«Mi chiamo Davìd Parenzo e sono EBREO». Il giornalista, volto televisivo de La7 con il pregio di essere anche penna brillante, ha messo in scena in anteprima al teatro Parioli uno spettacolo semplice quanto riuscito. Molto. E inizia così la sua rappresentazione.
Parenzo ha fatto un’operazione verità sull’ebraismo tra miti, usi, costumi, tradizioni e significative incursioni in quel Grande Libro che anche noi cristiani abbiamo fatto nostro: la Bibbia.
L’ironia di Davìd, con l’accento sulla i, si iscrive nella nobile tradizione di una visione del mondo che, indipendentemente dal dono della fede, non prescinde mai dall’idea di trascendenza e di limitatezza umana che sono proprie dell’ebraismo e del cristianesimo.
Un mondo, quello di Parenzo, che non conosce fanatismi, li combatte con determinazione come avviene con coraggio in Medio Oriente, anche se qui con la forza della parola, dell’intelligenza, della retorica, radiofonica o televisiva, a Dio piacendo.
Siamo sufficientemente cresciuti per ricordare e accostare Parenzo alla dissacrante e spiazzante ironia di Shalom Auslander. Anche nello spettacolo di Parenzo c’è «Il lamento del prepuzio», ma l’autore e protagonista teatrale lo spiega, ne indaga la profondità, con l’asciuttezza dei grandi giornalisti che hanno fatto il mestieraccio un po’ dappertutto.
In un’ora, si fa una intelligente opera di conoscenza, divulgazione e un piacevole intrattenimento che consentono di uscire arricchiti – nonostante questi ebreacci avidi e avari – e più vicini, più rispettosi, più consapevoli. Un prodotto culturale che al Ministero dell’Istruzione dovrebbero guardare con attenzione.
Andrea Camaiora – Giornalista, ceo&founder The Skill