Rosatellum, Bonanni: col referendum lo spazzeremo via. Intervista con l’ex segretario Cisl

Questa legge elettorale sequestra una sacro e costituzionale diritto del cittadino: quello di scegliere i suoi rappresentanti, come vuole l’articolo uno secondo comma della Costituzione. La Cedu ha accolto il ricorso contro il continuo cambio di leggi elettorali: è stata la Provvidenza. La frammistione dei poteri un pericolo per la democrazia

Mentre in Parlamento è in corso la discussione sul progetto governativo del cosiddetto premierato, che prevede l’elezione diretta di chi dovrà guidare il governo, ancora non è chiaro con quale legge elettorale si dovrà eleggere il Parlamento, contestualmente alla elezione diretta del premier.

Intanto resta in vigore il cosiddetto Rosatellum, dal nome del primo firmatario della legge, l’on.
Ettore Rosato, prima Pd, poi renziano, ora passato ad Azione di Calenda.
La trovata di declinare i nomi delle leggi elettorali in latino maccheronico, che avrebbe fatto senso pure a Teofilo Folengo, risale al professor Giovanni Sartori, famoso e arguto politologo fiorentino che battezzò Mattarellum, poi Tatarellum alcune leggi elettorali approvate nel corso degli anni.
Poi è diventata una moda, frutto dell’incrocio tra la mancanza di fantasia dei politici e l’inventiva dei giornalisti, tra i quali spicca Giovanni Innamorati.

E così seguirono: Porcellum, Provincellum, Germanellum, e appunto Rosatellum. Quest’ultima legge elettorale, dietro l’apparente soavità del nome che suggerisce delizie palatali, nasconde – secondo i suoi critici – una negazione, un sequestro di diritti, per cui il cittadino elettore non è messo in condizioni di scegliere direttamente e liberamente colui o colei che lo dovrà rappresentare in Parlamento, come prescrive l’articolo uno secondo comma della Costituzione (la sovranità appartiene al popolo che la esercita per mezzo dei suoi rappresentanti). Invece l’elettore è costretto a scegliere tra una lista bloccata di nominati e scelti nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti.

Chissà se l’on. Rosato abbia mai provato rimorso per gli effetti devastanti e distorsivi della sua legge sulla elezione dei rappresentanti del popolo. Se si è pentito, non lo abbiamo appreso.
Sappiamo invece che un autore di un’altra legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, ha avuto da ridire sulla sua stessa creatura: una porcata, la definì, facendo capire di aver avuto pressioni nell’articolare la legge tra spinte e controspinte. Onore in questo caso alla onestà intellettuale del senatore Calderoli, è lui l’autore del porcellum.
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Contro il Rosatellum è sceso in campo un comitato per la sua abrogazione. Lo presiede l’ex ministra Elisabetta Trenta, presidente onorario è l’ex segretario della Uil Giorgio Benvenuto; vicepresidenti sono l’ex senatore Enzo Palumbo e Raffaele Bonanni, storico segretario della Cisl, presidente della Fondazione Bertrando e Silvio Spaventa, che adottarono Benedetto Croce dopo che aveva perso i genitori e una sorella nell’inferno del terremoto di Casamicciola del 1883.

    

A Raffaele Bonanni, vicepresidente del comitato referendario, domandiamo le motivazioni e gli obiettivi della loro iniziativa.

Presidente Bonanni, Lei è vice presidente del comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale del cosiddetto Rosatellum, la legge elettorale che disciplina la elezione dei deputati e senatori. Anzitutto, che cosa ha spinto lei e gli altri del Comitato, a prendere questa iniziativa? Per uscire dal tecnicismo, quali sono i peggiori difetti del Rosatellum?

Il Rosatellum altro non è che la continuazione di una serie di leggi elettorali che si sono susseguite nel tempo, opera di maggioranze che fabbricavano queste leggi a loro favore e usavano la legge elettorale di turno come una spada di Brenno. I peggiori difetti del Rosatellum? Questa legge non risponde alle esigenze del cittadino elettore, gli sequestra un diritto di scelta che è costituzionale.
Questo accade quando la politica, quella con la P maiuscola rinuncia al suo ruolo di guida dei processi politici. E quando la politica è debole o assente, noi lo sappiamo cosa succede

Cosa succede? Ce lo spieghi

Quando la politica va male, va male anche l’economia.

Si avverte forse l’effetto dell’assenza di partiti forti e decisionali?

Ma certamente. Gli attuali partiti, o quel che resta dei partiti di prima, non sono all’altezza delle formazioni politiche di un tempo, ora questi partiti non conoscono e non praticano l’intermediazione, sono partiti onnivori con la pretesa di essere autosufficienti. E fare tutto da soli
Non cercano il dialogo, la sintesi, specialmente quando si tratta di questioni che riguardano la Costituzione, che è la casa comune degli italiani.

Organizzativamente, come pensate di muovervi? Di spiegare ai cittadini elettori che sono stati privati del diritto costituzionale di eleggere direttamente i loro rappresentanti, che tuttora vengono scelti da quattro cinque privati cittadini quali sono pur sempre i segretari di partito?

Stiamo provvedendo a costituire una rete. Non abbiamo ancora giornali che ci sostengono, i partiti non sembrano interessati, e c’è da capirli: le segreterie non sono disposte a perdere lo strapotere di nomina e di scelta dei candidati al Parlamento, che loro dà il Rosatellum.

Allora si tratta di una operazione difficile…

Difficile ma non impossibile. Puntiamo far sprigionare la enorme forza dal basso che proviene dai cittadini, va sollevato questo masso ( il Rosatellurm) che sotto nasconde le magagne. I partiti non sono interessati a sollevarlo, ci penseremo noi e ci rivolgeremo alla gente comune, ai cittadini di ogni colore politico, perché il Rosatellum liberticida ( nel senso di negatore della libertà di scelta) colpisce tutti gli elettori, a prescindere dallo schieramento politico a cui fanno riferimento. Dello stesso Comitato promotore del referendum per l’abrogazione del Rosatellum fanno parte esponenti di vario orientamento politico, e questo si capisce perché: il diritto non ha colore, è un diritto e basta.

Ce la fate con i tempi, visto che frattanto potrebbero mettere su un’altra legge elettorale in collegamento con la elezione diretta del premier?

Credo di sì. Pensiamo di costituire anche dei comitati sul territorio, di creare tante occasioni e
momenti in cui sentire la voce dei cittadini.

Si chiede l’elezione diretta del premier ma non ci si preoccupa di restituire agli elettori il diritto sequestrato di scegliere direttamente i suoi rappresentanti, mentre finora è chiamato solo a ratificare decisioni e scelte fatte nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti? Cosa direbbe il suo conterraneo Ennio Flaiano di questo clamoroso paradosso?

Direbbe con una delle sue più celebri battute che la situazione è molto grave ma non seria. La contraddizione che lei rileva, giustamente, è stata una sorta di verifica di un accordo sottobanco che c’è. L’on. Meloni vuole il premier eletto direttamente dai cittadini e per ottenere questo risultato accontenta la Lega dando l’ok all’autonomia differenziata.

A proposito, en passant, Lei che cosa pensa di questa autonomia differenziata?

Una volta il Pds, succeduto al Pci, era molto preoccupato dall’azione autonomista della Lega, che ora spinge per l’autonomia differenziata. Come si può pensare di dare piena potestà su certe materie, per esempio trasporti, ma anche sanità? Se lo immagina una cosa del genere in Paesi come la Cina, il Brasile, l’India, dove le regioni sono anche più amie di quelle italiane? Se ne guardano bene dal dare un potere così importante alle singole regioni.
Ma se vogliamo tanto bene all’autonomia, perché non far crescere anche la sussidiarietà verticale?
In quella riforma dell’autonomia differenziata, non c’è un rigo su questo punto.

Come mai a parole il Rosatellum viene criticato e tacciato con i peggiori aggettivi e poi nessuno fa nulla, neanche l’opposizione, per cambiarlo? Come spiega questa conventio ad silentium?

È una conventio ad silentium, ma anche una congiura del silenzio. Loro si dividono le spoglie di un potere che non vogliono mollare, né a destra né a sinistra. Sarebbe ora di rivedere l’articolo 49 della Costituzione, nel senso che porti a garantire una effettiva e reale democraticità dei partiti.
Ora sono quasi tutti personali, c’è addirittura il nome del segretario nel simbolo. Non voglio idoleggiare i partiti di prima, ma almeno si discuteva, si decideva democraticamente, non erano come oggi appendici elettorali di un capo solo al comando. Oggi siamo nell’autocrazia della partitocrazia, e quei flebili segni partitocratici che pure c’erano negli anni scorsi, impallidiscono al
confronto con quanto si vede oggi.

Non le sembra di essere troppo drastico?

No, e le spiego perché. Sa qual è il fenomeno che ormai sta prendendo pericolosamente piede?
Quella che io chiamo la frammistione dei poteri: partiti parlamento e governo, da poteri distinti e autonomi rischiano una specie di emulsione o omogeneizzazione istituzionale: ecco, questo fenomeno è un pericolo per la democrazia repubblicana. Ma voglio aggiungere un’altra cosa…

Mi dica
Il pericolo della frammistione dei poteri l’aveva intuito Leonardo Sciascia, che ho frequentato a lungo al tempo in cui svolgevo attività sindacale in Sicilia. Egli metteva in guardia dal rischio che i tre poteri ( legislativo, esecutivo, giudiziario) si riunissero nella partitocrazia. Invece sono nati e debbono restare separati per garantire equilibrio, equità e democrazia.

Ci faccia qualche esempio di questo fenomeno di frammistione

Basta vedere come si muove il presidente del Consiglio. Prima chi stava a Palazzo Chigi faceva il presidente del Consiglio e basta. Invece l’on. Meloni fa campagna elettorale, scende in campo in prima persona, per una elezione che peraltro non la vedrà sedere sui banchi di Strasburgo. Non è certamente la sola ad avere questo comportamento anomalo con gli elettori, ma lei è attualmente il presidente del Consiglio e non si nota un certo stile istituzionale connesso alla carica, com’era di altri suoi predecessori.

 

Col Rosatellum c’è il rischio di avere un maggior numero di cavalli di Caligola nominati senatori?

In Parlamento ci sono stati e tuttora ci sono singoli eletti con titoli ed esperienze di valore. Ma il rischio che lei paventa c’è, eccome. Per la semplice ragione che i segretari di partito che fanno le liste sono tentati di inserire persone in base più sulla base del criterio di fedeltà al capo che del criterio della capacità e del merito.

Parliamo ora di una notizia clamorosa: la Corte europea dei diritti umani ( Cedu) ha accolto un ricorso presentato dall’ex dirigente radicale Mario Staderini, e altri, contro il continuo cambio di leggi elettorali , che in Italia perdipiù si approvano alla vigilia delle elezioni. Come valuta questa decisione della Cedu? Che effetto potrà avere sulla campagna referendaria del comitato promotore?

È stata la Provvidenza a ispirare la Cedu. Chi conosce l’Europa sa che quando arrivano nei consessi continentali leggi o cose italiane, non ci capiscono bene di che si tratta. O non ci capiscono nulla, in base al pregiudizio che sono “cose italiane”. Sarà uno stereotipo? Forse, ma funziona così. Ricorda lo sketch tra Sarkozy e Merkel? La Cancelliera si chiedeva perché in Italia non si facessero le riforme e il presidente francese rispose: ils sont italiens ( sono italiani).
La Cedu invece ha colto bene il punto: Staderini ha fatto ricorso e loro hanno dichiarato ammissibile la denuncia. Questo fatto ha un valore politico enorme. Non cadrà certo il governo, forse si risolverà con una multa. Ma a noi del Comitato referendario questo gesto della Cedu mette le ali alla nostra campagna contro l’ennesima legge elettorale che priva i cittadini di un loro
diritto

Immagino abbiate già pensato a un modo semplice per far passare il messaggio al cittadino elettore. La materia elettorale può sembrare materia tecnica per specialisti, ma come spiegare alla gente che il rosatellum , dietro l’apparente soavità del nome, in realtà nasconde un sequestro di un diritto fondamentale dell’elettore, e quindi un colpo alla democrazia?

I cittadini sono più informati di quanto si tenda a pensare. In più, basta dare gli strumenti per spiegare come stanno le cose. Il Rosatellum non è un enigma, basta spiegare come funziona e subito spunta la magagna.

Vi aspettate l’aiuto dei media? Delle televisioni? O farete dei tour nel paese, mobilitando i giovani, che sono i più colpiti, almeno gli anziani il diritto di votare i propri rappresentanti in passato lo hanno esercitato.

Noi facciamo un appello ai media, a questi preziosi strumenti di mediazione democratica tra cittadini e vari poteri dello Stato. Ai cosiddetti grandi giornali diciamo: non investite sul potere spicciolo, sui potenti di turno, investite su un’Italia civile e pienamente democratica, su un’Italia che vuole deporre le armi delle divisioni preconcette, delle contrapposizioni ideologiche, del bipolarismo artificiale che non rispecchia anzi comprime le varie voci, e sono tante, della società italiana. Facciamo un appello ai giovani, chiamati a votare con una legge ( Rosatellum) che toglie loro il diritto di scelta. Facciamo appello ai cittadini di ogni colore politico perché, abrogando questa pessima legge, rientrino in possesso di un diritto che gli è stato tolto

 

Mario NanniDirettore editoriale

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