Dacia Maraini presenta a Roma “la mia Asia” alla stampa italiana e internazionale

La scrittrice racconta viaggi, ricordi e battaglie dialogando con Michelangelo La Luna, curatore del volume e docente di italianistica in America

Un vero evento letterario l’altra sera a Roma, nella libreria Borri Books della Stazione Termini, dove Dacia Maraini, insieme con il prof. Michelangelo La Luna, famoso italianista negli Stati Uniti d’America, ha presentato alla stampa italiana e straniera l’ultimo saggio “Sguardo a Oriente”.

Tra memorie e reportage, i viaggi di Dacia Maraini. Ricordi, racconti di un continente affascinante ma contraddittorio, una raccolta di memorie che la scrittrice dedica al “suo piccolo mondo antico”, Afghanistan, Cina, Corea, Giappone, India, Iran, Siria, Tibet, Turchia, Vietnam, Yemen, Paesi che la scrittrice ha visitato, attraversato e amato.

Sguardo a Oriente” è una novità Marlin, firmata a quattro mani da Dacia Maraini con uno deli intellettuali italiani oggi più amati e più affermati d’America, il prof Michelangelo La Luna, origini calabresi, ordinario di Lingue e letterature italiane negli Stati Uniti alla “The University of Rhode Island”.

“Nel volume- anticipa il professor La Luna– ricco di ricordi e testi per la prima volta raccolti in modo organico, emerge il ritmo narrativo impresso dalla grande scrittrice, che ama viaggiare e raccontare le vicende di Paesi lontani. Tra i suoi compagni di viaggio, Maria Callas, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini”. Il professore,  che di Dacia Maraini potrebbe scrivere altri dieci saggi diversi per come tanto bene la conosce, aggiunge emozioni a emozioni: “Il continente asiatico è visto qui dagli occhi di chi è attento alle bellezze naturali ma soprattutto alla condizione umana e sociale della popolazione. In questo viaggio negli anni e nelle sensazioni, che si trasformano in scrittura- aggiunge – un’attenzione speciale è riservata a temi attuali come la coraggiosa protesta delle donne afghane contro le restrizioni imposte dal regime talebano”.

“Sguardo a Oriente” – sorride Dacia Maraini e sorride alla sua maniera di sempre, come se il tempo per lei fosse un optional e non passasse maiè una sorta di diario personale, di taccuino da viaggio, di testamento alle future generazioni su cosa è stato il mondo che Dacia ha percorso e vissuto, testi in cui si sente il ritmo narrativo della grande scrittrice che, come la nonna Yoi, il padre Fosco e la madre Topazia, ama viaggiare e raccontare le vicende e i personaggi di posti lontani.

Paesi come il “Caro Giappone” di cui- racconta la scrittrice- ricordo il periodo di internamento a Nagoya dal 1943 al 1945, le vittime della bomba atomica, i morti per il “superlavoro”, l’emancipazione femminile e il fascino del teatro N?. Un viaggio senza fine, che passa da una nazione all’altra con la leggerezza di una libellula, Paesi, genti, tradizioni e culture che l’autrice ha visitato con compagni di viaggio d’eccezione:  Maria Callas, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini:

“Pasolini è stato unico, indimenticabile: una voce fuori dal coro, ineguagliabile come intensità e come originalità nel corso degli anni trascorsi anche dopo la sua morte. Quello che lui aveva detto o predetto, criticandolo o sottolineandolo, nel tempo è accaduto e gli storici hanno dovuto dar ragione a quel Pasolini scomodo e ingombrante, pieno di ombre, anche per una vita privata dissoluta”.

Dacia Maraini l’ha amato però per quello che era: tenebroso, scuro, geniale, illuminante e generoso, e proprio nel suo ultimo libro a lui dedicato “Caro Pier Paolo” la scrittrice intesse un dialogo intimo e sincero, fatto di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi condivisi alla scoperta del mondo e in particolare dell’Africa e che qui rievoca con estrema dolcezza. “Pasolini è stato tutto e in un certo senso lo è ancora, in una scena intellettuale che non ha più ospitato un eguale critico eccezionale di quello che siamo e della proiezione di quello che saremmo diventati”.

In “Sguardo a Oriente” c’è tutta lei, “Dacia la regina della letteratura italiana”, “Dacia la musa di grandi interpreti e protagonisti del nostro tempo”, “Dacia la vera e unica ambasciatrice della letteratura italiana nel mondo” – ripete Michelangelo La Luna-, “Dacia una sorta di vestale sacra della cultura moderna” e a cui il Paese deve molto.

Dalla Cina, pronta a fare “l’ultima pedalata verso il capitalismo”, allo Yemen, afflitto dalla guerra e dalle carestie, e all’India, dove sono in crescita episodi di stupro e di femminicidio”. Ma un’attenzione particolare è riservata a problematiche attuali come la guerra civile in Siria e la coraggiosa protesta delle donne afghane contro le restrizioni imposte dal regime talebano. Maraini si rivela anche in questa occasione la Dacia di sempre, una donna che non si ferma mai davanti a nessuna difficoltà della vita, con un suo fascino ancora intenso e determinato, e che usa la letteratura per denunciare soprusi e sopraffazioni di ogni genere, una donna che come intellettuale non si sottrae mai alle sue responsabilità e che come donna è ancora coriacea come lo era da giovane.

Di Dacia Maraini sappiamo già tutto.

Del curatore del suo libro, Michelangelo La Luna, vi ricordo solo che è ordinario di Lingua e letteratura italiana presso la University of Rhode Island negli Usa e curatore di tutte le opere precedenti già dedicate a Dacia Maraini: Taccuino americano (1964-2016) (2016); Beloved Writing. Fifty Years of Engagement (2016); Mafia and Other Plays (2017); USA 1964-2017: An Italian Reportage (2018); Dacia Maraini and Her Literary Journey (2020); A Life Devoted to Writing. Festschrift in Honor of Dacia Maraini (2020); Writing Like Breathing. Racconti Romanzo Poesia. Sessant’anni di letteratura (2020). La cosa di cui però va più fiero – racconta lui dovunque sia invitato a parlare- è la magia del suo rapporto culturale con questa grande scrittrice italiana.

 

 

 

Pino Nano – Giornalista, già capo redattore centrale Rai

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