non sapete cosa avete scatenato, non avete idea del fuoco che avete acceso in questa moglie” ha detto Erika sulla bara del marito. Mentre il presidente chiedeva la pena di morte per l’arrestato Tyler Robinson e prometteva per il “martire Maga” funerali più imponenti di quelli per Martin Luther King. I suoi si sono spinti a vagheggiare l’esilio per i Democrats responsabili: ma chi? Quali? Nessuno lo ha detto. Mentre le indagini non hanno ancora fatto luce sull’enigmatica figura dell’assassino: ossessionato dai videogiochi, cresciuto in una famiglia di provata fede trumpiana, avvezzo alle armi fin da bambino, convivente (forse) con una persona transgender.
Una serie di incognite e sfumature su cui la destra di ispirazione trumpiana ha per il momento soprasseduto. Anche in Italia il governo ha scelto la linea dura: “Vengo da una comunità politica ingiustamente accusata in passato di seminare odio da quelli che oggi tacciono” ha detto Giorgia Meloni. Accomunando i commenti “spaventosi” apparsi sui social all’accusa di poca partecipazione emotiva alla tragedia da parte della sinistra. Senza fare però nomi. E come ha rivelato Repubblica, da Palazzo Chigi e su ispirazione del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari è uscito il dossier “Chi soffia sull’odio politico”. Un compendio di episodi di varia natura: farneticazioni di leoni da tastiera, fischi di militanti, danneggiamenti ai gazebo, la candidatura in quota Cinquestelle in Calabria della professoressa Donatella Di Cesare che aveva salutato inopportunamente la morte della brigatista Barbara Balzerani ovvero Compagna Luna. È su questo sfondo che si innesta l’uscita del solitamente mite ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani sul “clima da Brigate Rosse” che ha messo in allarme le opposizioni. Altro che voce dal sen fuggita: è la dichiarazione di una battaglia politica e culturale. Proseguita da Roberto Vannacci, alla presentazione delle liste toscane della Lega per le Regionali: “La violenza è sempre a sinistra”.
Elly Schlein è stata svelta a capirlo: “Niente strumentalizzazioni, la premier faccia i nomi. Io rispondo del mio partito, se ci mette il carico è irresponsabile”. Giuseppe Conte ha denunciato la strategia comunicativa: “Alza i toni per nascondere le difficoltà del Paese”, glissando però sull’accusa rivolta in Parlamento al ministro Antonio Tajani di comportarsi “come un influencer prezzolato da Israele” dalla senatrice pentastellata Alessandra Maiorino. Matteo Renzi ha chiesto le dimissioni di Ciriani: “Delira per nascondere le difficoltà del governo”. Un clima incandescente che comincia a preoccupare chi – a partire dal Viminale – si occupa di ordine pubblico. Ma che sarà difficile disinnescare prima di domenica 21 settembre, quando si terrà la cerimonia funebre del giovane attivista.
Una situazione complessa che preoccupa il senatore Pd Walter Verini – segretario della commissione Giustizia di Palazzo Madama, capogruppo in Antimafia ed ex responsabile Giustizia del partito. “Il tempo che viviamo è drammatico – commenta a BeeMagazine – dire che il mondo è sull’orlo del baratro non è esagerato, anzi. Soltanto meno del 10% della popolazione mondiale vive in sistemi democratici che, come ha detto il Papa, sono in crisi. Tra questi ci sono anche gli Usa, con un presidente leader globale degli odiatori, della destabilizzazione, dello scardinamento di regole e presidi liberali e democratici. Rischiamo il predominio di dittature e autocrazie”. Al senatore Dem non sfugge la pericolosità del contesto: “L’odio è il carburante principale di questa miscela esplosiva, che porta perfino all’omicidio, come è avvenuto con Charlie Kirk. In Italia l’odio è diffuso: nella società, nella politica, amplificato dalla rete. Tutti, e dico tutti, hanno il dovere di abbassare i toni, non urlare, magari anche pensare prima di parlare”. Con un obbligo in più per Palazzo Chigi: “Meloni ha un dovere in più. È presidente del Consiglio, rappresenta l’Italia. Non può, come ha fatto, sparare nel mucchio, fare l’incendiaria, accusare con frasi irresponsabili la sinistra di responsabilità che non ha. Palazzo Chigi, non deve mai dimenticarlo, non è Colle Oppio”.
Opposta la lettura di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella di An, che con BeeMagazine condivide i timori di Ciriani: “L’attentato a Charlie Kirk è addirittura più grave di quello fatto a Trump sia perché purtroppo Kirk ha perso la vita sia perché stiamo parlando non di un politico o candidato presidente ma di un attivista che potrebbe essere chiunque di noi”. Quanto ai toni, Giubilei non ha dubbi: “Mi preoccupano molto anche le reazioni di alcuni giornalisti e opinionisti italiani che giustificano la sua uccisione riportandoci a un clima da anni di piombo. Penso sia necessario continuare a tenere alta l’attenzione sull’omicidio di Kirk ma è necessario che chi porta avanti discorsi giustificazionisti abbassi i toni”.




