A nove anni dal terremoto del 30 ottobre 2016, Norcia ritrova il suo cuore. La Basilica di San Benedetto, ridotta a un cumulo di pietre dal sisma che ne aveva risparmiato soltanto la facciata, è tornata a vivere. Il suo campanile, crollato completamente, svettava di nuovo nel cielo della Valnerina nella mattinata di ieri, quando la città ha celebrato la sua rinascita davanti a una folla commossa, tra autorità, cittadini e maestranze che per anni hanno condiviso la stessa attesa.
Un cantiere di memoria e di ingegno
Il restauro, durato quattro anni, è stato affidato alla Cobar di Bari, azienda che ha già lavorato su progetti complessi come la Reggia di Caserta e la Basilica di San Francesco ad Assisi. I lavori, per un costo complessivo di circa sedici milioni di euro, hanno ricomposto oltre quattromila conci originari, recuperati dalle macerie e riposizionati con tecniche moderne di consolidamento antisismico. Sono stati riportati alla luce tre affreschi medievali nascosti nei secoli, restaurati e restituiti alla comunità, mentre nuove strutture interne e rinforzi invisibili consentono oggi all’edificio di coniugare fedeltà storica e sicurezza.
A Norcia il progetto è stato completato con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza originaria (fine dicembre 2025), seguendo con rigore le proporzioni volumetriche della basilica. Prima dell’avvio del cantiere sono state condotte analisi metriche e storico-materiche per definire i volumi esterni e i dettagli dell’apparato decorativo da ricostruire. Nel merito degli interventi: restauro delle facciate; rifacimento dei pavimenti; piena accessibilità dell’edificio; riproposta del soffitto della navata; ricostruzione della cantoria e del portico delle misure; riqualificazione dei serramenti; rifacimento integrale degli impianti idraulici ed elettrici; nuovo sistema di illuminazione. Tra le opere più complesse, la ricostruzione di archi, volte e del campanile, eseguita con mattoni pieni e conci di pietra secondo le tecniche costruttive dell’epoca, integrate con criteri contemporanei di sicurezza.
Una cerimonia tra storia e rinascita
La giornata si è aperta con una conferenza stampa di inaugurazione, seguita da un giro privato nella cripta e nella basilica appena restaurate. L’atmosfera, densa di emozione e riconoscenza, ha accompagnato gli interventi delle principali istituzioni coinvolte: il sindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, il presidente di Eni, Giuseppe Zafarana, il commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma, senatore Guido Castelli, e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Successivamente, si è entrati nel vivo della presentazione tecnica dei lavori di restauro, con gli interventi dell’ingegner Paolo Iannelli, responsabile unico del procedimento, dell’architetta Vanessa Squadroni, direttrice dei lavori, e di Vito Matteo Barozzi, fondatore della Cobar Spa, l’impresa che ha realizzato l’intervento.
Norcia ritrova se stessa, ma non si era mai persa
“Norcia ritrova se stessa, ma non si era mai persa”, ha detto il ministro Giuli. “Ha qualcosa di commovente il fatto di tornare qui e sapere che ce l’avete fatta. La comunità nursina si è fatta modello per l’Italia, per l’Europa, centro di storia culturale capace di racchiudere da tempo immemorabile in modo mirabile gli aspetti simbolici, religiosi, estetici della nostra comune civiltà. Dopo nove anni, possiamo finalmente stringerci intorno a un centro di gravità che è la restituzione di questo monumento più che simbolico, che torna a esercitare il proprio ruolo di bellezza, espressione di identità condivisa”. Giuli ha voluto ricordare come la ricostruzione sia stata anche un’occasione di ricerca e di scoperta: “Un grande lavoro è stato fatto per mettere in sicurezza le strutture superstiti. Sono stati recuperati molti dei beni intrappolati nelle macerie, reinseriti nella nuova struttura. Sono emersi affreschi antichi, valorizzati da restauri che ora possiamo ammirare. Da un trauma si può ricavare una ricerca, una scoperta, una solidarietà rafforzata all’interno di una comunità”.
San Benedetto da Norcia, santo della ricostruzione
Il nome di Benedetto, patrono d’Europa, è tornato a risuonare nel luogo che più ne incarna lo spirito. È il santo che ha insegnato all’Occidente che ogni rinascita, materiale o morale, nasce dal lavoro paziente, dal radicamento e dalla comunità. In un’Italia ancora segnata da ferite sismiche e da divisioni, la figura del monaco di Norcia si fa così simbolo di una ricostruzione che non riguarda solo le pietre, ma anche gli uomini: un richiamo alla dignità del fare, al valore del tempo e alla cura come forma di fede civile.
La collaborazione come rinascita collettiva
Il risultato visibile oggi è il frutto di una collaborazione che ha unito istituzioni pubbliche, soggetti privati e cittadini. Tra i protagonisti del progetto anche Eni, che dal 2021 ha affiancato la ricostruzione in qualità di sponsor tecnico. “Oggi è stato un pomeriggio emozionante, perché vedere la basilica suscita grande emozione: è un simbolo di spiritualità, storia, identità nazionale unico e straordinario. Oggi vediamo il frutto di un impegno comune che ha portato a un risultato straordinario, quasi una resurrezione”, ha dichiarato Zafarana. “Non si è trattato soltanto di un contributo tecnico-infrastrutturale. Eni ha voluto accompagnare un percorso di partecipazione della comunità, creando spazi fisici e digitali per far partecipare la popolazione di Norcia alle varie fasi di ricostruzione”.
Dietro ai numeri di Norcia, il calore delle famiglie
“Spesso i numeri possono sembrare freddi – ha sottolineato Proietti –, ma dietro a queste cifre c’è il calore delle famiglie che tornano a casa e delle attività che riaccendono le loro insegne. Nove pratiche su dieci presentate all’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Umbria sono state evase. La ricostruzione leggera è in fase di conclusione, con una percentuale pari al 94% del totale delle istanze; quella pesante prosegue con una percentuale di evasione dell’87%. Lo stato di attuazione complessivo è al 91%.” “La riapertura della Basilica – ha aggiunto – rappresenterà un concreto segno di ripartenza per Norcia e per l’intera Valnerina. È un potente volano di fiducia che parla non solo all’Umbria, ma a tutta l’Europa: un messaggio di speranza che celebra la resilienza e la capacità di rialzarsi dopo le avversità”.
Le pietre rimesse una sull’altra
“Benedetto ritrova la sua casa e continua a parlare a noi e al mondo e ci insegna un modo altro, come lui lo ha interpretato, di costruire la società e di guardare al bene comune. Nove anni fa c’erano le pietre sparse su tutta la piazza, oltre alla gente disorientata e spaventata. Oggi quelle stesse pietre sono rimesse una sull’altra e restituiscono la bellezza originaria a questo luogo che è non soltanto il cuore di Norcia, ma anche un punto di riferimento per il mondo intero”. Così monsignor Boccardo ha descritto la rinascita spirituale e civile di un’intera comunità: “Il percorso che ha portato alla rinascita della Basilica è stato un intreccio di speranza, di delusione, di speranza che ritorna e di fatica. Ma anche il frutto di una grande collaborazione tra istituzioni pubbliche e soggetti privati. È la prova che, lavorando insieme e lasciando da parte interessi personali e di gruppo, si riesce a costruire qualcosa che non soltanto è bello, ma che rimane”.
Il valore del lavoro e la restituzione della bellezza
A descrivere la complessità del cantiere è stato Barozzi: “Quello della ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia è stato un cantiere speciale. La città ci ha accolto con calore, e questo ci ha caricato di una grande responsabilità che abbiamo voluto onorare fino in fondo. Abbiamo recuperato e ricollocato la maggior parte dei conci crollati, utilizzando metodi e tecnologie moderne per rendere l’edificio antisismico, e durante i lavori abbiamo riportato alla luce tre affreschi nascosti nei secoli scorsi, poi restaurati e restituiti alla comunità. È stato un intervento che non ha significato solo ricostruire, ma restituire: alla cittadinanza, alla storia e alla fede un simbolo identitario e spirituale”. Cobar Spa, tra le maggiori imprese italiane specializzate nel restauro e nella cura del patrimonio storico e culturale. Ne corso degli ultimi anni ha firmato interventi su alcuni tra i più prestigiosi monumenti del Paese, dal Colosseo alla Reggia di Caserta, dai teatri San Carlo di Napoli e Petruzzelli di Bari, ed è oggi impegnata in grandi progetti come il Museo del Mare di Reggio Calabria disegnato da Zaha Hadid, la riqualificazione del Real Albergo dei Poveri a Napoli, la ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi a Firenze e la Nuova Biblioteca Civica Centrale di Torino. L’azienda, presieduta dal prefetto Daniela Stradiotto, conta oltre quattrocento dipendenti, più di ottanta cantieri attivi in tutta Italia e un portafoglio commesse pari a un miliardo di euro.
Un mare di occhi lucidi
“Oggi non riconsegniamo solo una basilica, ma restituiamo speranza a un’intera comunità”. Con queste parole Castelli ha sintetizzato il senso della giornata. “Quel giorno – ha ricordato – la piazza di Norcia era una nuvola di polvere, un fiume di persone sfollate. Oggi, invece, è un mare di occhi lucidi e di gratitudine e la Basilica, definita da qualcuno “l’ostia di pietra”, è stata per anni il punto su cui la comunità ha appoggiato la propria fede e la propria fiducia nel futuro”. Castelli ha ricordato come negli ultimi tre anni 11mila persone siano tornate a casa, con 12.500 cantieri chiusi, novemila in corso e 1.500 opere pubbliche già avviate. “Sono numeri che raccontano una ricostruzione che cammina, con i piedi ben piantati per terra ma con la luce di una prospettiva concreta. Se la ricostruzione del Friuli, conclusa in vent’anni, è considerata la più efficiente della storia d’Italia, io mi accontenterei di un dignitoso pareggio con quella esperienza”.
Ricostruire è anche un verbo umano
Resta l’immagine dei tre muratori: il primo posa mattoni, il secondo alza un muro, il terzo “costruisce una cattedrale”. Norcia ha scelto quel terzo sguardo. Per questo qui la tecnica diventa opera e l’opera diventa comunità. La giornata si è chiusa tra applausi, campane, la basilica illuminata a festa con un incredibile gioco di luci, e un silenzio colmo di memoria. Le pietre non sono più macerie ma fondamento; il tempo non è più attesa ma testimonianza. Norcia ha ritrovato la sua basilica, ma anche un pezzo della propria anima. Perché si ricostruisce con le pietre, ma anche con gli uomini: con la pazienza dei muratori, la fiducia dei cittadini, la visione di chi crede che la bellezza non sia un lusso ma una necessità civile. La rinascita di San Benedetto, santo della ricostruzione e dell’equilibrio, dell’ordine e della speranza, è oggi un simbolo dell’Italia che rialza la testa, con umiltà e forza, pietra dopo pietra, persona dopo persona.
 
				 
													



