La nemesi Cinquestelle nella disfida Beppe-Giuseppe. Il cerchio si chiude, bentornata Prima Repubblica

Il caso M5S, ossia il duello Grillo-Conte, tra ricorsi e controricorsi, carte bollate, codicilli, giudici chiamati a dirimere le controversie: è la cronaca di una fine annunciata nel valzer delle giravolte?

Giuseppe Conte Beppe Grillo

“Alla fine ne resterà uno solo, ma di elettore”. La battuta migliore l’ha fatta Davide Casaleggio strappando il primato della comicità cinquestelle a Beppe Grillo. Il primato della politica invece è ancora in palio: l’Highlander lo deciderà il 23 e 24 novembre l’assemblea costituente grillina votando sulla proposta di cambiare nome e logo del partito e superare il doppio mandato. I pronostici tra Beppe e Giuseppe danno per favorito Conte: ha con sé gli eletti M5S (che sperano di rimanere tali oltre la tagliola delle due legislature) e gli elettori (superstiti, appunto).

In parte è la cronaca di una fine annunciata: ma del rapporto personale e politico tra Fondatore e Avvocato del Popolo oppure dei Cinquestelle stessi, nel valzer delle giravolte? Col senno di poi è facile dire che la diarchia al vertice del movimento nato dal Vaffa-Day non aveva mai funzionato. Non che manchino le prove: l’Elevato che liquida il suo successore come uno senza “visione politica né capacità manageriali” epperò che “parlava e si capiva poco, dunque era perfetto per la politica”; l’ex premier che sibila “decida se vuole fare il genitore amorevole o il padre padrone” mentre spinge il Garante garbatamente ai margini.

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

 

Insomma, non siamo di fronte al colpo di scena: Grillo, anche per le vicende familiari, si è progressivamente allontanato dalla ribalta (non è andato a votare, clamorosamente, alle scorse Comunali di Genova). Si è limitato, tra battutine acide e silenzi, a incassare i 300mila euro di consulenza comunicativa che Conte gli garantiva per contratto. Una sorta di “reddito di militanza” utile a quest’ultimo per mantenere in campo la bandierina del glorioso passato, al percettore per pagare ingenti parcelle di avvocati nel processo al figlio mentre gli spettatori disertavano gli show ormai infiacchiti.

Nel frattempo, l’ex pupillo fattosi leader governava disinvoltamente con tutti i partiti salvo accusare gli altri di incoerenza, promuoveva il campo largo (in Sardegna, con la sua candidata Alessandra Todde) e lo affossava (in Puglia e Basilicata, con i candidati del Pd), si intestava da seconda forza del centrosinistra (10% contro il 24% Dem, ultime Europee) la battaglia contro l’”uomo nero” Matteo Renzi, e i risultati si vedranno nelle tre regioni al voto d’autunno.

Ora, anni di mugugni si sono trasformati nella Bacheca del Mugugno, dove Grillo invita i militanti a rimostrare contro il nuovo corso: “Riprendiamoci le nostre battaglie”. E la ripicca contiana colpisce l’ex amico negli affetti più cari: il portafoglio. Il contratto da 300mila euro a fine anno non sarà rinnovato, al che Beppe replica passivo-aggressivo-funereo: “Il Movimento è evaporato, ne rivendico l’estinzione”. Sulla contesa politica non si attendono colpi di scena: l’Avvocato, definito dall’Elevato “Mago di Oz”, otterrà l’investitura di un partito ormai personale a tutti gli effetti, non si rassegnerà al ruolo di junior partner del centrosinistra (Elly Schlein farà bene a non sottovalutarne il potenziale distruttivo) e il centrodestra ringrazia-

Beppe Grillo

Beppe Grillo

 

Sul piano giuridico-amministrativo in casa Cinquestelle è un’altra storia: ricorsi e controricorsi, carte bollate, codicilli, giudici chiamati a dirimere le controversie. È già nemesi: la forza di protesta che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è diventato il “Movimento Cinque Commi”. Da uno vale uno a 300mila vale tutto: pochi, maledetti e subito. Con un surplus di perfidia: Conte ha annunciato lo stop al contratto di Grillo nell’ennesimo puntuale libro di Bruno Vespa, la cui Porta a Porta è soprannominata la terza Camera.

La liturgia è completa, il cerchio si chiude: abbiamo scherzato, bentornata Prima Repubblica.

 

Federica FantozziGiornalista

Luigi Di Gregorio: “Elly Schlein ragioni su un campo meno largo ma più coeso: invece dei 5 Stelle il Terzo polo”
Giuseppe Conte ed Elly Schlein alla Partita del Cuore il 16 luglio 2024

 “Elly Schlein deve mettersi nella testa di Giuseppe Conte, che punta non solo a vincere ma a tornare a Palazzo Read more

Dalla pochette alla pochade: perché il campo largo non decollerà

A Bari, dopo le accuse reciproche, tra Pd e M5S è gelo. Il problema è l'ostentata mancanza di fiducia di Read more

“Ecco il piano Trump per fermare la guerra in Ucraina: niente Nato e fasce demilitarizzate. Ma così è una resa mascherata”
Donald Trump al Convention Center di Palm Beach

Gli Stati Uniti d'America sotto la lente d'ingrandimento del mondo. L'elezione del 47esimo presidente, Donald Trump, ha suscitato una serie Read more

Io e Angelo Vassallo: la storia di un sodalizio fraterno, il sogno del riscatto per le terre del Mezzogiorno d’Italia
Funerale di Angelo Vassallo

Simone Valiante, sindaco di Cuccaro Vetere (Cilento), è stato uno dei politici che più sono stati vicini ad Angelo Vassallo, Read more

Tags: , , ,
Articolo successivo
Immigrazione e caso Albania, il pasticcio dell’intreccio dei poteri e delle regole europee
Articolo precedente
Prudenza, giustizia, egemonia, lavoro e narrazione. I primi due anni di governo Meloni visti dalla Fondazione Ebert

Menu