“Una sorta di cartina geografica viva, dinamica e parlante del sistema del Potere italiano attraverso le voci dei suoi protagonisti”. L’ultimo libro di Luigi Tivelli, “I segreti del Potere. Le voci del Silenzio” (Rai Libri), appena arrivato sugli scaffali delle librerie, è un saggio che, come recita la copertina, è anche una piccola “Enciclopedia del Potere”, in quanto permette di condurre il lettore passo dopo passo all’interno delle stanze dei più importanti palazzi romani, permettendogli di conoscere e comprendere il sistema del funzionamento delle nostre istituzioni.
L’autore, dopo il suo ultimo libro Memorie di un ragioniere generale tra scena e retroscena pubblicato ad inizio anno e scritto con Andrea Monorchio, storico Ragioniere Generale dello Stato, mette ancora una volta a disposizione dei lettori la sua quarantennale esperienza come consigliere parlamentare e capo di gabinetto, addentrandosi nuovamente nei meandri del potere. Ogni capitolo, attraverso le testimonianze di numerosissimi civil servant, da Giuseppe Ayala a Giuseppe De Rita, da Giovanni Malagò a Paolo Savona, e tantissimi altri “uomini e donne del silenzio” che con dedizione e grande spirito di servizio hanno ricoperto ruoli fondamentali per il funzionamento dello Stato, fornisce un’analisi minuziosa sul sistema dei grandi poteri italiani, in modo particolare quelli riguardanti l’alta amministrazione e le varie istituzioni del nostro Paese.
Ma soprattutto, nel racconto di Tivelli emerge una caratteristica fondamentale che hanno in comune tutti i protagonisti che troviamo nel libro e che accompagneranno il viaggio del lettore: la capacità di queste enormi personalità di rispettare, durante il loro mandato, quel “silenzio istituzionale” che troppo spesso, invece, manca alla classe politica del nostro Paese, sempre più avvolta da quella che lo stesso Tivelli definisce cicaleggiocrazia, ossia quella smania perenne da parte degli attori politici odierni di volersi esporre continuamente a livello mediatico, soprattutto oggi attraverso l’uso dei social, dando luogo ad un quotidiano ronzio dilagante.
Pubblichiamo di seguito uno stralcio tratto dal saggio introduttivo dell’autore: “L’effettivo governo del Paese”.
Per vari aspetti, come detto in precedenza, ci troviamo di fronte ad un libro con vari tipi di filoni auriferi o di “metalli rari”. Il senso della visione internazionale e globale, della collocazione dell’Italia rispetto all’Europa e altri Paesi, emerge dal dialogo con grandi ambasciatori e generali; i punti chiave dell’economia italiana, anche nel quadro degli effetti causati dalla guerra, emergono dalla riflessione di grandi economisti ed esperti. Si comprenderanno i veri nodi del sistema delle istituzioni, nei dialoghi con esperti giuristi e costituzionalisti, in un viaggio ragionato e con le fermate giuste “dentro lo Stato”.
Ripercorreremo (grazie a Giuseppe Ayala) con spunti originali, elementi e notizie mai prima pubblicati, il vero ruolo di uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lo spirito di servizio che li portò all’estremo sacrificio. I problemi aperti tra Stato e società, le vere risorse possedute dalla società italiana e i molti vincoli che la ingessano, emergono dalle considerazioni di un grande sociologo come Giuseppe De Rita, fine conoscitore delle migliori “oligarchie” presenti nello Stato. Si vedrà bene con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il volto della “foresta”, per fortuna non più pietrificata, rappresentata dal sistema bancario e dal suo rapporto con lo Stato.
Nessuno dei protagonisti del libro mostra alcun sintomo delle malattie più diffuse in seno alle classi dirigenti e nel ceto politico del Paese, come il presentismo e l’assenza della memoria storica; il divorzio tra politica e cultura; il rifiuto di una sana cultura del merito. Contro questi mali ho fondato e presiedo la Academy Spadolini, della quale fanno parte, come docenti o componenti dei comitati, molti protagonisti del libro: tutti loro operano con un profondo senso della memoria storica e hanno saputo sposare cultura e alta amministrazione, sulla base di un itinerario nitidamente meritocratico.
È su queste basi che ho selezionato i protagonisti del libro, e mi scuso sin da ora se non ne ho preso in considerazione altri che vi meritavano un posto però i vincoli di spazio ed editoriali non sono certo tali da consentire una più elevata esaustività. Ma ognuno di essi contribuisce a trasformare questo testo in un vero “libro-miniera”, in cui si nascondono non poche pepite. Un “libro-miniera” ma anche un “libro-periscopio”, che scruta il Paese anche a medio lungo termine, con uno sguardo su tutto il “sistema Italia”, senza dietrologie e retroscena inventati, e con meno poteri occulti di quanto comunemente si ritenga.
Ho già descritto le tappe del viaggio negli uffici, negli studi, nei palazzi e in qualche caso nelle belle case dei protagonisti del libro. È stato per me un alimento e un ristoro, una sorta di autoanalisi e rilettura della mia biografia personale e culturale, molto intensa. […]. Alcuni ritratti di questa galleria riguardano figure superspecializzate, ma tutte possiedono anche un autorevole e profondo profilo intellettuale. Io, che superspecializzato non sono, ho cercato di sintonizzarmi di volta in volta: con gli economisti Antonio Patuelli, Beniamino Quintieri, Paolo Savona e altri, ho attinto all’essere un praticante di lungo corso della politica economica; con i giuristi Carlo Malinconico e Gabriella Palmieri Sandulli mi hanno aiutato la comune formazione e l’esperienza di legista.
Con Giuseppe De Rita mi sono avvalso della sensibilità sociologica oltre che politologica. Con Leonardo Tricarico e Claudio Palomba mi sono confrontato con il punto di vista delle forze armate e dei prefetti sui problemi del Paese. Il senso profondo della questione fiscale emerge nel dialogo con Maurizio Leo, autore e prossimo esecutore della riforma approvata dal Parlamento. E così il peso e il ruolo del mondo dello sport, attraverso il suo massimo esponente, Giovanni Malagò.
Nell’incontro con Ginevra Cerrina Feroni mi hanno molto aiutato l’esperienza di consigliere parlamentare e la sensibilità per i profili e i valori costituzionali. Di Giampiero Massolo e della sua larghissima visione, dalla diplomazia alla sicurezza, sono note le caratteristiche. Nelle conversazioni, l’esercizio del potere è trattato con la delicatezza e l’eleganza del guanto di velluto, ma si intuisce il pugno di ferro necessario per affrontare i problemi con i quali si cimentano ogni giorno. […] Più è elevata la seria e rigorosa professionalità più si tende a privilegiare tutte le volte che è opportuno il silenzio, rispetto alla tendenza a fare facili dichiarazioni, mentre invece i tanti esponenti della “mediocrazia” (come direbbe Giuseppe De Rita) o “dilettantocrazia”, più hanno visibilità e consenso nella schiera della “cicalecciocrazia” più contribuiscono freneticamente e ossessivamente al continuo vociare alimentato dal gioco di specchi tra stampa e politica. Un cicaleccio che seppur poco considerato dai media e dall’opinione pubblica non smette di creare problemi e criticità nel difficile quadro politico del Paese. La cui ultima conseguenza è lo scollamento tra classe politica e cittadini, che ha avuto come suo prodotto finale l’astensionismo maggioritario che ha coinvolto le regionali e le amministrative del 2023.
Francesco Spartà – Funzionario, giornalista pubblicista e Tutor Accademico presso Luiss Guido Carli