Padre Georg, “Nient’altro che la verità”. Un libro che ha già fatto discutere prima ancora della pubblicazione

Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI, 334 pagine, Edizioni Piemme 2023 è il libro con cui mons. Georg Gänswein, storico segretario di Papa Ratzinger, racconta la storia e la vita di Benedetto XVI, e lo fa questa volta in un saggio a quattro mani con uno dei vaticanisti più stimati e più seguiti oltre Tevere, il giornalista Saverio Gaeta. Un intellettuale della Chiesa contemporanea e un vaticanista insieme, dunque, per una operazione editoriale di grande impatto mediatico e di grande successo popolare.

“Nessuno più del suo fedele segretario particolare, l’arcivescovo Georg Gänswein, -sottolinea Saverio Gaeta– ha conosciuto e sostenuto Benedetto XVI durante tutto il pontificato e il tempo dell’emeritato. L’ininterrotta condivisione della vita in Vaticano, dapprima nel Palazzo apostolico e successivamente nel monastero “Mater Ecclesiae”, gli ha consentito di entrare in piena sintonia con il pensiero e con l’azione di uno dei più colti e teologicamente preparati Pontefici nella storia della Chiesa”.

Il giudizio di Papa Benedetto XVI che ne viene fuori in questo saggio è un giudizio netto, che non lascia in chi legge nessun dubbio di sorta.

 

 

“Queste pagine –scrive mons. Georg– contengono una personale testimonianza della grandezza di un uomo mite, di un fine studioso, di un cardinale e di un Papa che ha fatto la storia del nostro tempo e che va ricordato come un faro di competenza teologica, di chiarezza dottrinale e di saggezza profetica. Ma sono anche un racconto di prima mano che cerca di far luce su alcuni aspetti incompresi del suo pontificato e di descrivere dall’interno il vero “mondo vaticano”.

Diciamolo subito, non ci è sembrato francamente un libro “contro”, un saggio polemico come qualcuno ha voluto fare credere in queste ore, o peggio ancora un atto di accusa contro certo potere Vaticano, anzi tutt’altro.

Nient’altro che la verità è un libro in cui Saverio Gaeta e Padre Georg ricostruiscono nei dettagli più inediti e con grande consapevolezza le fasi più delicate e più difficili della vita Vaticana di questi ultimi anni, basti pensare al triste fenomeno della pedofilia o degli abusi sessuali nel mondo del clero, ma lo fanno con un rispetto quasi sacro verso il mondo della Chiesa che ogni giorno ruota attorno alla residenza papale.

 

 

Alla fine della lettura di questo libro ne viene fuori l’immagine di un Papa, Papa Benedetto XVI,  che non ha mai perso il senso dell’orientamento, di un Papa che pur rinchiuso nella sua nuova dimora dopo aver scelto la via dell’“esilio’’ ha continuato a mantenere rapporti continui con il mondo internazionale della Chiesa, un teologo che ha continuato a studiare nel chiuso delle sue stanze giorno e notte e che ha prodotto montagne di appunti e di riflessioni filosofiche e tutto questo -spiega il suo fedele segretario particolare -lo ha continuato a fare nel servizio esclusivo verso la Chiesa.

Gli anni trascorsi con Papa Ratzinger- confessa Padre Georg– mi hanno permesso di conoscere il vero volto di uno dei più grandi protagonisti della storia del secolo scorso, troppo spesso denigrato dalla narrazione di media e detrattori che lo definirono “Panzerkardinal” o “Rottweiler di Dio” per criticare convinzioni che in realtà non facevano altro che esprimere la sua profonda fedeltà alla tradizione e al Magistero della Chiesa e la difesa della fede cattolica”.

È quasi commovente il racconto intimo che Padre Georg fa del suo Papa.

Quello che si coglie a piene mani dalle pagine del libro è il rapporto affettivo profondo e di grande ammirazione che questo giovane sacerdote tedesco nutre da 20 anni per il Santo Padre, e questo sin dai primi giorni del loro primo incontro in Vaticano.

 

 

Quando, nel febbraio del 2003- racconta Padre Georg– il cardinale Joseph Ratzinger mi chiese di diventare il suo segretario privato, presentando il mio nuovo ruolo nella Congregazione per la Dottrina della fede fece notare che entrambi eravamo solo “provvisori”. Dinanzi allo stupore del personale per questa descrizione alquanto strana, ci spiegò che intendeva rinunciare prima possibile alla responsabilità della Congregazione, dopo aver portato questo pesante fardello per ben due decenni. Questo veniva espresso con la parola “provvisorio”: lui sarebbe stato ancora prefetto per un breve periodo e di conseguenza io, per un medesimo tempo, il suo segretario”.

Eccolo il senso della precarietà che impèra anche in Vaticano, chi l’avrebbe mai immaginato.

 

 

Visto dal di fuori il potere temporale della Chiesa sembra inattaccabile, possente, quasi superbo e inossidabile, mai precario, anzi eterno e proiettato nel futuro. E invece non è così.

Padre Georg lo spiega con una chiarezza assoluta: “In realtà, quell’annunciata provvisorietà divenne per noi una presenza stabile per molti anni, fino alla sua morte. Dal 1° marzo 2003 fui il suo segretario privato per i due anni successivi, mentre era ancora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, fino alla morte di Papa Giovanni Paolo II nell’aprile del 2005. E lo sono rimasto poi per tutti i suoi otto anni di pontificato, fino alla rinuncia nel 2013, e anche successivamente, durante i restanti anni della sua vita come “Papa emerito”.

Ma cosa si impara stando per tanti anni accanto ai Grandi Padri della Chiesa?

Quasi scioccante la risposta che ne dà Padre Georg: “Tanti anni di frequentazione delle gerarchie vaticane mi hanno fatto maturare un preciso convincimento: ciascun membro del Collegio cardinalizio custodisce – nascosta in un angolino della mente e del cuore – la consapevolezza che un giorno Cristo potrebbe chiedergli di assumere il ruolo di suo Vicario sulla Terra”.

Rose e fiori? Guai a pensarlo, la realtà non sempre è come pare.

 

 

Nel contempo- aggiunge Padre Georg– mi sono anche reso conto che – a meno di seri problemi psichiatrici – nessuno dei membri del Collegio cardinalizio ha realmente l’ambizione di sedersi sulla Cattedra di Pietro, ben conscio dell’impegno materiale, e soprattutto della responsabilità spirituale, che tale ufficio comporta ed esige. Di conseguenza c’è la rimozione di qualunque pensiero in merito, agendo anzi in modo da allontanare il più possibile da sé tale ipotesi”.

Ma c’è da fidarsi della verità di Padre Georg?

“Senza nessun dubbio e fino in fondo- assicura il giornalista Saverio Gaeta, che lo ha scelto come suo testimone di proposito e non a caso- La nostra è una narrazione in prima persona, non un libro-intervista, per una precisa scelta ,riportando alla luce quelle considerazioni che nel corso di decine di anni si sono via via cristallizzate nella sua mente e che hanno reso di fatto monsignor Georg Gänswein il più autorevole testimone ed esegeta di un uomo di fede, di un sacerdote secondo il cuore di Dio, di un protagonista della storia dei nostri difficili ed entusiasmanti tempi. Ed è questa l’essenza delle pagine che seguono, sul cui risultato l’unico giudice sarà ciascun lettore”.

Ma Saverio Gaeta spiega anche il perché di questa sua scelta precisa nel voler ripercorrere la vita e la missione pastorale di Papa Ratzinger.

 

 

“Quotidianamente a contatto, nei miei lunghi anni da vaticanista, con il Magistero pontificio dapprima da lui ispirato, sotto san Giovanni Paolo II, e successivamente direttamente enunciato come Benedetto XVI, ho potuto rendermi personalmente conto di quanto l’intera esistenza di Ratzinger sia stata connotata da una coerenza estrema. Di fatto, l’unica sua preoccupazione è stata quella di incarnare in ogni tappa del ministero la piena testimonianza della Verità. E proprio questo ha stabilito il denominatore comune fra lui e monsignor Gänswein, come evidenziato anche dalla concordanza nei loro motti episcopali: rispettivamente, «Cooperatores veritatis» («Collaboratori della verità») e «Testimonium perhibere veritati» («Dare testimonianza alla verità»)”.

E a differenza di tante analisi registrate in queste ore, subito dopo la morte di Papa Benedetto XVI, nel suo libro, Saverio Gaeta fa intendere che presto anche papa Benedetto XVI potrebbe diventare Santo e racconta un aneddoto del tutto riservato e personale che ci riporta come d’incanto a Padre Pio.

“Quando scrissi nel 2010, con il postulatore monsignor Sławomir Oder, la biografia di Giovanni Paolo II Perché è santo, ebbi l’opportunità di consultare le testimonianze riservate offerte da autorevoli personalità ecclesiastiche nel suo processo di canonizzazione. Uno dei più amati figli spirituali di padre Pio da Pietrelcina raccontò una profezia che, negli anni Sessanta, aveva ascoltato da lui riguardo al futuro della Chiesa. Rievocando indirettamente l’incontro che qualche anno prima aveva avuto a San Giovanni Rotondo con Karol Wojtyła, il frate stimmatizzato gli descrisse un Papa polacco che sarebbe stato «un grande pescatore di uomini», seguìto da un Pontefice «che avrebbe ampiamente confermato i fratelli nella fede». E poi in un sussurro soggiunse che ambedue un giorno sarebbero stati proclamati santi”.

 

 

Ma non c’è solo Papa Benedetto XVI in questo saggio di Padre Georg e Saverio Gaeta. C’è molto altro, che riporta per esempio sulla graticola della cronaca l’attualità del Caso- Emanuela Orlandi, a cui i due autori dedicano ben 6 pagine di analisi, da pagina 142 a pagina 147, ed in cui Padre Georg smentisce in maniera categorica che lui abbia mai redatto per Papa Benedetto XVI, così come invece è stato più volte scritto e raccontato, un dossier riservatissimo ed esclusivo sulla vicenda da consegnare al “suo” Papa.

Dubbi, misteri, colpe non punite, testimonianza celate?

Padre Georg riporta la questione Emanuela Orlandi ad un racconto di ordinaria quotidianità, dove spesso i misteri sono stati alimentati dalla frustrazione di non aver capito o scoperto cosa realmente sia accaduto alla ragazza sequestrata e scomparsa.

Non mancano nel libro di Padre Georg i riferimenti allo scandalo dei documenti riservati trafugati nel suo ufficio e consegnati al giornalista Gianluigi Nuzzi che poi ne fece un libro a parte, “Sua Santità”. Eravamo a cavallo tra il 2010 e il 2011.

“Appena sfogliai quel volume, mi resi conto che alcuni dei documenti citati, e addirittura fotografati, non erano passati per altri uffici vaticani se non il mio. Li avevo mostrati al Papa, che vi aveva apposto la sua sigla e indicato come procedere, e li avevo conservati sullo scaffale alle spalle del mio tavolo di lavoro”.

 

 

Ne seguì il processo e quindi l’arresto del maggiordomo personale del Papa, Paolo Gabriele.

“Quella vicenda – ricorda Padre Georg- rappresentò una delle pagine più nere per la nostra famiglia pontificia. Di fatto, la sensazione che conservo ancora oggi dentro di me è quella di essermi trovato nei panni di un padre che non si accorge che il figlio ruba i gioielli della mamma e che, anche quando il furto viene alla luce, non riesce a nutrire alcun sospetto su di lui… Tuttora, se ripenso ai protagonisti di quella triste vicenda, non riesco a staccare da un angolino del cervello l’idea che si sentissero in buona fede. Ma la quantità di azioni negative che furono messe in atto fu indubbiamente qualcosa che si approssima al diabolico”.

La parte più emozionate del libro è stato per noi il racconto delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, la cronaca dettagliatissima di cosa accadde nei giorni precedenti, nei giorni immediatamente successivi, ma soprattutto la mattina in cui il Papa rese nota al Concistoro che aveva appositamente riunito in Vaticano la notizia di voler lasciare la Cattedra di Pietro, e quindi al lancio della prima notizia che la vaticanista dell’Ansa Giovanna Chirri fece direttamente dalla sala stampa vaticana dopo aver seguito in circuito chiuso il discorso del Papa.

Ma Padre Georg provò mai in qualche modo a farlo recedere da quella scelta che pareva così improvvisa e senza senso, ma che per Padre Georg era invece legata soprattutto alle condizioni di salute di Papa Ratzinger?

Padre Georg confessa la sua disperazione, racconta il senso profondo della solitudine che lo colse in quei giorni così complicati e difficili, e ricorda la consapevolezza assoluta, conoscendolo meglio di chiunque altro al mondo- che nulla avrebbe mai fatto cambiare idea al Santo Padre. E da quel momento l’attenzione del mondo interno torna su Piazza San Pietro.

 

 

E poi?

Poi per Padre Georg arriva l’uragano, giorni tristi, giorni di mortificazioni e di solitudine, lui Prefetto della Casa Pontificia viene di fatto estromesso dal suo ruolo, dimezzato, in parte tradito e cacciato:

Al mattino del 22 luglio 2016 attendevo come di consueto Papa Francesco a San Damaso, dove si prende l’ascensore Nobile. Lui scese dall’automobile e subito mi disse: «Ho sentito che lei ha l’appartamento nel Palazzo apostolico». Io precisai che si trattava dell’appartamento del prefetto della Casa pontificia, assegnato temporaneamente a me per ragioni d’ufficio. «Per favore, non ne prenda possesso ora», aggiunse. Quando lo informai che era normale che il prefetto risiedesse lì, per poter svolgere bene il suo compito – poiché, anche se al momento vivevo nel Monastero con il Papa emerito, questa era comunque una residenza provvisoria –, lui replicò: «Attenda, prima devo parlare con i miei stretti collaboratori; non faccia nulla finché non riceverà da me una risposta». La cosa mi dispiacque perché intuii che dietro c’era qualcuno che stava manovrando per appropriarsi di quell’appartamento”.

Ma era già successo di peggio non appena Papa Benedetto aveva appena lasciato la soglia di Pietro.

Lui [papa Francesco] mi guardò con espressione seria e disse a sorpresa: «D’ora in poi rimanga a casa. Accompagni Benedetto, che ha bisogno di lei, e faccia scudo». Restai scioccato e senza parole. Quando provai a replicare, chiuse seccamente il discorso: «Lei rimane prefetto, ma da domani non torni al lavoro». In modo dimesso replicai: «Non riesco a capirlo, non lo accetto umanamente, ma mi adeguo soltanto in obbedienza». E lui di rimando: «La mia esperienza personale è che “accettare in obbedienza” è una cosa buona».

Ma non è tutto. Nel libro di Padre Georg e Saverio Gaeta c’è davvero ancora molto di più di quello che noi oggi abbiamo provato a sintetizzarvi per sommi capi.

 

 

Pino Nano – Giornalista. Già caporedattore centrale Rai

 

 

 

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