Se non ricominceremo a fare figli, o se rifiuteremo di colmare la voragine demografica che incombe sull’Italia, anche da noi avverrà quel che sta avvenendo nel Giappone. Che sul nostro pianeta è il Paese più anziano che ci sia, visto che più di un nipponico su 10 è ultraottantenne, che tre su 10 hanno più di sessantacinque anni, che anno dopo anno le nascite toccano il minimo storico, e dai 126 milioni di abitanti del 2020 la popolazione complessiva potrebbe scendere nel 2070 a soli 87 (https://www.ipss.go.jp/pp-zenkoku/e/zenkoku_e2023/pp2023e_PressRelease.pdf). Il risultato è che in molte città e villaggi di provincia ci sono aree piene di case abbandonate e in rapida e progressiva distruzione. Ci abitavano i vecchi, che poi sono morti, e i figli le lasciano crollare. Le chiamano akiya, “case fantasma”, sono quasi quattro milioni di immobili abbandonati e senza destinazione d’uso.
E non è detto che questo non possa essere anche il nostro destino: nella classifica del cosiddetto “inverno demografico” subito dopo il Giappone ci siamo noi italiani.
Una su sette è una “casa fantasma”
Un recente studio del governo nipponico, dello scorso aprile, non lascia dubbi. Nel 2023 le case sfitte censite erano in tutto poco meno di 9 milioni, ovvero quasi il 14 per cento del patrimonio residenziale dell’Arcipelago. In pratica una casa su sette non è usata, e certamente anche per lo spopolamento delle prefetture (le province) periferiche e più remote, lontane dalle metropoli. Metà di questi 9 milioni di abitazioni sono in vendita, e quasi 400mila sono ad uso stagionale o saltuario.
Il che significa, è la conclusione della ricerca, che 3.850.000 immobili sono abbandonati o senza destinazione d’uso. Il doppio rispetto a trenta anni fa. Di questo passo, si calcola, nel 2040 la superficie residenziale “fantasma” sarà equivalente alla superficie dell’Austria.
Tetti cadenti e rampicanti
La maggior parte stanno nei villaggetti di campagna e dispongono anche un terreno coltivabile, ma ce ne sono tante anche nei centri abitati (o disabitati, se si può dire), specie nei cosiddetti danchi, i complessi edilizi pubblici o semipubblici costruiti per la classe media nelle aree urbane nel dopoguerra. Moltissime delle case isolate, comunque, non hanno nessuna manutenzione, tetti cadenti, sono coperte di rampicanti, mura mezzo rovinate, colonne portanti di legno mangiate dalle termiti. Spesso qualcuno ci scarica davanti rifiuti o materiali di scarto, oppure qualche teppista gli dà fuoco o rompe le finestre.
Erano le case abitate dagli anziani, che giorno dopo giorno muoiono e le lasciano, o vanno in casa di riposo e le abbandonano, o vanno a vivere con i figli. I figli, sempre più sparuti numericamente, non hanno tempo o risorse per curarle, ristrutturarle è costoso, demolirle anche. Venderle? È quasi impossibile, perché non hanno un mercato reale, perché nessuno è interessato a comprarle. E giorno dopo giorno vanno a pezzi.
Eredità non dichiarate
Nessuno è interessato a comprarle anche per ragioni familiari e diciamo “legali”: passaggi di eredità non dichiarati o incerti, mancate occupazioni, controversie familiari che rendono oscura la proprietà di un’immobile. Ma ci sono anche aspetti culturali, perché a quanto pare in Giappone c’è molta riluttanza (superstizione…) a comprare o a entrare in una casa dove sia stato commesso un omicidio, un suicidio o dove una persona anziana è morta in solitudine.
Più facile limitarsi a pagare le tasse immobiliari e chiuderla lì. Anche perché secondo la legge le autorità locali non hanno la possibilità di intervenire direttamente, e naturalmente riluttano a spendere risorse pubbliche per buttare giù gli immobili abbandonati.
Il governo nazionale e le municipalità stanno cercando di correre ai ripari. Ci sono misure di incentivo per la natalità, ma per ora con modesti effetti. Si cerca anche di aumentare il numero di lavoratori stranieri, che sono molto pochi rispetto a quanto avviene in altri Paesi, a causa di una lunga tradizione di chiusura, alle norme iper-restrittive che rendono difficilissima l’immigrazione legale o clandestina, e una cultura “insulare” poco aperta all’esterno.
E si è pensato anche di varare una legge che consente ai funzionari comunali di chiedere ai proprietari delle abitazioni sfitte di tenere in ordine i loro immobili, pena l’imposizione di imposte severe per chi non le ristruttura o non le demolisce.
Prezzi superscontati
E c’è anche chi ha pensato di varare massicce campagne di vendita di questi immobili a prezzi superscontati, un po’ sulla falsariga di quanto fanno molti Comuni in Italia con le case messe in vendita a “un euro” simbolico (ma che poi bisogna mettere a posto e abitare).
I prezzi sono un po’ più alti di un euro, ma ci sono occasioni per tutti i gusti. Ci sono un mucchio di siti internet dove è possibile consultare gli annunci, come hanno fatto le città di Yokosuka, Tochigi e Nagano. Okutama, una località a ovest di Tokyo le dà del tutto gratis dal 2018 (ma bisogna avere un figlio e risiedere per un tot di anni). Toyoshima-ku offre fino a 200mila yen (2000 euro circa) a chi ristruttura, la prefettura di Hyogo offre a certe condizioni addirittura la metà dei costi.
Roberto Giovannini – Giornalista