È stata una settimana da dimenticare per Stellantis, ma anche per Exor e John Elkann. Proprio mercoledì 26 sono stati diffusi i dati di bilancio del 2024, un anno che come dice il presidente John Elkann “non è stato un anno di cui si può essere orgogliosi”. Sì, perché i numeri sono davvero negativi: i ricavi sono scesi del 17%, attestandosi a 157 miliardi di euro, mentre gli utili sono crollati addirittura del 70%, fermandosi a 5,5 miliardi. Un dato impressionante, considerando che solo un anno prima i profitti del colosso automobilistico si attestavano a 18,6 miliardi. Mentre Stellantis arranca, Ferrari corre a tutta velocità, diventando sempre più il pilastro della cassaforte di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann. Per la prima volta la quota nel cavallino rampante pesa per oltre la metà dell’intero portafoglio titoli di Exor, la holding degli Agnelli, mentre continua a calare il valore di Stellantis.
Il confronto tra Stellantis e Ferrari
In un anno, il valore di Stellantis in Borsa si è quasi dimezzato, mentre Ferrari ha guadagnato oltre il 25%, restando vicina ai massimi storici. Il divario tra le due aziende di Exor non è mai stato così ampio, e adesso da sola la Ferrari vale oltre metà del portafoglio quotato della holding. La quota del 22,9% in Ferrari, che garantisce a John Elkann il controllo della casa di Maranello, vale quasi 20 miliardi, mentre il 14,9% di Stellantis si è ridotto a 5,4 miliardi. Le partecipazioni in Philips e CNH insieme non superano gli 8 miliardi, mentre la Juventus, con il 64% in mano a Exor, vale soltanto 600 milioni. Ferrari ha annunciato risultati record per il 2025.
Crisi dell’auto e mutamento del mercato
Naturalmente, come tutti sanno benissimo, in tutto il mondo e per (quasi) tutte le aziende del settore automotive questo è un momento difficile per cento ragioni. In Europa è anche peggio, con i consumatori che devono fare i conti con un generale impoverimento della cosiddetta classe media e il passaggio dai motori endotermici a quelli elettrici che non si capisce se sia deciso una volta per tutte o meno. E c’è anche un evidente cambiamento culturale della possibile clientela: se una volta per un giovane acquistare un automobile era una specie di rito di passaggio che sanciva insieme maturità e libertà, oggi per i giovani all’auto di proprietà si può sempre più spesso rinunciare.
Un gruppo nel cuore della tempesta
In tutto questo complicato processo si può ben dire che Stellantis – il gruppo nato nel 2021 dalla fusione tra FCA e PSA – sia più che mai nel cuore della tormenta, faticando più della concorrenza. Ricavi netti in giù del 17%, utile netto in caduta libera del 70%, e consegne in diminuzione del 12% a livello globale, mentre in ogni caso gli azionisti potranno portarsi a casa un dividendo di 0,68 euro per azione ordinaria (1,55 euro l’anno scorso). Qualcuno potrebbe dubitare dell’opportunità di premiare chi per molti mesi ha continuato a ripetere che tutto andava benissimo, per poi scoprire che il CEO che aveva guidato il gruppo dalla nascita, Carlos Tavares, doveva essere mandato via. Da novembre 2024 a oggi Stellantis è in cerca di un nuovo amministratore delegato (arriverà “nella prima metà del 2025”, si legge in una nota aziendale), mentre John Elkann e il comitato esecutivo ad interim cercano di traghettare il gruppo fuori dalla crisi.
Crollo di vendite e gestione fallimentare
I risultati non sono certo positivi. È vero che sul 2024 da incubo pesa la crescita inferiore al previsto del mercato delle quattro ruote, ma la situazione è stata aggravata da una gestione che come hanno certificato tutti gli osservatori ha privilegiato il taglio dei costi sugli investimenti, e si è scaricata in una riduzione delle vendite e della redditività. Le cose sono andate male in Europa, e peggio in Nordamerica, da dove arriva il 40,5 per cento dei ricavi aziendali. In Europa e soprattutto in Italia in difficoltà sono soprattutto due marchi storici della tradizione italiana, come Lancia e Maserati. In particolare Maserati pesa solo l’1% delle vendite complessive di Stellantis, e nel 2024 ha dimezzato i ricavi (1,04 miliardi) e vendite (soltanto 11.300 vetture consegnate a livello globale).
Piani di rilancio tra incertezze e investimenti
Il piano predisposto dal vertice per uscire dalla crisi scommette sul lancio di 10 nuovi prodotti e sui modelli fabbricati a partire dalle nuove piattaforme. In cantiere ci sono anche dei programmi di sviluppo in tema di intelligenza artificiale e sistemi di guida autonoma. Nella conference call a commento dei risultati di bilancio John Elkann ha detto che Stellantis è “fermamente intenzionata” a riprendersi nel corso del 2025. “Ci siamo concentrati sul lancio di nuovi prodotti, per esempio la Grande Panda in Europa, sul riguadagnare la fiducia degli stakeholder e dei clienti, e abbiamo lavorato anche con sindacati e rappresentanti dei governi”.
Elkann ha definito le regole europee sulle emissioni delle automobili “dure e contraddittorie. Stiamo dialogando con Bruxelles per valutare cosa capiterà prima e dopo il 2035”. Il 5 marzo sarà presentato dalla Commissione Ue il nuovo “Piano d’azione” in materia. Quanto agli USA, l’azienda ha annunciato nuovi investimenti industriali all’interno dei confini, nella speranza che le auto prodotte in Messico e vendute sul mercato statunitense siano messe al riparo dai dazi. In Italia invece il tavolo automotive è convocato al ministero delle Imprese per l’11 marzo, per capire se ci sarà una strategia di rilancio degli stabilimenti italiani con investimenti e nuovi modelli, dopo un 2024 che ha visto la produzione nelle fabbriche italiani al minimo storico.