“Esercitare sinceramente la mutua comprensione”. Una prospettiva nuova: Jihad e fraternità umana

Pubblichiamo un estratto della conferenza sul dialogo tra Islam e Cristianesimo che il cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, ha tenuto a Parigi, al Convegno organizzato dall’Osservatorio internazionale del fatto religioso, presso l’Ecole Militaire.

Ai nostri giorni un’originale via di approccio nuovo tra mondo islamico e mondo cattolico è stato avviato da Papa Francesco e dal sunnita Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, con la firma del Documento sulla Fratellanza Umana – Per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, avvenuta ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Un anno fa il Papa incontrando poi a Najaf (Iraq) il Grande Ayatollah Al Sistani, ha aperto un altissimo contatto tra cattolici e mondo sciita; un contatto che potrebbe portare a importanti accosti anche tra Sunniti e Sciiti e ad un’auspicabile revisione dei loro storici contrasti.

È interessante notare che, sia il Papa, sia il Grande Imam facciano esordire il Documento, non toccando argomenti religiosi controversi (che generebbero nuove difficoltà), ma da quanto accomuna: la fede in un Dio clemente e misericordioso, creatore di tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, che genera la fratellanza e l’amicizia e produce i valori di bene, di carità e di pace.

Si tratta di espressioni di altissimo valore teologico e antropologico che portano, a mio parere, allo svuotamento di quella carica jihadista più aggressiva e intollerante. Chi è il “non-credente” se il principio di appello è quel Dio “clemente e misericordioso” condiviso da ebrei, cristiani e musulmani, creatore di tutti gli esseri umani uguali nei diritti e nella dignità?

Abbandonando il terreno dello scontro e delle controversie religiose (ognuno terrà per sé quei principi dottrinali che formano il nucleo e le diversità intrinseche alla propria fede), si apre una finestra che porta una ventata di aria fresca; questa comune visione, di fatto indebolisce la carica di intolleranza; ma bisognerà anche dire che devono cessare le provocazioni inter-religiose e extra-religiose, che tendono a scatenare aggressività e offendono l’altra parte.

Specialmente nel mondo a maggioranza islamica, ma anche a minoranza, oggi, ogni forma di Jihad si nutre di vere o presunte ingiustizie, di offese al credo e ai valori islamici.

Se da una parte è lecito tenere sempre vivo il senso del rispetto, dall’altra non si trova giustificazione alcuna al terrorismo o all’uccisione delle persone: qui vale riprendere il grido di Papa Francesco e del Grande Imam al-Tayyeb: Chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità; condanniamo tutte le pratiche che minacciano la vita come i genocidi, gli atti terroristici e le politiche che sostengono i numerosi crimini; dichiariamo fermamente che le religioni mai devono incitare alla guerra, né sollecitare sentimenti di odio, volontà di estremismo, oppure invitare alla violenza o allo spargimento di sangue; tutto questo porta a deviazioni dagli insegnamenti religiosi, all’uso politico delle religioni o anche ad interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato, in alcune fasi della storia, dei sentimenti religiosi. Sono parole chiare e precise.

Per inciso, mi piace pensare che questa visione abbia fomentato idealmente il cosiddetto “Patto di Abramo” tra Israele, Bahrein e Emirati Arabi e aperto processi con altri paesi a guida islamica.

Per la Chiesa cattolica la revisione delle relazioni inter-religiose era formalmente già cominciata con la Dichiarazione Nostra Aetate (NA) del Concilio Vaticano II, allorché i Padri conciliari sentirono il dovere di esecrare tutte le persecuzioni e le manifestazioni di intolleranza del passato ed avevano auspicato il superamento di quei “dissensi e inimicizie (che erano) sorte tra cristiani e musulmani“, invitando “a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, (…) difendere e promuovere insieme (…) tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (NA 3-5).

Se la storia non è maestra, gli errori si ripeteranno; la storia umana non è costruita da puri determinismi, ma è un intreccio di libertà che vanno riconosciute e reciprocamente rispettate.

Questo aspetto della missione dell’Ordine è trattato nel mio libro E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento (LEV), nel capitolo dedicato alla dimensione ecclesiologica della spiritualità dell’Ordine.

 

Fernando Filoni – cardinale, Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro

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