Il trentesimo compleanno di Libera di Don Luigi Ciotti è stato onorato da una straordinaria mobilitazione nazionale che ha preso avvio simbolicamente dalle strade e dalle piazze di Trapani, terra di frontiera nella lotta alla criminalità organizzata. Da lì, come un’onda inarrestabile, la manifestazione si è propagata in ogni angolo del paese, coinvolgendo decine di migliaia di studenti e attivisti in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Questa ricorrenza annuale, istituita nel 1996 e divenuta ormai un appuntamento imprescindibile nel calendario civile italiano, ha assunto quest’anno un significato ancora più profondo. In oltre cento città italiane, da Nord a Sud, si sono svolte iniziative, cortei, letture pubbliche, seminari nelle scuole, trasformando il 21 marzo in una grande festa di resistenza collettiva e consapevolezza civile.
Una marea umana ha invaso le strade di Trapani il 21 marzo 2025. Migliaia di persone, provenienti da ogni angolo d’Italia e dall’estero, hanno marciato insieme per celebrare i trent’anni di Libera. Volti giovani, anziani che hanno visto nascere il movimento, famiglie con bambini, studenti con le loro insegnanti, tutti uniti da una convinzione: la lotta alle mafie è una battaglia di civiltà che riguarda ciascuno di noi. Striscioni colorati, magliette con il logo di Libera, cartelli con i nomi delle vittime innocenti delle mafie – oltre 1.101 nomi letti uno ad uno, in un rituale collettivo che trasforma il dolore in impegno civile. Un corteo pacifico ma determinato, che ha attraversato il centro della città fino a raggiungere la Piazza dove dal palco sono risuonate le parole potenti di Don Luigi Ciotti, accolto da un’ovazione che ha fatto tremare il cuore di Trapani. La piazza gremita, i cori, gli applausi, le lacrime di commozione: non una semplice commemorazione, ma una festa di popolo che celebra tre decenni di resistenza civile, di lotta quotidiana contro la cultura mafiosa, di costruzione paziente di un’alternativa credibile e concreta. Un momento di bilancio, certo, ma soprattutto uno sguardo verso il futuro, un rinnovato impegno collettivo per continuare a tessere la trama della legalità in un Paese ancora segnato dalla presenza mafiosa.
La genesi di una rivolta morale
Era il 25 marzo 1995 quando, dalla Sicilia sconvolta dalle stragi del 1992, nacque un movimento che avrebbe cambiato il nostro modo di concepire l’antimafia e la partecipazione civile. Trent’anni dopo, Libera non è solo un’associazione, ma un fenomeno sociale che ha ridisegnato la geografia dell’impegno civile italiano e internazionale. Don Luigi Ciotti, con la sua inconfondibile voce ruvida e lo sguardo penetrante, ripercorre la strada fatta: “Ricordo quell’ondata di ribellione morale e fermento civile partita dalla Sicilia. Era tempo di dire basta. È nato il trentesimo anniversario, e noi siamo qui, Libera, nata a Roma il 25 marzo del 1995. Trent’anni di cammino, trent’anni di speranze e delusioni, di battaglie vinte e perse.” L’intuizione di Don Ciotti fu rivoluzionaria: non bastava combattere le mafie con la repressione, serviva una risposta culturale e sociale che partisse dal basso, dai cittadini, dalle scuole, dalle parrocchie. Serviva, soprattutto, trasformare i simboli del potere mafioso in strumenti di riscatto sociale.
Una rete che fa sistema
In trent’anni, Libera è cresciuta esponenzialmente: oggi coordina oltre 1600 realtà nazionali e internazionali, operando in 35 paesi. Una dimensione che supera i confini nazionali, riconoscendo la natura transnazionale delle mafie moderne. “Il pilastro più importante,” spiega Don Ciotti, “è stato cominciare dalle leggi sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, approvata grazie anche alla nostra mobilitazione.” Un milione di firme raccolte in tutta Italia, che hanno portato all’approvazione della legge 109/1996 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. Da lì, la nascita di cooperative di giovani per coltivare le terre dei boss, i primi progetti per aiutare donne e minori in fuga dalle famiglie mafiose, protocolli con diverse università italiane per corsi di approfondimento sulla criminalità mafiosa. Un sistema che mette al centro la cultura della legalità come antidoto al potere mafioso.
«Non smantellate leggi preziose»
Nel suo appassionato discorso a Trapani, Don Ciotti ha lanciato un chiaro appello alle istituzioni: “Non smantellate leggi preziose che sono costate sangue e sacrificio”. Un monito che risuona forte in un momento storico in cui alcuni strumenti normativi di contrasto alle mafie sembrano essere messi in discussione. “Abbiamo ancora bisogno di leggi efficaci e di una magistratura indipendente“, ha tuonato dal palco, ricordando come ogni conquista legislativa nella lotta alla criminalità organizzata sia stata pagata a caro prezzo da magistrati, forze dell’ordine, giornalisti e cittadini comuni che hanno sacrificato la loro vita.
Le mafie cambiano, Libera si adatta
“Oggi le mafie sono più forti anche se uccidono meno,” afferma senza mezzi termini Don Ciotti in una recente intervista su “La Stampa” a Francesco La Licata. Una verità scomoda ma necessaria da riconoscere. Le mafie hanno cambiato strategia, sono meno violente ma più insidiose, preferiscono infiltrarsi silenziosamente nell’economia legale piuttosto che fare rumore con le armi. È quello che Libera ha definito il “conflitto tra governo e magistratura”, che “può indebolire la democrazia” creando quelle zone grigie in cui le mafie proliferano. Boss e imprese senza scrupoli ora collaborano, in un intreccio perverso di interessi che corrode le fondamenta democratiche.
La memoria come fondamento
Ogni 21 marzo, Libera organizza la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Non una celebrazione, ma un’occasione per riaffermare l’impegno quotidiano contro le mafie e per la giustizia sociale. “Le vittime non chiedono celebrazioni,” precisa la co-presidente di Libera Francesca Rispoli, “ma un impegno di carne, quella carne che è stata a loro dilaniata dalla violenza. Ci chiedono di liberare il passato dal velo delle tante verità nascoste e manipolate, ma anche di liberarci dalla retorica della memoria.” Una memoria viva, che si traduce in azione concreta: “Quando ci accusano di antimafia retorica, rispondiamo con i fatti. Abbiamo raccolto un milione di firme per far approvare la legge sui beni confiscati, abbiamo fatto nascere ‘Libera Terra’ per coltivare le terre dei boss, creato i ‘campi della legalità’.”
L’impegno internazionale
Libera ha saputo oltrepassare i confini nazionali, riconoscendo la natura globale delle mafie contemporanee. Nel 2010 è nata ALAS (America Latina Alternativa Social), una rete di associazioni contro criminalità organizzata e corruzione che opera in America Latina. In Costa d’Avorio, nel 2023, si è tenuta la prima assemblea che ha promosso Libera in Africa, estendendo ulteriormente il raggio d’azione dell’organizzazione. Un network globale che permette di affrontare fenomeni transnazionali come il narcotraffico e le economie mafiose su scala mondiale.
Il rapporto con la Chiesa
Don Ciotti a Francesco La Licata parla anche del suo rapporto con la Chiesa, in particolare con Papa Francesco: “Nella Chiesa di Papa Francesco mi sento particolarmente a casa perché non vuole convertire gli altri, ma aprire porte per uscire nel mondo e condividerne le fatiche.” Una Chiesa che, nelle parole di Don Ciotti, non è arroccata nei suoi palazzi ma si sporca le mani con le ingiustizie del mondo. Un approccio che rispecchia la filosofia di Libera: non basta denunciare, bisogna costruire alternative concrete.
Sfide future e nuovi orizzonti
Guardando al futuro, Don Ciotti identifica nella corruzione e nella povertà le nuove frontiere della lotta alle mafie: “Legalità non resti solo una parola, troppe vittime aspettano ancora giustizia.” Il conflitto tra governo e magistratura, l’indebolimento degli strumenti di legalità delegati ai giudici, le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici: sono queste le sfide che Libera dovrà affrontare nei prossimi anni. Ma la forza di Libera resta la sua capacità di coinvolgere i giovani, di costruire percorsi educativi che formino cittadini consapevoli. “La partecipazione è il pilastro degli ordinamenti democratici,” ricorda Don Ciotti. A trent’anni dalla sua fondazione, Libera continua la sua battaglia per la legalità e la giustizia sociale, fedele al motto che l’ha sempre guidata: trasformare i simboli del potere mafioso in strumenti di riscatto collettivo. Una rivoluzione culturale che, oggi più che mai, rappresenta un faro di speranza in un Paese ancora segnato dalla presenza mafiosa.
Auguri Libera, la lotta antimafia continua.