Giorgio Mulé: “Di Berlusconi ne nasce uno ogni 400 anni. Meloni deve imparare da lui la generosità”

“La premier ha acquisito il principio di maturità, Salvini obbedisce ancora al principio del piacere. Netanyahu? Se viene in Italia non viene arrestato, lo incontrerei senza problemi”. Intervista al vicepresidente della Camera

“Di Berlusconi ne nasce uno ogni 400 anni, Meloni deve imparare da lui la generosità. Però è maturata, ha acquisito il principio di realtà, Salvini invece ancora obbedisce al principio del piacere. Forza Italia resterà sempre nel centrodestra. Il premierato si farà, con qualche aggiustamento, il referendum sull’autonomia differenziata invece no. E se Netanyahu viene in Italia non verrà arrestato”.

Sebbene sia passato ormai da anni alla politica tra le fila di Forza Italia, Giorgio Mulé non abbandona i vecchi panni del giornalista. Parla di tutto e quando non parla lascia intendere, con gli occhi furbi da siciliano che sa come a volte le parole non servano, meglio uno sguardo.

Tra i divani bianchi del suo immenso ufficio di vicepresidente della Camera, in bella vista una maglietta biancazzurra col 17 di Ciro Immobile (“È quella della Lazio, una vecchia malattia che ho da 35 anni), sulla scrivania pile di appunti (“Qui ci sono i tassi applicati dalle banche per i mutui, Bpm è molto più conveniente di Unicredit”), l’ex direttore di Panorama con la sigaretta elettronica (spenta) sulle gambe dispensa giudizi e previsioni, ma soprattutto prova a convincere – e forse e convincersi – che nella maggioranza non c’è nessun problema.

“Al di là delle dinamiche parlamentari, le bandierine, i litigi, diciamo al di là della cronaca del giorno, il centrodestra ha in sé il Dna di una coalizione”.

Quindi, lo schieramento attuale sarà lo stesso che si presenterà alle prossime elezioni politiche? Nessuna tentazione per Forza Italia?

Assolutamente  sì, casomai potremo allargarci a quelle forze civiche e che non si riconoscono più del centrosinistra. Ad esempio, da una parte forze civiche in uscita da quello che fu il terzo polo, Azione e Italia Viva, e dall’altra quelli il famoso quasi 50% che non va più a votare. Elettori che possono essere attratti da un Centrodestra che trova nel centro, in Forza Italia, la chiave.

Tutto molto bello, però solo nelle ultime settimane Forza Italia e Lega si sono scontrate su:  canone Rai e riduzione delle tasse, Autonomia differenziata, Unicredit e Bpm, arresto di Netanyahu… Sono solo bandierine?

Sono quasi tutti temi fondanti rispetto a posizioni di credibilità interna internazionale. Su Netanyahu, per esempio, le differenze sono solo apparenti: è assolutamente prematuro e antipolitico applicare un mandato di arresto – sebbene emesso dalla Corte internazionale – nel bel mezzo di un conflitto.  Se mi chiedessi: sei d’accordo ad arrestare Netanyahu? Io risponderei, no.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu - Creative Commons
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – Creative Commons
Ma la domanda è un’altra. C’è un mandato d’arresto internazionale per Netanyahu, Salvini dice che se viene in Italia gli stringe la mano mentre Crosetto non può fare altro che ammettere che andrebbe arrestato…

Crosetto ha detto che la procedura prevederebbe l’arresto, ma in realtà non è così. Perché la procedura prevederebbe un’iniziativa della procura generale, poi il pronunciamento di una Corte e poi quello di un ministro…

Quindi se Netanyahu domani viene in Italia?

Non viene arrestato e io lo incontrerei senza nessun problema.

Acclarato che su Netanyahu non ci sono differenze con la Lega, rimangono altre questioni. Per esempio le banche.

L’interesse nazionale rispetto a un gruppo bancario è che eroghi credito,  che assista i cittadini ad esempio sui mutui, che sia “partner” del processo di politica industriale e sociale del Paese. Banco Popolare di Milano è un soggetto che fa questo interesse? Assolutamente sì. Rispetto ai mutui, per esempio, Bpm ha tassi di molto inferiori a Unicredit pur avendo una dimensione molto più piccola.  Ancora, i prestiti erogati alle piccole e medie imprese da parte di BPM sono infinitamente superiori a quelli di Unicredit che è una banca principalmente finanziaria. Quindi per me non è la salvaguardia non dell’italianità per mettere la bandierina, ma di un sistema creditizio che in questo caso in capo a Bpm difende ciò che è necessario all’Italia.

Quindi l’acquisto di Bpm da parte di Unicredit non risponde agli interessi degli italiani?

Secondo me, no.

E l’Autonomia differenziata risponde agli interessi di tutti gli italiani?

Sì, se applicata bene. Ovvero attraverso la definizione dei Lep, che consentono a tutti di avere gli stessi strumenti per competere.

Unicredit
La Unicredit Tower a Milano
Per fare questo servono i soldi…

Certo:  o si trovano i soldi o non si fa l’autonomia differenziata. E dico di più, su alcune materie l’autonomia differenziata non la puoi fare. Per esempio: il commercio estero.

C’è una richiesta di referendum su questa riforma, si farà comunque dopo la bocciatura della legge da parte della Corte costituzionale?

Avremo la capacità e la maturità di fare una legge che eviti il referendum.

E sul premierato andrete avanti comunque o anche guardando quel che sta accadendo in Francia ci potrebbe essere qualche ripensamento?

Nessun ripensamento, qui c’è una forma di premierato che consente all’elettore di sapere chi sarà il presidente del Consiglio che governerà possibilmente per cinque anni. Questo fa piazza pulita anche del trasformismo che è una malattia ed è stata una degenerazione del sistema politico italiano. Quello che va chiarito, e ne stiamo discutendo, è la formula della maggioranza che va attribuita a questo premier.  Nella mia visione la soglia per il premio di maggioranza deve necessariamente superare il 40%, il problema è che comunque la governabilità la devi garantire anche se nessuno raggiunge quella soglia. Va trovata una chiave nella legge elettorale, per esempio con gli sbarramenti.

Vicenda Stellantis: cosa accade adesso e cosa può fare il governo?

Il governo, ma anche il Parlamento in maniera trasversale, sta facendo pressione affinché Stellantis dimostri di avere un piano industriale credibile.

E se ci fosse un piano credibile il governo dovrebbe ripristinare il Fondo per la transizione ecologica del settore automotive?

Assolutamente sì. Senza un piano industriale, invece, i 4,6 miliardi di cui parla l’opposizione sarebbero stati a perdere.

Soldi per l’Autonomia differenziata, soldi per l’automotive, finisce che poi mancano i soldi per abbassare le tasse, la battaglia identitaria di Forza Italia che è nata con lo slogan: “Meno tasse per tutti”.

Qualsiasi risorsa che arriva dal concordato fiscale dev’essere destinata a ridurre l’aliquota fiscale dal 35 al 33%.

Meloni Salvini Tajani
La premier Giorgia Meloni con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Camera dei deputati – Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Prendendo anche i soldi che sarebbero serviti a ridurre il canone Rai?

Il canone Rai è una partita di giro e uno specchietto per le allodole: nella tasca destra ti do 20 euro, nella tasca sinistra te li tolgo. Questo non è abbassare le tasse, è un allucinogeno, un’anestesia che quando ti svegli i 20 euro non te li trovi comunque.

Di tutti questi temi è più facile parlare con Meloni che con Salvini? Anche in Europa, tanto che alla fine il gruppo di Meloni ha votato per la commissione Von der Leyen, quello di Salvini no…

Diciamo che Fratelli d’Italia obbedisce al principio di realtà, che è diverso dal principio del piacere e nell’evoluzione psicologica dell’individuo corrisponde a una maturazione.

Sta dicendo che Salvini è rimasto bambino?

Salvini non ha maturato quel senso istituzionale europeo che invece di stare ai margini l’avrebbe portato  non a fare un inciucio ma a fare una maggioranza in cui sarebbe stato voce portante e non certo sottomesso. Sarebbe stato importante e l’esempio di Fitto è illuminante: al di là del ruolo nazionale che ricopre, di rappresentante del governo, Fitto proviene da una cultura che è quella liberale di Forza Italia e poi di destra di Fratelli d’Italia. La Lega avrebbe potuto fare lo stesso percorso, invece ha scelto di fare un percorso vannacciano, che è un percorso che normalmente ti isola. Allora,  quello è il principio del piacere. Per cui Vannacci piace, calamita una serie di consensi, ma non potrà mai essere decisivo rispetto alle dimensioni europee.

Ma una Lega del futuro meno vannacciana potrà essere guidata ancora da Matteo Salvini?

Io so che con Salvini, al netto delle scorribande politiche della scorsa legislatura, abbiamo governato e governiamo nelle regioni continuativamente da 25 anni. In questo senso, bruciato dall’esperienza dei Cinquestelle, c’è stata una maturazione interna di Salvini. Quindi secondo me la Lega può diventare grande con Salvini leader.

Roberto Vannacci
Roberto Vannacci all’Associazione Stampa estera
Un auspicio o una previsione?

L’uomo ha numeri, carattere e capacità. Per me è assolutamente il leader che io riconosco della Lega, dopodiché se esce qualcun altro –  ma ripeto non faccio nomi –  prima di tutto sarà la Lega a vedere se culturalmente ha bisogno di una figura diversa da Salvini.

Sintetizzando: Salvini ce la può fare ma deve crescere, Meloni è già pronta. Pronta anche a essere la nuova Berlusconi per continuare a tenere unito il centrodestra in Italia e provare a fare altrettanto in Europa?

Allora, di Berlusconi ne esce uno non ogni 100 anni ma secondo me ogni quattro-cinquecento anni. Quindi non può essere Giorgia Meloni, perché Berlusconi non è replicabile nel secolo XXI. Giorgia Meloni ha la grande responsabilità di dimostrare di essere all’altezza di federare questo centrodestra, di unire le varie anime. Per fare questo però deve fare quello che faceva Berlusconi, cioè deve rinunciare a proteggere posizioni del partito di maggioranza relativa dando opera di generosità e di riconoscimento di qualità sulle persone che magari non sono nel tuo partito. Significa, ad esempio, rinunciare ad avere un ministero in più nonostante tu abbia il 27% .

Quello che non ha fatto mantenendo a Fratelli d’Italia il ministero che era di Fitto…

Tommaso Foti è un nome eccellente…. (e qui un mezzo sorriso e lo sguardo furbo dicono quello che viene taciuto dalle parole, ndr).

Questa è una risposta democristiana, non è una questione di nomi più o meno eccellenti…

Esatto, non è una questione di nomi. Diciamo che io penso che quello non sarà l’unico banco di prova su cui Giorgia Meloni potrà dimostrare di avere questa generosità. Da qui alla fine della legislatura ci potranno essere altri banchi di prova in cui Meloni potrà dimostrare questa generosità. Dentro il governo, nelle regioni…

Quindi, il ministero di Daniela Santanché, la Regione  Veneto e forse qualcos’altro?

Questo lo ha detto tu… (e si alza dal divano con la sigaretta elettronica in mano e lo stesso sguardo furbo di prima).

 

Mimmo Torrisi Giornalista

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