La comunità energetica rinnovabile ci libererà dal gas russo?

Il legame energetico Italia – Russia e l’alternativa dell’autoconsumo

A partire dallo scoppio della guerra in Ucraina di quel 24 febbraio 2022, è diventato centrale il tema della nostra dipendenza energetica dalla Russia.  A maggior ragione se consideriamo lo studio di Italy 4 Climate, l’iniziativa realizzata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Secondo il report, nel 2021 ben il 77% dell’energia elettrica proveniva da fonti fossili di altri Paesi. Fra tutti, la Russia.

Ma dobbiamo per forza sottostare alla Federazione Russa per l’energia, o ci sono altre strade? Forse sì, con le Comunità Energetiche Rinnovabili (o CER), che promettono di renderci autonomi dal punto di vista energetico.

Per saperne di più, abbiamo intervistato alcuni esperti del settore, tra cui il ragionier Rosolino Sini, responsabile dell’azienda elettrica “Benetutti”, stesso nome del Comune in provincia di Sassari che è anche una CER.

Comunità energetica di Benetutti

Il ragioniere racconta che il Comune sardo vanta una lunga storia in termini energetici, come attestato da un documento del 1923. In quell’anno, un gruppo di imprenditori incaricò un famoso elettricista dell’epoca, Giuseppe Fumagalli, di installare la rete elettrica che diventò di proprietà del Comune.

Con i suoi 110 impianti fotovoltaici che soddisfano tutte le esigenze degli abitanti, il Comune è diventato una CERla cui energia viaggia su una smart grid, cioè su una rete elettrica intelligente.

L’obiettivo? Diventare indipendente al 100% con le rinnovabili. Secondo il ragioniere, con la CER «è in atto una rivoluzione talmente bella che è difficile da credere» e che porterà alla “democrazia energetica, in cui ciascuno di noi potrà liberamente produrre energia, autoconsumarla, condividerla, accumularla e anche venderla”. Ma cosa sono le CER?

Una nuova forma di comunità

Le CER sono un gruppo di privati cittadini o di aziende che sottoscrivono un contratto per produrre, gestire e consumare l’energia elettrica di uno o più impianti energetici locali (fotovoltaici, eolici, geotermici, idroelettrici). Questa la definizione data dal Green Energy COmmunity (GECO), il progetto per una comunità energetica locale di Bologna. I protagonisti della CER sono i prosumer e i consumer. Il prosumer è chi possiede un impianto che produce energia e ne consuma una parte, da cui anche consumer, consumatore. L’energia non consumata dal prosumer viene ceduta alla rete energetica (grid) già esistente o scambiata con altri consumer. L’obiettivo è fornire ai soci energia a prezzi bassi, senza lucrare.

C’era una volta la CER di Melpignano

Con i suoi 320 soci e 30 pannelli solari, spiega Grazia Giovannetti Presidente della Cooperativa di Comunità, “Melpignano è una forma primitiva di CER. Perché è nata quando ancora di CER non se ne parlava, però ne condivideva i principi: produrre energia da soli in maniera sostenibile”. Tutto è iniziato quando l’amministrazione del comune salentino “voleva realizzare un impianto fotovoltaico diffuso sui tetti, in modo da non rovinare il paesaggio”, ci spiega. “L’idea era quella che i cittadini montassero questi impianti affinché beneficiassero loro stessi dell’energia elettrica prodotta attraverso una cooperativa, che spende i soldi per gli impianti, ricevendone gli incentivi. Questi ultimi, però, non ritornano direttamente alle persone che hanno il pannello fotovoltaico, ma a tutta la comunità, che li usa per compare alle famiglie meno abbienti i libri per i ragazzi delle scuole medie e superiori”.

Tra i vari progetti finanziati così ci sono la mensa scolastica, l’acquisto di libri per il liceo e la realizzazione di case dell’acqua. Queste ultime sono delle postazioni dove riempire l’acqua in delle bottiglie al prezzo di pochi centesimi di euro, che andranno a finanziare altri progetti come il corso di apicoltura, da cui realizzare il miele della Cooperativa.

Chi ha il pannello fotovoltaico, cioè il prosumer“, chiarisce la Presidente, “può usare gratis l’energia che produce, oltre a ricevere un incentivo per l’energia immessa in rete e non consumata”.

Però, come ci spiega Giovannetti, la Cooperativa non si è ampliata per mancanza di una figura che facesse da trade unions alle diverse esigenze dei soci e per il forte aumento, dal 2021, dei costi interni da sostenere.

Le CER, fra vantaggi e svantaggi

Ma perché realizzare le CER? Secondo il Dottor Giuseppe Bratta, Presidente del Distretto Produttivo Pugliese delle energie rinnovabili e dell’Efficienza Energetica La Nuova Energia, bisogna investire sulle CER. “I costi da sostenere – afferma – sono solo il 10% dei ricavi provenienti dall’energia“. Ma cosa le limita? “Non la tecnologia”, sostiene il Dottor Bratta, “ma la volontà politica di incentivarle. Bisognerebbe rendere energeticamente indipendenti ogni impresa e ogni cittadino cambiando le regole”.

Secondo il Dott. Bratta, il costo dell’energia che la CER deve comprare se non ne ha abbastanza, dovrebbe essere uguale a quello dell’energia che ha ceduto, se ne ha prodotta di più. Tale prezzo dovrebbe coincidere con quello di mercato.

Secondo il divulgatore scientifico, il Dottor Luca Mercalli, le CER hanno molti vantaggi. Uno di questi è ridurre i costi della bolletta elettrica. A patto, però, di produrre l’energia quando c’è il sole, se si usano i pannelli solari. Solo così è possibile ricevere l’incentivo di 110 € al MWh. Uno degli svantaggi, a suo avviso, è la burocrazia da affrontare per realizzare e gestire la CER.

C’è da considerare un altro fatto. Secondo il report di Italy 4 Climate, se investissimo sulle energie rinnovabili, la dipendenza energetica nel 2030 passerebbe dall’attuale 77% a meno della metà (46%). Un gran bel passo in avanti per l’indipendenza energetica.

Investendo sulle energie rinnovabili italiane ridurremmo la dipendenza energetica dall’estero. (Fonte: Italy for Climate)

 

CER e indipendenza energetica: un binomio possibile?

Puntare sulle comunità energetiche rinnovabili, secondo Mercalli, è una delle soluzioni per porre fine al conflitto in Ucraina. O, più in generale, ai conflitti che si generano per reperire le fonti fossili. E “comunque, se non è il conflitto dell’Ucraina oggi, ce ne potrà essere uno domani. Per cui… La dipendenza non è mai una bella cosa, soprattutto su degli asset strategici come l’energia. Quindi, io credo che ogni Paese libero dal punto di vista energetico sia meno ricattabile“.

Le CER sono utili per l’indipendenza energetica”, prosegue Mercalli, “perché favoriscono il consumo dell’energia rinnovabile quando c’è, dato che per loro natura sono delle fonti energetiche intermittenti”. Questo perché “ci sono, ma quando vogliono loro”.

Perciò, nella CER si potrebbero usare le batterie agli ioni di litio, che rendono i prosumer liberi di utilizzare l’energia quando vogliono. Questa è l’opinione dell’ingegner Maria Valenti, responsabile del Laboratorio Smart Grid e Reti Energetiche dell’ENEA. “Le CER non rendono indipendenti al 100% – precisa – ma vanno verso l’indipendenza“. Ciò perché i pannelli fotovoltaici occupano spazio che, spesso, non c’è. A suo avviso, non si possono realizzare comunità energetiche al 100% rinnovabili. La soluzione sarebbe un mix tra comunità energetiche rinnovabili e non rinnovabili, a livello Paese.

Così, lo scambio fra le due diverse comunità ridurrebbe, in ogni caso, la dipendenza dalle fonti fossili estere. Senza dimenticare che, secondo l’ingegnere dell’ENEA, per realizzare i pannelli fotovoltaici abbiamo bisogno di materie prime provenienti dalla Russia e dalla Cina. In questo modo, sposteremmo la dipendenza dalle fonti fossili ad altre materie prime. Perciò, bisognerebbe usare anche altre fonti di energia, come il geotermico, per raggiungere l’indipendenza.

 

Dario PortaccioGiornalista

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