L’attacco di Hamas ad Israele riporta la situazione mediorientale ai tempi bui di un passato di tensioni e di guerre. Dopo il secondo conflitto bellico, lo scacchiere geopolitico mediorientale subiva delle trasformazioni. Il tramonto del colonialismo, il sorgere di una classe dirigente locale che rivendicava spazi di indipendenza e di gestione delle ricchezze naturali rispetto a nuove pretese di sfruttamento. Si affermavano i nazionalismi, le autocrazie in continue sfide fra loro per la supremazia. Le antiche potenze coloniali si assicuravano attraverso accordi diplomatici la presenze di gruppi imprenditoriali importanti. Nello sfondo, i difficili rapporti tra Israele e Palestina. Storie di guerre e di “negazione” alla esistenza dello Stato ebraico. Sfuggono alcuni dati dell’aggressione di Hamas. Una invasione e operazione “in grande stile” che certamente ha avuto un lungo periodo di gestazione, che stranamente nessuno ha rilevato in un area affollata di servizi segreti anche occidentali. Qualcosa sfugge di tutta la vicenda. Infatti sembrava che si fosse raggiunto un equilibrio tra Israele e Palestina, quando a giugno Netanyahu aveva dichiarato che i due Paesi dialogavano per trovare un accordo sul gas dei grandi giacimenti di fronte a Gaza da sviluppare con il consenso dell’Egitto. Un dialogo – si disse- che si inseriva negli sforzi esistenti tra Israele, Egitto e Autorità palestinese, focalizzati sullo sviluppo economico della Palestina. Rimaneva l’incognita di Hamas. A pochi mesi da quelle dichiarazioni l’aggressione di Hamas contro Israele. L’Arabia Saudita è potente, sostiene l’economia egiziana , in fallimento, malgrado i giacimenti di oro blu scoperti dall’Eni, ha sostanziosi investimenti sia in Africa che in Occidente e porta avanti un processo di modernizzazione e laicizzazione in tutta la regione. L’Iran non vede con favore la politica del principe saudita Salman e sostiene i movimenti fondamentalisti come Hamas e Hezbollah. L’Arabia stava scrivendo una pagina