“Le rotte” di Marcello Buttazzo

La nuova raccolta poetica del poeta e critico

È venuta alla luce la 18esima raccolta poetica di Marcello Buttazzo: Ti seguii per le rotte edita da “I quaderni del Bardo” di Stefano Donno, progetto e cura grafica ad opera di Mauro Marino, con le note introduttive di Vito Antonio Conte e Roberto Dall’Olio.

Chi conosce la poesia e la prosa di Marcello Buttazzo non può che proseguire il viaggio che l’autore ci invita a percorrere attraverso la sua sensibilità umana e politica. Buttazzo, infatti, non è solo un poeta e critico, ma a mio parere anche un modello contemporaneo di Preto Velho, una delle entità spirituali più conosciute e amate dell’Umbanda che rappresenta gli antenati africani, i consiglieri del popolo, i saggi pazienti, i vecchi schiavi che si sono liberati e attraverso la libertà acquisita sanno parlare al popolo con parole chiare, semplici, cariche di umanità perché l’obiettivo non è la vanità ma la serena esistenza di ogni essere umano. Niente di più aderente per Buttazzo in quest’ ultima opera, che segue l’Africa nella sua nuova e incessante (e oserei dire mai interrotta) lotta per la sopravvivenza e l’esistenza.

 

Ti seguii per le rotte è una raccolta poetica che non si arrende, interpreta, comprende, spiega la realtà con gli occhi di un uomo che non si sente appartenere a questo tempo né a questa società che nonostante tutto egli ama. E potrebbe apparire quasi una missione questo amore, forse un allenamento, o probabilmente un bisogno antico di sentirsi (per umiltà) appartenere a qualcosa e a qualcuno; si, perché Buttazzo non si sente mai “più” rispetto a coloro che odiano invece di amare, ma piuttosto intransigentemente distante. Ma vi lascio alle sue parole, che come una combinazione di sensi riescono a dare l’idea dello spessore dell’aria che appare leggendo, aria sottile e lenta, tagliente ma allo stesso tempo balsamica.

Con Giuseppe/a Porto Cesareo/d’estate/incontro Abramo/e altri migranti/che percorrono/chilometri e chilometri di spiaggia/per vendere la loro mercanzia/Il mare/sa essere/benevolo/il mare/sa essere crudele./Sulle coste di Crotone/in un utero d’acqua/donne /uomini e bambini/hanno trovato la morte/in un brutale fragore di onde/Solenne/s’è levata la voce/del Papa/per reclamare pietà/per quest’umanità martoriata avvilita ferita./I professionisti/della politica/sanno urlare/solo la parola “rigore”/perché poverini/non conoscono/altro./Loro ignorano/drammaticamente/la meraviglia/Loro non s’accorgono mai/di quell’esperanto di compartecipazione/che è radice/fra le persone in fuga./I professionisti della politica/nazionale e internazionale/sanno solo giocare,/giocare a scaricabarile. Questa estate/tornerò con Giuseppe/a Porto Cesareo/Incontreremo Abramo/e altri migranti/e ci saluteremo/ Ci strineremo/nell’abbraccio più lungo/nell’abbraccio più lungo.

Poesie, quelle sui migranti, scritte sulla riva del mare e l’autore lo specifica, geolocalizza le parole che provengono dal Lido L’approdo di Porto Cesareo e mi meraviglia la sincronia di significato:

L’approdo (Porto Cesareo) venerdì 4 agosto 2023

Navigare/nei mari adamantini./Quest’acqua/madre primigenia/d’eternità./Sempre cercammo/in quest’utero accogliente/le motivazioni più intime/d’un miracolo/chiamato vita/Veleggiare/e capire che l’insoluto quesito/che s’agita nella mente/è già una risposta chiara./Io e Giuseppe/salutiamo/i nostri amici migranti/ Abramo, Paco e suo figlio/si fermano a parlare con noi/E’ viva/quest’umanità errante/è fraterna./E’ modesta/quest’umanità silente/che s’aggira per il mondo/senza nulla chiedere/senza nulla pretendere./L’acqua/ci guarda./E’ una culla di cristallo,/l’acqua./Noi siamo qui/ancora/ancora,/ai bordi d’un disvelamento.

L’autore è vivo assieme ai migranti, che hanno un nome, delle specificità che appartengono anche allo scrittore, che in queste ultime battute poetiche dona il mistero in contrapposizione alla cruda realtà e pone delle domande al lettore: siamo noi Abramo, Paco…siamo noi gli erranti che vagano in cerca di un senso? Siamo noi gli erranti, i commercianti del superfluo mentre manca l’essenziale? Siamo noi che cerchiamo un disvelamento?

Questa raccolta non si “limita” a parlare di migranti, ma anche di Amore, amore diretto ad una o più muse, che viventi o meno esistono come forza propulsiva atta ad accettare il vuoto di questo sentimento che però dona nutrimento all’ immaginazione, speranza ma anche rivendicazione.

Non c’è mormorio di vento/né spazio d’attesa/in questo spasmo di tempo/Non c’è cilestrino/fra le nuvole di marzo/e il bianco mandorlo/non s’inneva più di aspettative/Dicesti:/“La vita /è solo una scommessa perdente”./Dicesti:/“Non seguire/più il giallo”/Ma vedi, cara,/il mio violino armonico/è da sempre accordato,/il mio violino armonico/non s’è mai rotto./Non c’è nessuno/spazio d’attesa,/anche se tu mi mandi/una primavera di fiori spossati/io stamane/ho visto per strada/la vita/negli occhi/d’un’altra.

I versi amorosi contemplano le lunghe attese con immagini incantate, così desiderate da apparire reali, un Amore che attraversa un autore/ uomo senza barriere difensive, corpo e direzione.

Perché Marcello Buttazzo ama senza oltraggio, senza richiesta né scambio, lui ama senza il peso di sé stesso e vaga, come i migranti sulle rotte del desiderio.

Vagheggiamenti/visetti pallidi/accesi/sospesi trasognati/Vagheggiamenti/come lampi/che furoreggiano/Nelle mie notti stanche/affaticate insonni./Sono desto/alla luce,/ancora ti vedo/

Ti vedo/che traversi la strada/col tuo viso radioso di pesca,/che da sempre conosco/Ti vedo/come folgore saetta/che squarci la notte/e prefiguri bagliori/Ti vedo/che porti in braccio/il tuo bambino saltellante/e imprechi/contro tutte le ingiustizie/Ti vedo/e ti sento,/musa sonora/voce estatica./Tu dardeggi/L’infinito ardore.

Marcello Buttazzo è nato a Lecce nel 1965 e vive a Lequile, nel cuore della Valle Della Cupa salentina. Ha studiato Biologia con indirizzo popolazionistico all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha pubblicato numerose opere, la maggior parte di poesia. Scrive periodicamente in prosa su Spagine (periodico on line del Fondo Verri), nella rubrica Contemporanea, occupandosi di attualità. Collabora con il blog letterario Zona di disagio diretto da Nicola Vacca. Tra le pubblicazioni in versi ricordiamo: “E l’alba?” (Manni Editore), “Origami di parole” (Pensa Editore), “Verranno rondini fanciulle” (I Quaderni del Bardo Edizioni). La sua ultima raccolta pubblicata, nel 2023, è “E se nel giallo ti vedrò” (I Quaderni del Bardo Edizioni).

Paola Maritati – Social manager, autrice di raccolte poetiche, da ultimo il libro Lingua volgare

Il canto del Gallo / 28 – Bruno. Galileo. Campo de’ Fiori. Abiura
Galileo Galilei (1564-1642)

Uomo moderno. Uomo nella modernità. Non sono la stessa cosa, anche se vivono nello stesso tempo. E molte delle contraddizioni Read more

Per capire l’arte ci vuole una sedia | | Nuovo cinema di poesia: Vermiglio. Dalla Mostra di Venezia
Per capire l’arte ci vuole una sedia

  Una scena da Vermiglio. Fabrizio De Blasio© Giovanni Segantini, Ritorno dal Read more

Food and Future: arte, cibo e sostenibilità al centro di una sfida creativa dal Sud Italia a New York
New York

La prima edizione di “Food and Future”, concorso di video-arte dedicato al tema del cibo, con partecipazione gratuita, riservato a Read more

Per capire l’arte ci vuole una sedia | | Francesca Comencini: perché io ho capito che col cinema potevo scappare
Per capire l’arte ci vuole una sedia

Romana Maggiora Vergano e Fabrizio Gifuni sul set parigino di Il tempo che ci vuole. Foto: Read more

Articolo successivo
Canto del Gallo/25 – Ordine. Disordine. Ordine
Articolo precedente
Per capire l’arte ci vuole una sedia | | La divinità della pittura nelle controscene di Velázquez

Menu