Presentato ieri, nella splendida cornice della Sala della Regina di Montecitorio, il volume «La crisi della Repubblica nel carteggio. Andreotti-Cossiga. I, 1985-1990», curato da Luca Micheletta con prefazione di Giuliano Amato. Un’opera imponente, per spessore storiografico e densità umana, che raccoglie le lettere intercorse tra due fra i massimi protagonisti della vita politica italiana nel secondo dopoguerra.
Un carteggio che, come ha sottolineato il curatore, restituisce non soltanto l’intreccio complesso tra Presidenza della Repubblica e Presidenza del Consiglio, ma anche la tensione dialettica – a tratti struggente – tra due uomini che, pur nella differenza di temperamento, condivisero un’etica della responsabilità nutrita di cultura cattolica, memoria storica e senso delle istituzioni.
La trama

Nel vivo della crisi della Prima Repubblica, mentre crollava il Muro di Berlino e l’Italia si confrontava con nuove incognite geopolitiche, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga si scrivevano con assiduità. Il tema cruciale – chi comanda davvero e in che modo – percorre ogni riga: tra il Quirinale e Palazzo Chigi si consuma un confronto costituzionale serrato su decreti legge, comando delle forze armate, amnistie, Consiglio supremo di difesa e perfino sulla delicata questione del potere di grazia.
Dalle lettere emerge un Cossiga lucido ma tormentato, capace di slanci e provocazioni, a tratti teatrale, sempre animato da un desiderio di chiarezza normativa e rigore costituzionale. Andreotti, invece, risponde con la pazienza del mediatore, l’ironia del navigato e il disincanto del sopravvissuto: nella sua imperturbabilità si legge la consapevolezza di un mondo in lento disfacimento.
La prefazione di Giuliano Amato
Il carteggio, come ha notato Giuliano Amato nella sua prefazione, ha il merito di documentare con rigore l’evoluzione del ruolo presidenziale, evidenziando i limiti e le potenzialità del Capo dello Stato in un sistema che andava incrinandosi. Ma al di là del giurista e del politico, a colpire è l’intimità di certi scambi: il dono di un televisore da parte di Cossiga ad Andreotti, per «seguire le esternazioni presidenziali», oppure il dolore per l’incrinarsi del loro rapporto personale, a riprova che la crisi della Repubblica fu, prima di tutto, crisi di uomini.
Accanto a studiosi e costituzionalisti, alla presentazione erano presenti figure del mondo politico e istituzionale, a testimonianza della perdurante attualità di un confronto che, pur datato, continua a interrogare le democrazie contemporanee sul senso del potere, sulla responsabilità pubblica e sulla fragilità delle istituzioni.
Dopo i saluti iniziali del Vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, sono intervenuti Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto Luigi Sturzo; Luigi Zanda, già senatore; l’ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli e il curatore Luca Michelotta. Ha moderato l’incontro il presidente del centro studi Giulio Andreotti, Serena Andreotti.
Simone Massaccesi – Giornalista