Dove il nome Italia è nato

In una "Lettera al Direttore", un racconto antropologico e un sondaggio nelle scuole, tra Pitagora e Aristotele.

Caro Direttore,

il nome Italia è sicuramente uno dei più antichi del mondo. Secondo alcuni storici dell’antichità risale a re Italo, vissuto 16 generazioni prima della guerra di Troia, celebrata da Omero nell’Iliade e combattuta nel territorio dell’attuale Turchia per il controllo dello stretto dei Dardanelli (presumibilmente tra il 1194 e il 1184 a.C.). E se a quel tempo una generazione durava mediamente 20 anni, allora il nome Italia dovrebbe essere nato attorno al 1500 cioè 3500 anni fa, in piena età del bronzo.

1 – Il nome Italia, questo sconosciuto

In prima media nell’anno scolastico 1961-62, in occasione del centenario dell’Unità italiana, ho letto il libro Le mille e una Italia di Giovanni Arpino. Ho amato così tanto quel lungo racconto che mi è nata la curiosità di conoscere di più dell’Italia e, in particolare, il suo nome. 

Inoltre, mi ero chiesto (studiando la Storia sul libro di testo Umanità in cammino) cosa ci fosse stato nella mia Terra, la Calabria, nel periodo precedente alla tanto decantata Magna Grecia. La professoressa di Lettere mi disse che l’avrei saputo con il passare degli anni. Mi sono perciò portato dietro questa curiosità che, tra una cosa e l’altra, ho potuto soddisfare soltanto nella primavera del 1982, consultando l’Enciclopedia Italiana Treccani nella Biblioteca Comunale di Agnone del Molise.

Ed ho esultato quando ho letto che il nome ITALIA era nato proprio in Calabria, tra il mio golfo di Squillace sul mare Jonio e quello di Lamezia sul Tirreno. Allora ho capito che avevo una piccola-grande missione: far conoscere a tutti tale meravigliosa realtà, specialmente ai miei corregionali calabresi!

Perciò, mi sono messo ad approfondire questo bel risultato che mi dava tanta gioia. Tra l’altro ero curioso di sapere come e quanto fosse conosciuto il fatto che tale nome era nato nella mia Terra. 

Così, nel 1983 ho condotto una piccola indagine in quaranta istituti di istruzione secondaria superiore in tutta Italia, due per regione, per appurare quanti alunni e docenti sapessero: 1) dove era nato il nome Italia e 2) cosa significasse il nome Italia. I risultati furono per me assai deludenti, perché non me li aspettavo così deficitari: ben il 98% degli alunni ignoravano entrambi i significati o hanno dato risposte errate o troppo approssimative; addirittura il 95% era il dato negativo per i docenti.

Probabilmente dopo quasi quarant’anni tale situazione forse è migliorata ma sicuramente non di molto. Il riscontro è preoccupante, non soltanto dal punto di vista più prettamente scolastico ma anche “patriottico” e per il senso dell’appartenenza.

Il dato più grave, però, è il fatto che alcuna Istituzione pubblica (dalla Presidenza della Repubblica ai Capi di Governo, dalla Regione alle Province, dall’ANCI alla Pubblica Istruzione) abbia preso sul serio le mie ripetute proposte, preghiere e sollecitazioni (a volte pubblicate su giornali a larga diffusione come “Lettera aperta”)  per adottare adeguati provvedimenti affinché si avesse una maggiore e migliore conoscenza condivisa tra i cittadini, non soltanto in età scolastica o universitaria, riguardo un argomento che ha attinenza con la storia-base della nostra Nazione ma anche con l’Educazione Civica, andata progressivamente in disuso con gli esiti negativi che possiamo constatare quotidianamente. 

2 – La festa del Tricolore

In tale panorama sconfortante c’è, però, una piccola eccezione. A Reggio Emilia, ogni 7 gennaio si celebra il Tricolore, ovvero la commemorazione dell’adozione ufficiale della nostra bandiera (verde, bianca e rossa) avvenuta alle ore 11 del 7 gennaio 1797 dalla Repubblica Cispadana, anticipatrice del vessillo di Stato prima nel Regno d’Italia dal 1861 e poi nella Repubblica Italiana dal 1946.

E a Reggio Emilia ogni 7 gennaio partecipa sempre un’alta carica dello Stato (dal Presidente della Repubblica al presidente del Consiglio, dal presidente del Senato al presidente della Camera o a qualche ministro).

Venti anni fa sono riuscito a contattare direttamente l’on. Otello Montanari (1926-2018) fondatore e presidente del “Comitato Primo Tricolore” della città emiliana. Gli ho proposto di festeggiare anche il nome Italia assieme al Tricolore. Ci siamo sentiti più volte al telefono e sono andato persino ad incontrarlo a Reggio Emilia. Purtroppo, non ho avuto esiti, così come non ho avuto alcun riscontro alle numerose lettere inviate (per raccomandata cartacea e, da qualche anno, via internet) ai Sindaci che si sono avvicendati in tale arco di tempo al Comune reggiano. Finora nemmeno una risposta di cortesia o interlocutoria.

3 – Valorizzare il nome Italia

Né ho avuto fortuna nel proporre, sempre ripetutamente dalla primavera del 1982, alle Istituzioni calabresi (Regione, Province, Comuni) la valorizzazione del fatto che il nome Italia sia nato in Calabria e precisamente nell’Istmo tra il golfo di Squillace e il golfo di Lamezia, come asseriscono gli antichi scrittori, tra cui Aristotele, uno dei più attendibili, ritenuto il più grande filosofo dell’antica Grecia (vissuto dal 384 al 322 a.C.). Infatti, Egli così scrive nel suo trattato di “Politica” (VII,9,2).

“Antica sembra essere anche l’istituzione dei sissizi, quelli di Creta risalendo al regno di Minosse, ad epoca molto più antica invece quelli d’Italia. Dicono infatti gli esperti delle popolazioni che vivono lì, che divenne re dell’Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali invece che Enotri. Dicono anche che questo Italo abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori e che abbia anche dato ad essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi. Per questa ragione ancora oggi alcune delle popolazioni che discendono da lui praticano i sissizi e osservano alcune sue leggi; onde ne seguì che gli Enotri, cambiato nome, indi innanzi si chiamarono Itali, e che tutta quella costa d’Europa prese nome d’Italia, la quale si stende dal golfo scilletico al lametico; che sono due punti a mezza giornata di cammino l’uno dall’altro”. 

4 – Salvatore Mongiardo

Segnalatomi dal compianto mio grande amico e poeta Vito Maida di Soverato (CZ), provvidenziale è stato per me aver poi conosciuto per telefono nel 1999 Salvatore Mongiardo, mio corregionale (anzi quasi compaesano poiché è di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, un paese quasi confinante a pochi chilometri da Badolato, mio comune di nascita, entrambi in provincia di Catanzaro). Egli nel 1994 aveva pubblicato il suo primo libro Ritorno in Calabria con cui descriveva la riscoperta da Milano, dove era un top manager, delle radici calabresi che già intuiva costituissero un semi-sconosciuto giacimento storico-culturale di enorme proporzioni e importanza non solo per l’Italia ma per il mondo intero. Così ha capito quale fosse la sua missione: portare alla luce il pieno valore della Calabria. 

Da allora Mongiardo non fa altro che ricercare ed approfondire un discorso di scoperte o riscoperte che coincide con il mio anelito per la “Prima Italia” cioè per il periodo precedente alla Magna Grecia (fiorita, questa, in modo particolare sulle rive dello Jonio progressivamente dall’ottavo secolo fino all’arrivo dei Romani nel 204 a. C.). Discorso e anelito che porto avanti con particolare entusiasmo (come uno dei miei principali “cavalli di battaglia” socio-culturali) da quella per me fatidica primavera del 1982. 

5 – I sissizi  e la nascita della democrazia

Nell’estate 1983, per approfondire la documentazione storica sulla “Prima Italia” avevo condotto approfondite ricerche sui testi originali di Autori greci e latini, presenti nella Biblioteca dell’Abbazia di Montecassino (in provincia di Frosinone). Studiando quei testi ho capito ancora di più il valore del nome Italia, nato in Calabria (appunto) 3500 anni fa, e contestualmente pure il valore dei “sissizi” di re Italo. 

Il fatto stesso che lo stesso Aristotele avesse inserito nella sua “Politica” i “sissizi” come metodo di governo e come diffusione di tale pratica in tutto il Mediterraneo, mi convinse che in tal modo re Italo avesse realizzato un primo nucleo di “democrazia” partecipativa e cooperativa con una equa distribuzione del benessere nel suo regno. Un tipo di democrazia retto da leggi così utili e sagge che – come afferma Aristotele – venivano osservate nell’antica terra calabra persino a distanza di mille anni dall’esistenza di Italo come legislatore. Così, con il nome Italia, era nata pure l’Italia politica come Stato e Nazione. Ed è proprio questo che dal 1983 porto avanti come “Calabria Prima Italia”.

5 – I sissizi di re Italo e di Mongiardo

Nell’estate 1995, nel suo paese natio, Salvatore Mongiardo ha realizzato il primo “sissizio” alla maniera di re Italo, cioè i pasti comuni su base vegetariana. Poi ha realizzato il “bue di pane” che gli Itali facevano cuocere e mangiare al posto della carne, evitando l’uccisione di quell’animale ritenuto amico degli uomini e loro collaboratore nell’aratura per preparare la terra alla semina del grano. Purtroppo, nel 1995 non ho avuto occasione né di conoscere Mongiardo né di partecipare al suo primo sissizio, per il semplice fatto che, per matrimonio contratto nel 1982, mi ero trasferito dalla Calabria in Molise, dove tuttora vivo.

Dopo numerosi contatti telefonici (che sono stati alla base di un primo scambio di idee sui comuni temi della “Prima Italia”) Mongiardo nel settembre 2001 è passato a trovarmi in Molise e da allora è iniziata una bella ed utile collaborazione che ha permesso ad entrambi di portare avanti e abbastanza bene il discorso. In particolare Mongiardo, avendo più tempo e migliori possibilità di ricerca, ha raggiunto risultati davvero eccezionali, impensabili al momento della partenza per questa meravigliosa avventura socio-culturale.

Molti di questi risultati sono stati e continuano ad essere da Lui tradotti in libri, in conferenze in giro per l’Italia (adesso pure in video-web), sensibilizzando tante persone di elevato rango e professione. Gli studi sempre più approfonditi e le adesioni acquisite hanno portato Mongiardo a fondare, con altri a Crotone, la “Nuova Scuola Pitagorica” di cui è Scolarca. 

Con l’intenso lavoro di quasi trenta anni ormai, Egli ha raggiunto un livello di conoscenza tale che sarà necessario riscrivere buona parte della storia antica con valenze universali, specialmente quella inerente alla Calabria, all’Italia, al Mediterraneo e all’Occidente. Chi volesse saperne di più, sappia che quasi tutti i libri di Salvatore Mongiardo sono disponibili gratuitamente (con altri scritti più brevi) nel suo sito, oppure su altro web ed io stesso li ho diffusi allegandoli a numerate “Lettere a Tito” (una rubrica quasi settimanale che tengo dal 4 ottobre 2012 su” www.costajonicaweb.it  di Messina). Oggi sono giunto alla n. 395.

6 – La festa del nome Italia

Purtroppo, caro Direttore, come ti ho accennato sopra, non hanno avuto alcun riscontro tutte le insistenti mie proposte e preghiere avanzate ai vari Sindaci di Reggio Emilia e a tutte le Istituzioni della Repubblica in questi quasi 40 anni promozionali, per celebrare insieme al Tricolore anche il nome Italia.

Così, finalmente, ho trovato accoglienza e collaborazione dal prof. Vincenzo Villella, direttore della rivista “Lamezia Storica” sia in formato web sia cartaceo. Villella è disponibile a realizzare la prima edizione della “Festa del Nome Italia” pur con una semplice conferenza, prevista per sabato pomeriggio 18 giugno 2022 nell’auditorium della Diocesi di Lamezia Terme. Intanto, il direttore Villella ha dedicato le iniziali 21 pagine su ottanta disponibili alla “Calabria Prima Italia” nel numero 1 della rivista cartacea “Lamezia Storica”.

Da parte mia, proverò a sollecitare, pure tramite l’ANCI, tutti i Sindaci italiani a voler realizzare, con una qualche manifestazione-testimonianza, la “Festa del Nome Italia”… specialmente nei paesi e nelle città che hanno una Piazza, un Viale, una Strada o una struttura denominata “Italia”. 

La speranza è che, prima o poi, ne possano essere protagoniste pure le massime Istituzioni dello Stato italiano, magari nel medesimo giorno della “Festa della Repubblica” del 2 giugno. Attorno al nome Italia si potrebbero realizzare innumerevoli iniziative sociali come, ad esempio, “Italia Day” anche come raduno (speriamo nell’Istmo) di tutti coloro che hanno nome e/o cognome Italia, Italo, Italiano ma pure di aziende ed istituti che all’Italia fanno riferimento. Ciò vale pure per tutti gli italiani residenti all’estero. 

Tra tanto altro ho ipotizzato una “Maratona della Prima Italia” da un mare all’altro (e viceversa), percorrendo, di anno in anno, i diversi paesi dell’Istmo che sarebbe meglio denominare “Istmo Prima Italia” eliminando i troppi campanilismi esistenti.

7 – Un sogno: “Calabria Prima Italia”

Caro Direttore, a riguardo il mio più grande sogno è quello che, prima o poi, l’ente della mia regione di nascita possa denominarsi ufficialmente “Calabria Prima Italia” … sarebbe la sintesi e l’apoteosi di una maggiore e migliore consapevolezza dell’importantissimo ed unico fatto storico che in Calabria sia nato non soltanto il nome Italia ma anche la “Prima Italia” politica e amministrativa con re Italo e le sue leggi sagge e imitate in tutto il Mediterraneo già da 3500 anni fa. 

Ma soprattutto quella “Prima Italia” ha generato un’etica basata sulla libertà, la comunità di vita e di beni e la dignità della donna. E senza schiavi! E, come afferma sempre Mongiardo, Pitagora ebbe il merito di scoprire quell’etica che giudicò di valore matematico immutabile e la pose alla base della sua Scuola a Crotone. 

Inoltre, quell’etica arrivò a Cristo tramite i circoli pitagorici ebrei di Esseni e Terapeuti e viene oggi proposta al mondo dalla Nuova Scuola Pitagorica come modello di vita universale capace di garantire la vita felice e il mondo in pace.  Il cammino per fare emergere tutto l’immenso patrimonio della “Calabria Prima Italia” è ancora tanto lungo quanto necessario. Anzi, imprescindibile!… Grazie, Direttore, per la gentile ospitalità. Salutissimi!

 

 

Domenico Lanciano – Giornalista

 

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