Le riflessioni degli Stati generali della Space economy

L’Italia dello spazio si presenta compatta: dagli Stati generali della Space Economy la rotta verso Europa e nuovi mercati

La parola d’ordine per il comparto italiano dello spazio è “sistema Paese”. È quanto emerso alla Farnesina, dove si è aperta la seconda edizione degli Stati generali della Space Economy. Per il Paese, gli obiettivi ora sono unire competenze, imprese e istituzioni per rafforzare la presenza nazionale in un settore ormai strategico per economia, tecnologia e geopolitica. La visione è quella di un’Italia che vuole consolidare il proprio ruolo nella politica spaziale europea, valorizzando una filiera industriale già forte e un quadro normativo ora maturo. Gli Stati generali della Space Economy arrivano a un mese dalla ministeriale Esa e inaugurano una settimana di incontri tra Roma, Torino e Milano dedicati all’industria dello spazio. La direzione è chiara: fare sistema per valorizzare un ecosistema industriale che unisca PMI, grandi player e istituzioni.

Dimensione internazionale

Ad aprire i lavori il padrone di casa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha sottolineato come “l’Italia non può rinunciare ad avere un ruolo importante nello spazio a livello europeo”, richiamando la rete di grandi aziende e piccole e medie imprese “impegnate in prima fila al servizio dell’innovazione”. Con la Conferenza ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea ormai alle porte e il dibattito europeo sullo Space Act in corso, il governo vuole presentarsi compatto e competitivo. Tajani ha ricordato i contributi italiani a programmi come Galileo e le “competenze straordinarie” dell’industria nazionale: “Non possiamo rinunciare a svolgere un ruolo nella politica spaziale europea”, ha affermato, rimarcando la sinergia tra diplomazia economica e capacità tecnologica.

La visione industriale

“La Space Economy è un settore nuovo, che genera ricchezza e benessere attraverso le tecnologie spaziali”, ha spiegato Andrea Mascaretti, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Space economy. “Vogliamo sostenere le aziende italiane perché siano competitive in un mercato dove oggi dominano grandi operatori americani”, ha aggiunto Mascaretti, che ha anche ricordato che l’Italia “ha la prima legge europea sulla Space Economy” e “una tradizione che risale al 1964, quando fummo il terzo Paese al mondo a lanciare un satellite in autonomia”. Ma il primato, ha ammonito, “va difeso e riconquistato ogni giorno”, ora che i privati entrano sulla scena globale.

Un asset per il Made in Italy

Per Adolfo Urso, ministro delle Imprese e autorità delegata per le politiche spaziali, la Space Economy è “un asset industriale” a pieno titolo, sottolineando “la rapida espansione” del comparto. La chiave, ha evidenziato Urso, è la cooperazione internazionale: “Serve ad aprire nuovi mercati, attrarre investimenti e garantire alle nostre imprese la competitività tecnologica di cui hanno bisogno”. Il ministro ha richiamato anche l’importanza della nuova legge nazionale sullo spazio, che “colma un vuoto normativo di oltre cinquant’anni”, ponendo l’Italia “allo stesso rango dei principali Paesi europei e internazionali”.

Un pilastro europeo

Dalla vice presidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna, è arrivato il riconoscimento del ruolo italiano nella costruzione di una strategia spaziale europea: “Italia e Ue possono essere interlocutori alla pari e complementari con gli Stati Uniti nel settore dello spazio. Lo spazio è uno strumento reale di economia”, ha detto, rimarcando l’attenzione di Bruxelles per il lavoro avviato dal governo.

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