Presidente Toma: In Molise boom turismo come mai da decenni

Viaggio tra le istituzioni territoriali del Paese #4. Le Province vanno ripristinate. Orgoglioso dei complimenti di Mattarella per quanto abbiamo fatto in Regione per le vaccinazioni anti covid.

Con l’intervista al presidente della Regione Molise Donato Toma, BeeMagazine prosegue il giro di interviste a presidenti di Regione e a sindaci delle principali città italiane. Per registrare le idee, le proposte, i motivi di orgoglio e di preoccupazione dei protagonisti delle amministrazioni regionali e comunali. Al termine di questo giro, che avrà insieme il valore di una inchiesta e di un sondaggio, BeeMagazine farà una sintesi dei motivi comuni e delle eventuali differenziazioni. Potrà essere un materiale utile allo sviluppo del dibattito politico sulle autonomie e sulle varie criticità dei territori, e una diretta informazione ai cittadini.

 

Cominciamo da una domanda birichina: qualcuno vi chiama Governatori. La cosa vi lusinga, vi infastidisce o vi fa pensare: quanto sono ignoranti questi giornalisti?

Premesso che non ho mai pensato che i giornalisti siano ignoranti, l’essere chiamati governatori, per quanto sia un termine improprio, fa parte del lessico comune. O presidente o governatore, la sostanza non cambia. 

La pandemia ha dato ai presidenti di Regione una nuova centralità, momenti anche di protagonismo. Quanto avete sentito il peso di dover gestire la situazione sempre in movimento?

È stata un’esperienza forte, per taluni versi drammatica, che ci ha portato a lavorare giorno e notte, a confrontarci quotidianamente nell’Unità di crisi, a fare scelte, talvolta sofferte, per il bene dei molisani che, però, hanno capito la necessità di fare qualche sacrificio legato alle restrizioni. Devo dire che sono stati molto collaborativi e di questo non finisco mai di ringraziarli.

Sempre durante la pandemia, si è accentuata la difformità di decisioni e di posizioni tra le Regioni e il Governo centrale e tra le Regioni fra loro. Si è sfiorata in qualche caso la torre di Babele. In casi così drammatici come una pandemia, riterrebbe necessario un unico centro decisionale a livello centrale?

Le disposizioni, anche in momenti straordinari come lo stato di emergenza, devono contemperare l’esigenza di un organismo centrale decisorio che si interfacci, però, con i territori, cosa che, peraltro, è avvenuta tra Governo e Regioni.

L’istituto regionale, a livello di sentimento popolare, non gode e non da oggi di buona stampa. Quali sono i motivi secondo Lei? La percezione che si tratti di carrozzoni, di duplicazioni a livello territoriale del modello burocratico statale? Di costi eccessivi tra organismi pletorici e stipendi?

L’autonomia regionale è una delle più grandi conquiste della Prima Repubblica. Va aggiornata, rimodulata, ma sicuramente difesa. Per il Molise ha significato crescita economica e sociale, ma ritengo anche per altri territori. La democrazia e il sistema di governance multilevel hanno sicuramente dei costi. Sta a noi farne percepire l’utilità.

Cosa pensa dell’ipotesi di fare macroregioni e di ripristinare la Provincia come ente intermedio e territorialmente più vicino ai cittadini?

Il confronto tra presidenti di Regioni è costante, abbiamo visioni e obiettivi comuni che vanno oltre la logica campanilistica e di confine,  e crediamo che si debba fare squadra affidandoci a un modello strategico di macroregione che rilanci i nostri territori, pur senza rinunciare – ciò deve essere chiaro – alle singole autonomie regionali. Le Province?  Per me è stato un grave errore depotenziarle. Piuttosto, sarebbe opportuno rivedere alcuni confini regionali per rendere più efficienti le dimensioni di taluni territori.

A che punto è lo stato dell’arte a proposito della cosiddetta legislazione concorrente, un non risolto conflitto tra la Regione e il Governo?

Sono trascorsi 21 anni dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 che ha riscritto l’articolo 117 della Costituzione. Non parlerei di conflitto, ma della necessità di eliminare lo squilibrio, in quanto a potestà legislativa, che tuttora pende a favore delle istituzioni centrali. In Conferenza delle Regioni ci stiamo lavorando.

Nella Conferenza Stato-Regioni, che è il luogo istituzionale del confronto tra Governo e amministrazioni regionali, i presidenti riescono più a fare squadra in nome di esigenze comuni, o prevalgono più problemi di schieramento politico?

Guardi, non mi è mai capitato di assistere a situazioni in cui siano prevalse logiche di partito e di appartenenza. Al confronto con lo Stato siamo arrivati sempre in modo compatto, le diversità di vedute le risolviamo prima, con ragionevolezza e senso di responsabilità. 

Secondo Lei sarebbe giusto che nei Consigli dei Ministri che decidono cose importanti per una specifica Regione, fosse presente anche il suo presidente, come avviene per la Regione Sicilia?

Penso di sì. Sarebbe utile per avere un quadro aggiornato ed esaustivo della problematica, ma anche un apporto costruttivo da parte del territorio interessato.

Può indicare, tra le altre, una eccellenza della sua Regione? E una criticità che ancora non si è riusciti a risolvere?

Nel Turismo abbiamo fatto registrare una crescita esponenziale e un boom di turisti come non si era mai visto da decenni. Aggiungerei gli attestati di stima ricevuti dalla Commissione europea per l’utilizzo dei Fondi. Nella Sanità, purtroppo, siamo in Piano di rientro per scelte pregresse e alle quali stiamo ponendo rimedio. Tenga presente che sono anche commissario ad acta della sanità. Poi ci sono due punti riguardanti le reti ferroviarie e quelle viarie. Sul primo stiamo ammodernando le linee; in merito al secondo abbiamo avuto garanzie sulla “quattro corsie” San Vittore-Termoli, che collegherà la dorsale tirrenica con quella adriatica.

C’è una ricetta per fare bene il presidente di Regione?  La sua qual è?

Sono un commercialista e un aziendalista. Ho trasferito il mio know-how all’interno della Regione. Lavoro molto per il bene comune e poco o niente per il ritorno di immagine. Forse, questo è un limite per chi fa politica, ma non importa. Mi interessano la concretezza, il raggiungimento degli obiettivi. Il resto è solo forma.

Qual è la cosa – un provvedimento, una decisione, ecc. – di cui va più fiero?

La consapevolezza di aver fatto bene nella somministrazione dei vaccini, un dato che ci viene riconosciuto da tutti, non ultimo dal Presidente Mattarella, che ha inteso ribadirlo in occasione della recente visita al Quirinale. Sono stato particolarmente colpito da questa sensibilità del Capo dello Stato.

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Donato Toma presidente della Regione Molise,in occasione dell’incontro con una delegazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

 

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

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