“Speranze e declino. La Sicilia degli anni Ottanta”

Mannino e Buttafuoco sul libro di Calogero Pumilia e Vito Riggio

Politica

Chi ha avuto l’occasione di partecipare al dibattito sul libro di Calogero Pumilia e di Vito Riggio presentato al Centro Studi Americani può dire di essere uscito con la consapevolezza che il confronto è stato di grande livello tra personaggi con storie diverse all’interno della Dc, ma convergenti nella ricostruzione di vicende siciliane che si intrecciano con quelle nazionali.

Calogero Pumilia - Wikipedia

Calogero Pumilia

 

Ne hanno parlato con profondità di analisi gli autori, con il prefatore Calogero Mannino e Pierangelo Buttafuoco.

Il caso Calogero Mannino

Calogero Mannino

 

 

 

 

 

Sullo sfondo l’interrogativo di Marco Follini, presente in sala, se i Dc abbiano saputo raccontare la storia oppure no! Poi ci sono i fatti. Si dice che lo storico è il becchino della storia. V’è stato un attacco sistematico dei media con i due processi Andreotti e Mannino in Sicilia e Tangentopoli in Italia.

Il punto di vista di Marco Follini' fa il giro del web - Adnkronos.com

Marco Follini

 

Il maxiprocesso di Palermo si è concluso con successo con la condanna del Gotha mafioso; eppure, nonostante la vittoria dello Stato viene fatto il processo alla Dc che governava il Paese. Eppure, quella vittoria è stata possibile perché la Dc e il Pci presentano documenti paralleli sulle conclusioni della commissione antimafia del 1979 che delineano la strategia antimafia. La convergenza viene meno per il congresso Dc del preambolo che privilegia la scelta dell’intesa con i socialisti e la fine della solidarietà nazionale. Poi venne la legge Rognoni-La Torre che recepisce quelle indicazioni. L’altro elemento è la nomina di Giovanni Falcone alla Direzione generale Affari Penali.

Giovanni Falcone: il giudice amato da tutti solo dopo la sua morte

Giovanni Falcone

 

In un tempo in cui le fiction si trasformano in verità manipolate finendo per prevalere sulla realtà e sui fatti storici, l’attenzione è stata posta, con un orgoglio misurato, sui successi nella lotta alla Mafia che dopo la estromissione di Ciancimino al congresso di Agrigento del 1983, hanno visto la stagione del rinnovamento politico e morale di quella che fu definita una “primavera senza frutti” con la celebrazione del maxi processo e nel pieno sostegno a Giovanni Falcone, con le leggi antimafia sulla custodia cautelare (con l’opposizione della Pds e della Rete ndr) e la istituzione della direzione nazionale antimafia.

Poi verranno i due processi penali e politici di Andreotti e di Mannino; fatti ed episodi vengono ricordati e documentati. Eppure il mainstream racconta una storia diversa che i protagonisti hanno rivendicato! Teoremi – non va dimenticato – che contribuirono alla distruzione del sistema politico e in definitiva alla sconfitta della democrazia.

Vengono rammentati gli attacchi e gli insulti a Leonardo Sciascia con termini mafiosi dei giovani del coordinamento antimafia. L’attacco mediatico a Giovanni Falcone compreso quello nel CSM, con accuse che lo isolavano e lo mettevano a rischio. Poi tutto si tramutò in realtà con la strage di Capaci!

Accuse che lo avevano fatto soffrire fino alle lacrime, come testimoniò Cossiga. La fotografia di Palermo dopo anni di governo dello stesso sindaco è la contronarrazione sul deficit di sviluppo della città con vuoti incolmabili che la società civile delusa e distratta fa fatica a vedere.

C'erano una volta/ Francesco Cossiga: il presidente autografava le spigole  e aspettava i comunisti armi in pugno - La Mescolanza

Francesco Cossiga

 

Nel dibattito Pierangelo Buttafuoco, giornalista, scrittore, letterato siciliano dà il meglio di sé come lettore critico, con una rappresentazione effervescente e con un indirizzo metaforico. Da siciliano racconta la Dc che vedeva nei paesi, nelle parrocchie, nell’Azione Cattolica, nelle Acli, nella espressione del potere con cortei di vetture di esponenti politici locali che si mobilitavano per essere presenti ai comizi dei leader.

Pietrangelo Buttafuoco a Cagliari

Pietrangelo Buttafuoco

 

Le pagine su Leoluca Orlando sono degne di un romanzo e il letterato Buttafuoco traduce tutto in una visione cinematografica, immaginaria di grandi registi del passato come l’episodio della raccomandazione di Lima al sindaco di Palermo sul traffico cittadino oppure l’aneddoto dell’ambulanza che giunge a soccorrere le fantasticherie sulle ambizioni personali dei protagonisti. Non può, poi, fare a meno di ricordare la fase della narrazione che ha visto sulla scena anche il Presidente Crocetta.

La stagione della antimafia ha finito per mettere la maschera della Mafia sulla Dc colpendo anche un grande Presidente come Rino Nicolosi con i suoi progetti innovativi. La vocazione liberale di Buttafuoco non può fare a meno di rappresentare il dilemma che attanaglia un esponente Dc di fronte all’avvento di Berlusconi e al conseguente dilemma elettorale con un lapidario “Un Dc di sinistra tace anche quando mente!”

Ho raccontato un tardo pomeriggio di interesse letterario e politico. Un libro che merita di essere letto nella sua interezza.

 

Maurizio Eufemi –Già senatore nella XIV e nella XV legislatura

Luigi Einaudi e l’ideale europeista

Sebbene il nome di Luigi Einaudi venga pronunciato con rispetto, ciò non sempre corrisponde a una reale conoscenza delle sue Read more

Astensionismo, capire il perché e come rimediare

L’astensionismo cresce ad ogni tornata elettorale, dovremmo cercare di capire il perché e trovare un rimedio a questo male. Alle Read more

Conservatori o sovranisti? La Destra è al bivio

È una questione che non pochi si pongono anche in relazione all'evoluzione della Destra italiana. Il presidente del Consiglio Giorgia Read more

Ursula, ultimo fronte o ultima frontiera per i duellanti Meloni e Salvini

Il leader leghista cavalca l’indebolimento dell’asse tra la premier e la presidente della Commissione. Ma "venti di cambiamento" potrebbero trasformarsi Read more

Articolo successivo
Beneamato Benjamin!
Articolo precedente
Bertinotti: ritrovare la “connessione sentimentale” con il popolo. La rottura tra politica e popolo ha inaridito il terreno della cultura

Menu