Fontana: un Acquedotto tra Italia e Albania è un progetto strategico contro i rischi di emergenza idrica e di desertificazione del Sud

Intervista a Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia e presidente di Confindustria Albania, che ha rilanciato l’idea di un acquedotto tra i due Paesi divisi dall’Adriatico. "L’Albania è un Paese ricchissimo di acqua che non utilizza e l’Italia, soprattutto il nostro Sud, si sta desertificando sempre di più"

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Presidente Fontana, la prima domanda che mi viene in mente è: come le è venuta l’idea di un Acquedotto tra l’Italia e l’Albania? Le idee hanno un periodo d’incubazione, ma potrebbe interessare sapere qual è stato il momento, l’occasione in cui ha avuto questa intuizione.

In Italia purtroppo non abbiamo una politica industriale né una politica energetica. In questi mesi stiamo pagando l’inadeguatezza della classe politica che non ha saputo pianificare i fabbisogni dell’industria italiana. Siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa e la nostra industria va alimentata con l’energia, non con le parole. L’emergenza idrica sarà la prossima emergenza che dovremo affrontare.

Potremo affrontarla quando sarà razionata l’acqua per fare la doccia o per i lavaggi industriali, oppure possiamo pensare oggi a quelle che sono le esigenze che avremo domani. Già quest’estate abbiamo avuto difficoltà per l’irrigazione agricola, molte falde sono esaurite e l’acqua salmastra del mare è arrivata fino alle falde stesse.

Lei, nel lanciare ufficialmente l’idea durante un’assemblea di imprenditori, presente il presidente di Confindustria Bonomi, ha accennato a vecchi studi di fattibilità. Ci può dare qualche particolare?

Il progetto di un acquedotto che colleghi l’Italia con l’Albania è un vecchio progetto. D’altronde basterebbe guardare chi ha la risorsa del futuro, l’oro blu, l’acqua, e chi non ne ha.

L’Albania è un Paese ricchissimo di acqua che non utilizza e l’Italia, soprattutto il nostro Sud, si sta desertificando sempre di più.

 

 

Si potrebbe dire che questo progetto possa essere il frutto felice di una collaborazione tra gli uomini e la geografia, che pone l’Albania, ricca di acqua, a poche decine di chilometri di fronte all’Italia, ma soprattutto alla Puglia, che per anni è stata presentata proverbialmente come una terra sitibonda.

Questo progetto è un progetto strategico per l’approvvigionamento di un bene primario e suggella il rapporto di fratellanza che c’è tra gli albanesi e gli italiani. La Puglia e l’Albania non sono divise, ma unite dal mare. Siamo due popoli uniti da legami umani, culturali, economici.

Mi conferma i dati salienti di questo progetto: 85 km di condotta sottomarina e 120 km sulla terraferma, da Argirocastro (in albanese Girokaster) a Galugnano, nel profondo Salento. Alla Puglia arriverebbero 150 milioni di metri cubi d’acqua all’anno.

Questa è una proposta di progetto. Ovviamente il progetto potrà e dovrà essere modificato in base alla volontà dei popoli albanese e italiano, e dei rispettivi governi.

Quali sarebbero i costi?  Quali soggetti parteciperebbero? E come si finanziano?

Il progetto costerà un miliardo di euro. Saranno entrambe le nazioni a decidere chi parteciperà al progetto. Nella nostra Confindustria abbiamo aziende che sono eccellenze in Italia e nel mondo nella realizzazione di grandi opere pubbliche.

In Puglia abbiamo l’Acquedotto Pugliese, l’acquedotto pubblico più grande d’Europa e la prima stazione appaltante della Puglia. Abbiamo le competenze, c’è bisogno della volontà politica. E se c’è la volontà politica le risorse finanziarie non mancheranno.

 

 

Si sa che il presidente della Regione Puglia Emiliano ha scritto al premier albanese Edi Rama per esprimere l’interesse a questa opera. Quindi ci sono stati contatti con il governo albanese?

Il Presidente Emiliano ha eccezionali rapporti istituzionali e personali con il premier Edi Rama. Ci sono i primi contatti per valutare la fattibilità del progetto.

Il vantaggio per la Puglia, per il Salento, per il Mezzogiorno è evidente. Ma l’Albania cosa ci guadagna da questa opera?

Oltre alle migliaia di lavoratori albanesi e italiani che lavoreranno all’opera, l’Italia avrà il vantaggio di ricevere l’acqua e l’Albania di vendere l’acqua, che ora viene sprecata.

I tempi di realizzazione quali sarebbero?

È un’opera che potrà essere realizzata in sei anni. Tutto l’Acquedotto Pugliese è stato realizzato agli inizi del ‘900 in pochissimi anni. Il ponte Morandi è stato realizzato in tempi record, per quello sullo stretto di Messina ne stiamo ancora parlando. Dipende dalla volontà politica.

A livello sia pure informale, se non ancora ufficiale, Lei ha avuto contatti con esponenti del governo italiano? Con il ministro delle Infrastrutture? Alla presidenza del Consiglio c’è un salentino, il sottosegretario Mantovano, che potrebbe spendersi per spingere questo progetto. C’è il ministro Fitto.

Il nuovo Governo si è appena insediato e avrò modo di presentare il progetto. Il Sottosegretario Mantovano e il Ministro Fitto (con delega al Sud e al PNRR) sono persone serie e capaci, lavoreremo benissimo a questo e ad altri progetti.

Ha pensato che, come per la Tap, ci possano essere resistenze?

Certamente. È fisiologico che ci siano pareri e opinioni diversi. In Italia abbiamo un fortissimo partito del NO. No Tax, No Vax, No Tap, … Tutti quanti utilizziamo il gas e paghiamo le bollette. Provi a chiedere se abbiamo ancora No Tap in Italia. Il partito dei No Tap si è disciolto come neve al sole. La politica deve sentire tutti, ma si deve prendere la responsabilità della decisione.

Nel caso di questo progetto una eventuale rottura delle tubazioni riverserebbe acqua e non gas o petrolio, e quindi non si potrebbe parlare di danno per l’ambiente, anche perché la condotta nei punti più profondi starebbe a 850 metri sotto il livello del mare. Mi conferma?

Certamente l’acqua non inquina, ma vedrà che ci sarà qualcuno che si opporrà.

Faccio una domanda da avvocato del diavolo: si portano in Puglia 150 milioni di acqua in più. Quest’acqua viene convogliata dall’Acquedotto pugliese? E come la mettiamo con i problemi di dispersione di acqua nelle tubazioni – 20 mila km di rete idrica – che all’Acquedotto pugliese vengono spesso rimproverati? Questo progetto potrebbe spingere a ridurre se non a eliminare del tutto i problemi di perdite d’acqua delle tubazioni dell’Aqp?!

Il problema della dispersione idrica è un problema enorme, in Italia circa il 38% dell’acqua va dispersa. L’Acquedotto Pugliese sta lavorando con tecnologie d’avanguardia per diminuire drasticamente questi dati.

La tecnologia dell’Acquedotto Pugliese potrà essere messa a disposizione anche dell’ente albanese che gestisce la fornitura idrica.

Il Pnrr, che sta dando risorse a tanti progetti, potrebbe riservarne anche a questo?

Il PNRR investe risorse ingenti per colmare il divario tra i territori. Avere una risorsa idrica così importante significa rendere più competitivo l’intero nostro Sud.

I vantaggi del progetto sono evidenti, presidente Fontana. Ma vogliamo esplicitarli? Per esempio quali vantaggi per le imprese? Per l’economia del Mezzogiorno?

In primis abbiamo i vantaggi per l’agricoltura, che sono facilmente intuibili. Poi quelli per esempio per il turismo. Già oggi ci sono aree del nostro Salento che utilizzano l’acqua di falda con tutti i problemi connessi.

Tutte le aziende utilizzano l’acqua. Oggi la carenza di acqua non è ancora un’emergenza, lo sarà nel futuro. Bisogna agire ora.

Lei è presidente di Confindustria Puglia ma anche presidente di Confindustria Albania. Ci può dire che Paese è oggi l’Albania dal punto di vista economico e sociale? Sono lontani i tempi di quando gli albanesi venivano in massa in Italia.

L’Albania è la mia seconda patria. Gli albanesi sono un popolo gentile e ospitale. L’Albania è la nazione dove le cose si possono fare. È cresciuta tantissimo negli ultimi anni. Tirana è di fatto una capitale europea.

L’Italia è il primo partner commerciale dell’Albania sia in import che in export.

I rapporti tra Italia e Albania si perdono nella notte dei tempi. Potrei parlarLe di quando Scanderbeg venne in Puglia in soccorso di Ferdinando I di Napoli, che vide il proprio dominio minacciato dalla dinastia angioina.

O più recentemente quando gli albanesi sbarcavano con la nave Vlora nel porto di Bari, scappando dalla dittatura comunista e cercando in Italia una vita migliore. La collaborazione è continuata fino ai giorni nostri. Durante la pandemia in un momento in cui l’Italia era fortemente colpita dal Covid, da una piccola nazione come l’Albania sono arrivati medici e volontari per darci una mano. Durante il terremoto in Albania del 2019 siamo stati i primi, noi pugliesi, a prestare aiuto con una colonna della nostra Protezione Civile che è partita immediatamente alla volta dell’Albania.

Quali sono i settori in cui operano maggiormente le aziende italiane in Albania?

Accanto ai settori classici come quelli che prevedevano un largo uso della manodopera, mi riferisco al tessile, alle calzature, o alcuni settori della meccanica, in Albania ci sono sempre più aziende che si occupano di Information & Technology e servizi da remoto per le aziende.

Il Paese delle Aquile è un Paese che è attrattivo per le imprese, perché c’è un eccezionale capitale umano, una tassazione del 15%, e ha addirittura creato un Ministero per la tutela dell’imprenditoria.

 

Mario NanniDirettore editoriale

 

 

 

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