Un termine sempre più presente nella nostra quotidianità è la ‘transizione ecologica’, tra i pilastri portanti degli obiettivi dell’UE per il 2030. Come è noto, l’Agenda europea per lo Sviluppo Sostenibile è un programma ‘d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità’. Oggi l’attenzione è rivolta in particolar modo all’adeguamento energetico e ai sistemi da adottare per aggiornare gli edifici.
Quali? Un esempio concreto è l’utilizzo della bioedilizia. «Negli ultimi due anni il settore delle costruzioni ha trainato il Pil e l’occupazione», specifica Igor Michele Magini (ANCE). Infatti secondo i dati del centro studi dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, più di un terzo dell’aumento del Pil 2022 è legato alla crescita del settore. Un comparto che purtroppo oggi sta soffrendo per la chiusura degli ecoincentivi, e soprattutto per la mancata restituzione dei crediti già acquisiti. Con il silenzio di una parte dell’Europa e con l’altra parte che grida all’ecologico.
Ma cosa è la bioedilizia?
Il termine è usato per indicare certe modalità di progettazione, costruzione e gestione di un edificio volte a preservare l’ambiente riducendo l’impatto negativo su quest’ultimo. In parte si tratta di materiali con cui l’uomo si è sempre confrontato sin dall’inizio dei tempi: paglia, legni, sughero, gesso ecc…
Fino ad arrivare ai nuovi materiali bioplastici. Un esempio sono i fogli termoformabili con caratteristiche di elevata malleabilità, resistenza e la possibilità di essere riciclati. Ma sono soprattutto i benefici ambientali derivanti dall’utilizzo di risorse rinnovabili. La produzione non è figlia di sprechi energetici tossici come non lo è lo per lo smaltimento di questi materiali. Il rovescio della medaglia è il conto salato da pagare. I costi di produzione e acquisto, la messa in opera da parte di personale formato e competente e infine gli scarsi o completamente assenti eco-incentivi.
Se invece andiamo alla voce transizione ecologica, la musica cambia poco. La Treccani riporta questa definizione: ‘processo tramite il quale le società umane si relazionano con l’ambiente fisico, puntando a relazioni più equilibrate e armoniose nell’ambito degli ecosistemi locali e globali’.
Ma l’architettura delle nostre città, l’antropizzazione dell’ambiente circostante e, soprattutto, lo stato in cui versano molti edifici, rendono quasi impossibile intervenire nei tempi dettati dall’Europa ‘verde’. Una svolta è necessaria, anche per le recenti calamità che si sono abbattute nel nostro Paese. L’Europa unita se vuole veramente un cambiamento in senso ecologico deve incentivare l’edilizia e soprattutto le aziende che produco materiali bio-compatibili.
In definitiva sarebbe un mondo green, un paesaggio a misura d’uomo e dell’ambiente. Con le automobili che sfruttano la corrente, edifici ricoperti con il verde verticale e le fabbriche che espellono fumi bianchi. Ma il costo? Ad oggi troppo elevato.
Elio Nello Meucci – Giornalista