Canfora, «la sinistra ha perso la sua ragione ‘sociale’»

Saggista, grecista, filologo, scrittore. Luciano Canfora, in un'intervista rilasciata a BeeMagazine, disegna il ritratto di una sinistra senza soluzioni per risolvere i problemi sociali e politico economici, ormai prigioniera di strutture sovranazionali non elettive

Professore, muovo dalla versione di Platone recentemente assegnata alla maturità – di Minosse o della legge – per chiederle: il problema della distanza tra legge e giustizia riguarda soprattutto la sinistra?

“Mi permetta di dissentire. La distanza tra legge e giustizia c’è ovunque il potere vuole affermarsi per via rivoluzionaria o comunque autoritaria. Non è certo un attributo della sinistra. Ci sono esempi in tutte le sfumature della politica: dagli oligarchi ateniesi ai sovrani francesi dell’assolutismo”.

A sinistra?

Engels nel 1895 diceva: “Dobbiamo seguire la via parlamentare, i nostri avversari borghesi dicono: la legalità ci uccide”.

La parlamentare europea di sinistra, Ilaria Salis, rivendica l’occupazione di case popolari sfitte e non assegnate. La proprietà privata è una libertà costituzionalmente garantita

Nella Carta Costituzionale c’è scritto che la proprietà deve fare un passo indietro davanti all’utilità sociale. Si tratta di un principio peraltro già espresso nello Statuto Albertino un secolo prima.

Nel fronte liberal- progressista qualcuno ha parlato – a proposito della vicenda – di ‘berlusconismo di sinistra’, contestando le azioni dell’attivista eletta al Parlamento europeo?

Sono forme strumentali. Quando una forza politica è in difficoltà si proclama legalista, altrimenti è per la legalità sostanziale. I comportamenti non sono assoluti ma vanno esaminati alla luce dei rapporti di forza presenti nella società.

Ricordo la questione morale, tangentopoli, l’antiberlusconismo. Un po’ di legalitarismo mi sembra abbia fatto breccia a sinistra…

Non ha fatto breccia: è l’arma residuale di una sinistra che ha perso tutte le altre.

Quell’idea di cambiamento radicale espressa dall’art. 3 comma II della Costituzione: la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena eguaglianza

Esatto.

Il campo largo di Schlein, Conte e Fratoianni sta rimettendo al centro la questione dei diritti sociali – reddito di cittadinanza e salario minimo – ma non c’è traccia di quelle che un tempo venivano chiamate riforme di struttura

Non ci può essere finché siamo nella gabbia delle nostre due carceri: l’Unione europea e la Nato.

Cioè?

L’Unione europea decide la politica economica fino nel dettaglio, la Nato decide la politica militare fino nel dettaglio. Quella militare è diventata anche economica perché si tratta di svenarsi per acquistare armi. Cos’altro devono fare? Si abbarbicano al due per cento di movimento possibile.

Qualche autocritica sulle politiche di austerità è stata fatta, ma di modifiche radicali dei Trattati non se ne parla

Assolutamente no. Anzi, se vogliamo il più sbarazzino era proprio Berlusconi il quale fu cacciato perché disobbediva alla politica europeista e atlantica dettata dall’alto, non certamente per le olgettine.

In Francia gli operai votano i nazionalisti di Marine Le Pen.

Avendo scelto di occuparsi di ecologia e diritti LGTBQ, la sinistra ha regalato il popolo alla destra. L’idea che i diritti sociali siano ormai acquisiti e ben protetti è una pura illusione: vengono messi in discussione ogni giorno. Non solo. La cosa ancora più grave è che nel mondo occidentale, colto e raffinato è tornato lo schiavismo.

Si riferisce al caso del bracciante morto con un braccio amputato in provincia di Latina.

La schiavitù come istituzione è tornata ed è parte integrante del profitto capitalistico: non è solo la cattiveria di quello sciagurato lì a Latina. Si tratta di prendere di petto una questione enorme: cosa è oggi lo sfruttamento e perché l’operaio è ricattato.

L’analisi di Marx.

Marx parlava di esercito industriale di riserva, le esemplifico: non ti piace questo salario? Te ne vai perché ce n’è un altro che lo accetta. Adesso l’esercito di riserva è enorme e quindi il potere di mettere in ginocchio la classe lavoratrice è ingigantito.

A proposito, ormai anche la destra cita Gramsci…

È lo sberleffo finale a una sinistra senza più punti di riferimento. Della serie: ti togliamo anche questo che sembrava essere tuo appannaggio. La sostanza è semplice: chi ha vinto vince e quando vuole stravince.

Cosa pensa di quella sinistra che guarda con simpatia alla ‘cancel culture’, l’idea di poter cancellare la storia anche dal punto di vista linguistico.

Quando arrivarono le popolazioni barbariche nell’Europa tardoantica, distrussero moltissime biblioteche. Il fenomeno si sta ripetendo evidentemente.

 

 

Andrea Persili – Giornalista

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