Come difendere i settori strategici italiani. Il punto di Praexidia

Fondazione Praexidia ha riunito rappresentanti delle istituzioni, dell’industria e del mondo accademico per discutere come rafforzare la sovranità tecnologica e industriale italiana e proteggere i settori strategici

In un contesto globale segnato da instabilità, competizione tecnologica e ridefinizione degli equilibri economici, la Fondazione Praexidia ha riunito istituzioni, imprese e analisti per discutere il futuro dei settori strategici nazionali soggetti al Golden Power. Il convegno “Presidio dei Settori Strategici: Golden Power e Scenari Geopolitici” ha offerto un confronto serrato su difesa, aerospazio, tecnologie dual use, infrastrutture critiche, energia e biotecnologie — con un’attenzione particolare alle Pmi, “vero presidio del tessuto industriale italiano”.

Presidio dei settori strategici

Ad aprire i lavori è stato Pierluigi Paracchi, presidente della Fondazione Praexidia, che ha ricordato come “gli ultimi cinque anni siano stati straordinari”, segnati prima dalla pandemia e poi dall’invasione russa dell’Ucraina. “Questi eventi hanno cambiato non solo la percezione della sicurezza, ma la sicurezza stessa — con un impatto diretto anche sull’economia”. Praexidia, ha spiegato Paracchi, nasce “per stimolare la crescita dei settori strategici e garantire che restino in linea con gli strumenti del Golden Power”. Il presidente ha citato un’analisi sugli investimenti privati degli ultimi venticinque anni: “Su 5000 operazioni di private equity, due terzi hanno portato a un cambio di proprietà con acquirenti non italiani. In alcuni casi non è un problema, ma in settori come la cybersicurezza lo diventa eccome”. Da qui l’urgenza di “creare un sistema che consenta all’Italia di crescere e sviluppare i propri asset strategici in modo stabile.

Un nuovo modello di Difesa

“Viviamo in una nuova epoca”, ha osservato Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa. “Oggi la sicurezza va ben oltre i confini tradizionali del mondo militare: pensiamo alla disinformazione. La Russia sta conducendo una guerra cinetica in Ucraina e una non cinetica in Europa”. Per Perego, l’industria della difesa deve imparare a correre più veloce: “La lezione ucraina è che il ciclo di vita dei droni si misura ormai in settimane, non in anni. Serve snellire il procurement e reagire più rapidamente alla domanda di tecnologia”. Il sottosegretario ha anche ricordato che “l’industria della difesa oggi è caratterizzata tanto di grandi gruppi prime contractor quanto di una rete di piccoli fornitori e Pmi che vanno valorizzati”.

L’ordine mondiale è saltato

Sul piano geopolitico, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ha offerto una riflessione disincantata. “Gli Stati Uniti non possono fare la guerra, sono in una sorta di guerra civile virtuale. Mancano munizioni e riducono le forniture all’Ucraina per poter difendere sé stessi”. Caracciolo ha descritto un mondo in accelerazione, in cui “il gap tecnologico tra Usa e Cina cresce, e l’Europa resta culturalmente un follower”. Per l’Italia, tuttavia, ha indicato un possibile vantaggio competitivo: “Abbiamo una tradizione industriale solida e una manodopera qualificata, riconosciuta e invidiata. Questo è un punto di forza che non dobbiamo disperdere”.

Consolidare la filiera

Giuseppe Orsi, già amministratore delegato di Finmeccanica-Leonardo e AgustaWestland, ha rilanciato l’importanza di un “sistema industriale nazionale integrato”. “L’industria della difesa italiana è un partner credibile a livello internazionale, ma deve presentarsi unita. Serve consolidare la catena dei fornitori, ancora troppo frammentata, e verticalizzare prodotti e azionisti”.

Rafforzare l’autonomia industriale

Un concetto condiviso anche dal generale Luca Goretti, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare: “Per troppo tempo abbiamo vissuto una competizione interna sterile tra industrie nazionali, dimenticando che il mondo stava cambiando. Oggi abbiamo il dovere di dare stimoli nuovi, soprattutto alle realtà emergenti. Praexidia può essere uno strumento utile a garantire alle imprese nazionali una crescita autonoma”.

Rendere più competitive le nostre imprese

Allargando la prospettiva al contesto europeo Giulia Pastorella, deputata e membro della IX commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni, ha sottolineato come: “Tutti gli Stati stanno adottando misure di tutela, rallentamento o divieto in certi settori. Si parla molto di reshoring, ma forse dovremmo puntare sul friend-shoring, costruendo catene di fornitura in Paesi amici”. Pastorella ha ricordato il regolamento europeo 452/2019 sul controllo degli investimenti esteri, ma ha invitato a non limitarsi alla logica del blocco: “La vera risposta è la produttività, la competitività e la capacità di innovazione. Se rafforziamo questi tre pilastri, gli investitori stranieri vorranno restare e non avranno interesse a portare via le nostre tecnologie”.

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