Ecco la magia della Biblioteca Casanatense di Roma e la sua sfida all’era digitale

Intervista alla Direttrice Lucia Marchi su uno dei grandi gioielli culturali della Capitale e del mondo

Mercoledì 29 marzo a Roma cerimonia solenne nella Biblioteca Casanatense, cuore storico della Capitale, che riapre i suoi percorsi espositivi e culturali al mondo esterno e lo fa con lo stile sobrio autorevole e carismatico di Lucia Marchi, la direttrice, che di questa Biblioteca è anima mente cuore e corpo.

La forza delle idee/tiene in vita l’esistenza/e rende possibile/il rinnovarsi delle generazioni/mediante i percorsi della conoscenza”. Bellissima come concezione ideale, ma tutto questo è ancora più vero e più attuale quando si entra per la prima volta nella Biblioteca Monumentale Casanatense di Roma dopo gli ultimi lavori predisposti e fortemente voluti dalla sua direttrice, l’instancabile Lucia Marchi, intellettuale poliedrica ed eclettica, e che mercoledì prossimo 29 marzo saranno ufficialmente “raccontati” al mondo internazionale della cultura.

Di questa Biblioteca non solo è l’anima il cuore la mente e il corpo, ma molto di più e molto altro ancora, quando ripete che per comprendere la vastità del patrimonio bibliografico e documentario è utile rileggere il distico del teologo padre Giacinto Serry, presente nel Salone monumentale, “che, enumerando una quantità di volumi, «mille libros», ci dà l’impressione di una biblioteca straordinaria, dove l’aspirazione nei meandri della conoscenza è radicata nella natura umana”.

 

 

Parliamo dunque di una delle Biblioteche più famose d’Europa e più conosciute al mondo.

Lucia Marchi nel volume che ha appena dato alla luce e che rimarrà pietra miliare della storia della Biblioteca per i prossimi lunghi anni certamente, ci dà il senso, la dimensione e il peso del prestigio di questa sua creatura, perché se è vero che la biblioteca nasce quando lei non era ancora nata è anche vero però che la Biblioteca sotto la sua guida e la sua direzione è diventata oggi nei fatti il fiore all’occhiello della storia culturale italiana.

Una biblioteca che non è solo un memoriale di libri, o un monumento di carta e di documenti inediti e preziosissimi, ma uno scrigno di emozioni di ricordi di passati e di presenti che sono la storia stessa di ogni Paese e di ogni continente.

Quanto orgoglio nelle parole di Lucia Marchi: “La Biblioteca Casanatense conserva e rende disponibili alla consultazione circa 450.000 volumi, di cui 6.300 manoscritti, per lo più di grandissimo pregio, 2.200 incunaboli 120.000 volumi a stampa pubblicati a partire dal 1501 fino al 1830, e circa 300.000 testi moderni comprensivi di testi in digitale; circa 30.000 incisioni; circa 2.000 opere di musica a stampa e 1.700 manoscritte inerenti sia musica teorica sia pratica”.

Tutto questo pareva un sogno irrealizzabile quando il 3 novembre 1701 -grazie al mecenatismo del cardinale Girolamo Casanate (1620 – 1700) la Biblioteca venne aperta al pubblico dai padri domenicani del tempo, ed essendo una delle prime biblioteche del mondo moderno a consentire l’accesso a chiunque fosse in grado di leggere e di scrivere, in breve tempo si affermò come un centro culturale di enorme prestigio nella città di Roma. E invece il sogno diventa realtà.

 

 

“Qui alla Casanatense – esulta Lucia Marchi con questa sua verve che sprizza immensa vivacità culturale – i libri, pur essendo gli attori principali, da sempre convivevano in maniera osmotica con le collezioni antiquarie e scientifiche acquisite nei secoli diciottesimo e diciannovesimo. Proprio questo profondo legame tra i diversi fondi posseduti costituiva la peculiare identità di questa prestigiosa istituzione. Persino Napoleone Bonaparte, nel periodo romano, ne era rimasto affascinato, tanto da dichiarare di considerarla seconda solo alla Biblioteca di Parigi”.

Di quali Fondi parla Direttrice?

“Tanti, uno più prezioso e più importante dell’altro. Fra i tanti il fondo Baini, il fondo Paganini, il fondo Compagnoni- Marefoschi, l’archivio Sgambati e il fondo Costaguti-Servanzi; drammi, commedie e libretti musicali per circa 8.000 esemplari; oltre 70.000 esemplari di editti e bandi pontifici, dall’inizio del XVI secolo al 1870”.

Un Fondo più prestigioso dell’altro!?

“Sono diversi i fondi che per importanza e quantità rendono peculiare il patrimonio casanatense. Quelli musicali, ricchi di spartiti manoscritti e a stampa ma anche di documenti e testimonianze dell’attività dei musicisti, come il fondo Baini, il fondo Paganini, il fondo Respighi, il fondo Compagnoni- Marefoschi, l’archivio Sgambati e il fondo Costaguti-Servanzi, già citati. Il fondo teatrale composto da circa 8.000 pezzi comprendenti commedie, drammi, ma anche libretti per melodrammi. L’enorme raccolta di stampe e disegni acquisiti fin dai primi anni di esistenza della biblioteca, e incrementati nell’800 dal lascito dell’abate Antonio Riccy e dall’accordo con la Calcografia Camerale. Infine, il fondo editti e bandi dello Stato Ecclesiastico (comprendente anche bolle, brevi, chirografi, privilegi ecclesiastici) con oltre 70.000 pezzi copre un arco temporale che va dall’inizio del 1500 al 1870.”

 

 

Ma qui esiste anche interessante collezione di periodici?

“Conserviamo oltre 2.000 testate di periodici (220 correnti), fra cui giornali romani e dello Stato pontificio; circa 1.200 trattati e repertori di araldica anche fra i manoscritti; e fondi fotografici. La Biblioteca ogni anno continua la ricerca e l’acquisizione di volumi per arricchire le collezioni possedute orientandosi sulle nuove ma anche volgendo l’attenzione sul mercato antiquario. Fin dal Rinascimento, in realtà, l’istituzione biblioteca veniva considerata un museo della conoscenza, nel quale il patrimonio librario aveva una connessione con le varie raccolte antiquarie, che comprendevano opere d’arte, strumenti scientifici, reperti archeologici e numismatici, in modo da divenire una testimonianza dell’epoca da tramandare alle generazioni future per mantenere viva la fiamma della conoscenza”.

 

 

È vero che andò tutto liscio, fino ad un certo punto?

“Ricordo solo che ad interrompere questa virtuosa propagazione della cultura sarà in primis la legge sulla soppressione delle corporazioni religiose di Roma, emanata dallo Stato italiano nel giugno del 1873, all’indomani dell’avvento di Roma capitale del Regno, per cui le biblioteche romane si trovano coinvolte nell’assetto organizzativo che conduce ad un principio di razionalizzazione tipologica dei contenuti, dove le collezioni librarie vengono distinte dalle raccolte antiquarie”.

Ma forse non solo questo?

“Posso aggiungere che successivamente, le progressive e sensibili diminuzioni di risorse finanziarie ed endemiche riduzioni di personale, hanno impedito nel tempo una piena fruibilità delle raccolte antiquarie”. Il momento è così solenne per la Biblioteca romana che Lucia Marchi, nobildonna d’altri tempi, non si sottrae al ricordo di chi prima di lei di questa Biblioteca è stata una vera “musa vivente: “E’ doveroso ricordare, vista la coincidenza storica dei centocinquant’anni dal passaggio delle Biblioteche allo Stato italiano con l’attuale annualità 2023, la recente opera colossale della direttrice emerita della Casanatense Angela Cavarra , Cronaca Casanatense: centocinquant’anni di gestione laica, ove è magistralmente annoverato in maniera scientifica e avvincente l’operato dei tanti direttori laici avvicendatisi al governo dell’istituzione dall’alba del passaggio allo Stato fino ai giorni odierni”.

Qual è la cosa che oggi la rende più fiera?

“Non tutti lo sanno, ma La Cronaca ci sottolinea che da circa otto decenni la direzione è stata prettamente gestita al femminile e ciò evidenzia l’evoluzione dei tempi”.

 

 

Nel suo saggio lei parla del 2023 come di un Anno Speciale, perché?

“Perché è l’anno in cui la Biblioteca inaugura i percorsi della conoscenza, ovvero gli itinerari che ripartendo dalle origini hanno voluto riannodare il passato con il presente e riconnettere le diverse e caratteristiche tipologie di collezioni presenti secondo le volontà di coloro che l’avevano voluta e realizzata come un’enciclopedica libraria. Qui da noi alla Casanatense si possono trovare coniugati insieme non solo i patrimoni bibliografici e archivistici ma anche le realizzazioni degli studi in tutti i settori dello scibile umano, secondo i dettami dell’età dei lumi”.

Finalmente una biblioteca senza scale, si può tradurre così il futuro di questo scrigno di cultura?

“Assolutamente sì, questo va detto con grande chiarezza. Per proiettare questa superba istituzione nel futuro sono state messe in opera le migliori tecnologie innovative affinché fossero completamente abbattute le barriere fisiche e cognitive, in linea con quanto indicato dalle direttive nazionali ed europee.

In che senso Direttrice?

“Nel senso che i nuovi percorsi della conoscenza della Biblioteca Casanatense nel terzo millennio saranno percorribili da tutti nessuno escluso, in quanto, malgrado la storicità del palazzo, sono state innovate secondo le recenti norme tutte le tipologie di sistemi di sicurezza, ed è stato anche rinnovato l’impianto elevatore che dall’entrata sita su Via di S. Ignazio 52 porta ai piani dell’istituto, e, in particolare al II piano dedicato al pubblico”.

 

 

Scopro che avete pensato anche ai non vedenti?

“Le dico solo che grazie alla stipula di una convenzione tra la Biblioteca Casanatense e l’Azienda di servizi alla persona disabile visiva S. Alessio – Margherita di Savoia, unica finora nell’ambito delle biblioteche pubbliche statali, che ha come obiettivo lo sviluppo di progetti inclusivi, attraverso l’inserimento del sistema di lettura Braille, con l’intento di permettere l’accesso ai testi e/o ai cataloghi digitalizzati delle opere presenti nella Biblioteca, si potrà permettere la lettura a tutti”.

 

 

Tradizione e modernità insieme, un bel binomio!?

“Se viene le faccio vedere che nei percorsi della conoscenza i pannelli riepilogativi lungo gli itinerari saranno dotati di codici QR in modo da poter essere leggibili non solo in italiano ma anche in varie lingue. La nuova denominazione Ministero della Cultura ha reso più chiara la missione che è essenziale cogliere”.

E cioè?

“La costruzione di una rete che colleghi inscindibilmente le testimonianze materiali e immateriali del passato e del presente, affinché le meravigliose bellezze che custodiamo nei nostri variegati istituti riportate alla luce, grazie anche all’utilizzo delle sempre più innovative tecnologie di digitalizzazione, di comunicazione e di fruizione continuino a stimolare la voglia di conoscenza nei visitatori e negli studiosi del futuro. La mia ambizione principale oggi è che tutto questo possa contagiare ancora più persone, anche grazie al contemporaneo utilizzo dei social, che allargano gli orizzonti giungendo ovunque e connettendo tutti in maniera virtuale, oltre che in presenza”.

Vedo che lei crede molto nei social

“Glielo spiego meglio, in questo modo: coniugando insieme tutela, ricerca e valorizzazione si può permettere un’eccellente vista dei nostri unici e meravigliosi patrimoni culturali, con la certezza che la luce della conoscenza continuerà ad affascinare anche le generazioni di domani. Ma le dirò di più: tutto questo sono certa sarà presto una realtà di fatto grazie sia ad un’efficace narrazione di questi percorsi scevri principalmente di barriere materiali ed immateriali, che all’utilizzo delle sempre più innovative tecnologie aperte alla sostenibilità, che ne permettono anche una visione virtuale ancora più globale”.

 

 

Mi trovi uno slogan che mi condensi questo suo mondo…

“Cos’è, una provocazione? Ma lei si guardi attorno, e toccherà con mano che la Casanatense, secondo le più moderne teorie di economia solidale, è il luogo adatto per la costruzione del sapere. Ma anche per la circolarità dei saperi, perché è in grado di coniugare esperienze visive e tattili con la lettura e lo studio di volumi, incisioni e documenti di varie tipologie. La ricchezza dell’ingente patrimonio bibliografico/archivistico e la preziosità dei beni architettonici, iconografici, artistici e museali sono accresciuti dalla presenza di un fattore aggiuntivo fondamentale: quello umano che accoglie studiosi e visitatori di ogni parte del mondo con professionalità e dedizione”.

Nel suo libro lei la definisce addirittura un “Luogo dello spirito”

“Tutto quello che vede, tutto quello che le ho detto, rende questa Biblioteca un rilevante centro di conoscenza e di cultura inserito pienamente anche nel percorso turistico della città di Roma vista la particolare posizione inserita nella cosiddetta insula sapientiae. Un luogo dello spirito, assolutamente sì. Questi luoghi dello spirito sono ancor più essenziali nel nostro mondo iperconnesso, dove tutti sappiamo tutto ciò che accade in qualsiasi parte del mondo e/o possiamo arrivare ovunque solo con un clic, ma soprattutto servono per una pausa di silenzio.

Qui bisogna lasciarsi abbacinare dalla luce della conoscenza, e che è verificabile anche materialmente dal chiarore che emanano le ampie vetrate del Salone monumentale e delle Sale di lettura della Casanatense. Luce in grado di illuminare il pensiero nella libertà di scelta sul percorso fisico o spirituale che ognuno voglia intraprendere, dando la sensazione di essere in una sorta di Paradiso ove non esiste tempo e spazio ma unicamente una fascinazione di emozioni. Un luogo da preservare e soprattutto da visitare e frequentare”.

Ancora complimenti, Direttrice. E lunga vita alla Casanatense, perché il nostro futuro è conservato qui tra queste mura”.

 

 

All’evento di giovedì 29 marzo, dopo i saluti istituzionali dell’on.le Federico Mollicone, pdella Commissione Cultura della Camera dei deputati,  e della dott.ssa Paola Passarelli, Direttore generale Biblioteche e Diritto d’autore, interverranno come relatori: il prof. Andrea Bixio, professore straordinario dell’Università della Sapienza, e il dott. Marco Guardo, direttore della Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana. Nell’occasione sarà presentato al pubblico il nuovo percorso museale che si snoda dalla Sala del libro fino al Salone Monumentale per congiungersi al percorso bibliografico, grazie all’installazione di una contemporanea opera creata dallo scultore Serafin Santibañez Reigadas, che incarna l’identità secolare e, allo stesso tempo la moderna essenza casanatense, mostrando il cardinale Girolamo Casanate, fondatore della Biblioteca.

 

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