Elezioni, quel pasticciaccio del voto all’estero

Quasi nessuno ne parla, ma gli italiani all'estero hanno già votato: è davvero regolare il voto per posta e con la penna biro o con la penna stilografica, anziché con la matita copiativa?

Mentre in Italia è iniziato il rush finale dei leader politici in vista del voto di domenica 25 settembre ai seggi elettorali, la campagna elettorale nel resto del mondo è ormai terminata.

Gli italiani all’estero hanno già votato per corrispondenza con il proporzionale e le preferenze utilizzando la penna biro o la penna stilografica. Le buste contenenti le schede votate dovranno arrivare per posta improrogabilmente, pena l’annullamento del voto, entro le ore 16 locali del 22 settembre nei Consolati italiani presenti in Europa (compresi i territori asiatici della federazione russa e della Turchia), America settentrionale, centrale e meridionale, Africa, Asia, Oceania e Antartide. Poi partiranno con decine e decine di voli aerei diretti nel nostro Paese.

Gli italiani all’estero aventi diritto al voto, come risultano alla data del 31 dicembre 2021, sono 5 milioni 806 mila 68 ed eleggeranno complessivamente 8 deputati e 4 senatori. E’ questa una prima novità conseguente alla riforma costituzionale del 2020, che ha ridotto il numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Invece, nelle ultime elezioni della Circoscrizione Estero del 2018, costate circa 28 milioni di euro, i seggi riservati per Montecitorio erano dodici, mentre sei per palazzo Madama. Per la Camera votarono 1 milione 265 mila 845 elettori italiani all’estero, pari al 37,87% degli aventi diritto al voto, ma ci furono ben 124 mila 553 schede nulle (9,84%) e 17 mila 265 schede bianche (1,36%).

Ora la Circoscrizione Europa (3.189.905 italiani) eleggerà 3 deputati e un senatore, mentre la Circoscrizione Sudamerica (1.804.291 italiani) eleggerà 2 deputati e un senatore e la Circoscrizione Centroamerica e Nordamerica (505.567 italiani) eleggerà 2 deputati e un senatore. Infine, la Circoscrizione Asia-Africa-Oceania (306.305 italiani) eleggerà un deputato e un senatore.

Gli italiani all’estero continuano ad aumentare perché ogni anno più di centomila espatriano per andare a vivere in altri Paesi non solo per studio e lavoro, ma anche da pensionati, beneficiando di notevoli vantaggi fiscali previsti da Convenzioni bilaterali internazionali (come, ad esempio, Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Portogallo, San Marino, Spagna – isole Canarie comprese). Dal 2003 al 2022 gli aventi diritto sono così raddoppiati. In Italia per la cittadinanza vige il diritto dello ius sanguinis, senza alcun limite di generazioni. “Quindi – è la battuta che gira nei Consolati – chi dimostrasse di essere discendente di Giulio Cesare potrebbe votare”.

L’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero è regolamentato dalla legge 27 dicembre 2001 n. 459 in parte modificata dal Parlamento pochi mesi fa. Il voto per corrispondenza degli italiani all’estero iniziò con i referendum del 2003. Per le elezioni politiche la prima volta fu nel 2006. Il senatore Luigi Pallaro(Associazioni Italiane in Sudamerica) fu decisivo a palazzo Madama per la maggioranza che sostenne il Governo Prodi dal 2006 al 2008. Ricardo Merlo del Maie, parlamentare sudamericano dal 2006, è stato anche sottosegretario agli Esteri nei Governi Conte I e II. Quest’anno il Maie è stato il secondo partito a presentare il proprio simbolo al Viminale, ma Ricardo Merlo ha deciso di non ricandidarsi.

Molti dubbi e interrogativi sul voto all’estero e su come è organizzato. Rischio brogli

Restano, però, molti dubbi sulla legittimità del voto per corrispondenza che non assicura alcuna segretezza e, anzi, può favorire brogli elettorali. Sul punto l’art. 48, secondo comma, della Costituzione è tassativo: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Il voto per posta consentito agli italiani residenti all’estero nelle elezioni politiche presenta altre due gravi anomalie.

Innanzitutto, non vi è alcuna certezza che la busta contenente il voto anche se spedita con largo anticipo dall’elettore italiano residente all’estero venga recapitata per posta al Consolato territorialmente competente entro e non oltre le ore 16 locali del 22 settembre. Ma giungendo fuori tempo massimo verrebbe automaticamente cestinata senza essere spedita in Italia.

In secondo luogo, limitatamente ai cittadini italiani residenti nel resto d’Europa, sarebbe consentito loro di votare solo per posta, mentre nelle elezioni Europee essi possono, invece, votare all’interno del proprio Consolato italiano dove è assicurata la segretezza.

Il voto per corrispondenza può quindi favorire i brogli, e soprattutto l’incetta di schede da parte di alcuni candidati. Nel 2018 Adriano Cario fu eletto con l’Usei nella circoscrizione Senato Sudamerica. Il 2 dicembre 2021 l’aula del Senato votò, a scrutinio segreto, un ordine del giorno che chiedeva la mancata convalida dell’elezione di Cario a causa di voti contraffatti. La votazione si concluse a strettissima maggioranza con 132 favorevoli, 126 contrari e 6 astenuti e, di conseguenza, Cario decadde e gli subentrò Fabio Porta, esponente del Pd. Oggi Porta si è candidato sempre con il Pd nella Circoscrizione Sudamerica Camera e ha già sollevato il pericolo brogli: “È stata intercettata al consolato una mail con la quale un esponente dell’Usei chiede agli elettori di consegnare le buste prima che siano votate alla loro organizzazione, che si incaricherà poi di votare al posto loro”.

“L’Usei – dice Porta – è ancora oggi al centro di due inchieste, una in Italia e l’altra in Argentina” per presunti brogli nelle elezioni del 2018.

Voto con la penna biro. Ma si può?

Un’altra singolarità è rappresentata dall’uso della penna biro o della penna stilografica nel voto per posta. Viceversa il secondo comma dell’articolo 58 del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957 n. 361, come modificato dall’articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 4 agosto 1993 n. 277, e dall’articolo 2, comma 1, lettera e) n. 2, del decreto legislativo 20 dicembre 1993 n. 534, nel dettare le norme sulle modalità di espressione del voto, dispone testualmente che l’elettore vota “tracciando, con la matita, sulla scheda per l’elezione del candidato nel collegio uninominale, un segno sul cognome e nome del candidato preferito o comunque nel rettangolo che lo contiene e, sulla scheda per la scelta della lista, un segno sul contrassegno corrispondente alla lista da lui prescelta o comunque nel rettangolo che lo contiene. Sono vietati altri segni o indicazioni”.

A sua volta, l’articolo 14 del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione del Senato della Repubblica, di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993 n. 533, nel prevedere che “il voto si esprime tracciando un segno con la matita copiativa sul contrassegno o, comunque, sul rettangolo che lo contiene o sul nominativo del candidato prescelto”, aggiunge al secondo comma, che “il voto è valido anche se espresso in più di uno dei modi predetti”.

La diversità delle modalità di espressione del voto ingenerò, in occasione delle elezioni politiche del 27 marzo 1994, confusione e disorientamento nel corpo elettorale, con conseguenti ripercussioni di segno negativo, in sede di scrutinio, in merito all’accertamento della validità del voto espresso. Al fine di eliminare o, quanto meno, attenuare tale disorientamento, il ministero dell’Interno emanò, nell’occasione, circolari nelle quali gli elettori venivano “invitati”, anche tramite i presidenti di seggio, ad apporre, su ognuna delle tre schede, un solo segno di voto. Ciononostante, tali suggerimenti e consigli, per la natura stessa delle circolari, non vennero recepiti da gran parte degli elettori né, soprattutto, dai presidenti di seggio, al cui prudente apprezzamento la legge demanda, in ogni caso, l’accertamento della validità del voto.

Le matite copiative fuorilegge perché tossiche?

Ma non è finita perché nelle elezioni del 13 maggio 2001 si apprese che il ministero della Sanità aveva da tempo vietato la produzione in Italia delle matite copiative. Motivo: il blu di metilene, essenziale per conseguire proprio l’effetto copiativo, era considerato tossico. Di conseguenza, essendo obbligatorio per legge, nel voto ai seggi elettorali in Italia l’uso della matita copiativa, il ministero dell’Interno era stato costretto ad acquistare per ogni elezione – referendum compresi – centinaia di migliaia di matite copiative prodotte in India, Pakistan e Brasile con un costo di vari milioni di euro.

Non è quindi singolare che per le elezioni del 25 settembre un italiano all’estero ha già votato con la penna biro o con la penna stilografica, mentre un italiano che voterà domenica ai seggi dovrà usare ancora la matita copiativa?

Le novità non finiscono qui

Un’altra importante novità è costituita dallo spoglio delle schede provenienti dalla circoscrizione Estero che non avverrà più in esclusiva, come in passato, presso il Centro Polifunzionale della Protezione Civile nelle vicinanze del casello autostradale dell’A/1 di Castelnuovo di Porto (Roma), ma anche in altre quattro città italiane (Milano, Bologna, Firenze e Napoli), come previsto dall’art. 7 della legge 30 giugno 2022 n. 84 e dal successivo decreto del 28 luglio 2022 della ministra dell’Interno Lamorgese di concerto con il ministro degli Esteri Di Maio e con la ministra della Giustizia Cartabia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 agosto scorso.

Questa è la nuova dislocazione logistica dove il 25 settembre saranno scrutinate le schede provenienti dai Consolati esteri:

  1. a) ufficio centrale di Castelnuovo di Porto (Roma): America meridionale;
  2. b) ufficio decentrato di Milano: Albania,  Andorra, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Finlandia, Germania, Irlanda, Lettonia, Spagna e Ucraina;
  3. c) ufficio decentrato di Bologna: Belgio, Bulgaria, Federazione Russa, Islanda, Kosovo, Liechtenstein, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Norvegia,  Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, San Marino, Serbia, Svizzera e Turchia;
  4. d) ufficio decentrato di Firenze: Austria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Lituania, Moldova, Monaco, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Slovacchia, Slovenia, Stato della Città del Vaticano, Svezia e Ungheria;
  5. e) ufficio decentrato di Napoli: America settentrionale e centrale, nonché Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Si ricorda che non hanno potuto votare per corrispondenza gli elettori italiani residenti in Stati con i quali il Governo italiano non ha potuto concludere accordi per garantire che il diritto di voto si svolga in condizioni di eguaglianza, di libertà e di segretezza, oppure in Stati la cui situazione politica o sociale non garantisce, anche temporaneamente, l’esercizio del diritto di voto secondo tali condizioni.

In situazioni come queste che non consentono l’esercizio del voto per corrispondenza, sono state comunque adottate le misure organizzative per dare la possibilità ai cittadini italiani residenti in tali Stati di votare in Italia. A tali elettori è stata inviata, da parte dei Comuni nelle cui liste sono iscritti, una cartolina con l’avviso relativo alla data e agli orari per l’esercizio del voto in Italia.

 

Pierluigi Roesler Franz – Giornalista

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