Mondo

Verso le europee / Valbruzzi: superare prima la debolezza politica dell’UE, poi riformare l’assetto istituzionale

L’intervista al politologo e docente di Scienza politica all’Università di Napoli Federico II Marco Valbruzzi, sull’odierno assetto istituzionale europeo, i suoi problemi attuali e le possibili riforme da realizzare. Sull’atteggiamento della Meloni: ha mostrato finora grande duttilità, ma dopo giugno i nodi verranno al pettine e dovrà fare delle scelte

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Mondo

Quella colpevole mancanza di solidarietà dell’Occidente verso Israele. E il popolo ebraico

Da due mesi si ignora che un paese è stato attaccato, come tante altre volte in questi settantacinque anni, e le continue prese di posizioni quasi interamente filopalestinesi delle piazze d’occidente, ma soprattutto i silenzi e le mancate condanne di quelle stesse piazze sull’eccidio compiuto il 7 ottobre, fanno male non solo ad Israele e all’intero popolo ebraico che per l’ennesima volta nella sua storia si trova davanti un nemico che vuole il suo sterminio, ma anche a quei valori di cui il nostro mondo occidentale è storicamente portatore e sostenitore. E che Israele, pur con le sue mille diversità e contraddizioni, ne è l’unico rappresentante in Medio Oriente.

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Mondo

Milei e l’Anarco-capitalismo

Lo hanno definito populista, di estrema destra, vicino a Trump e Bolsonaro (entrambi, insieme ad Elon Musk, si sono congratulati con lui dopo la vittoria), ma Javier Milei, l’economista noto per il suo stile esuberante ed eccentrico, leader del movimento La Libertad Avanza ed eletto domenica nuovo Presidente dell’Argentina con il 56% dei voti sconfiggendo il peronista Massa, promette una “rivoluzione liberale”, annuncia la volontà di voler chiudere la Banca centrale e soprattutto si definisce anarco-capitalista. Ma in cosa consiste questa filosofia politica e soprattutto quali conseguenze economiche e sociali può determinare?

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Mondo

L’importanza e la forza della politica. Qual è l’incapacità dei palestinesi?Non essere finora riusciti ad attuare un vero sistema politico rappresentativo

È passato un mese dall’attacco di Hamas nei confronti di Israele, ma in questo momento non si intravede alcuna potenziale soluzione e nessun possibile accordo una volta che il fuoco sarà cessato. Come da settantacinque anni a questa parte, infatti, la mancanza di un’affidabile forza politica palestinese in grado di interloquire con Israele e con la comunità internazionale, capace di imporsi nella scena politica, di definire un progetto politico da portare avanti ed in grado di rappresentare seriamente gli interessi del popolo palestinese, diverso dalla cancellazione di Israele, è una delle cause di impedimento alla fine dell’eterno conflitto in Terra santa.

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Economia

“Figli” e “nipotini” del populismo economico

Alla vigilia della legge di bilancio il nostro Paese si trova per l’ennesima volta in forte difficoltà nel trovare le risorse da destinare alla manovra finanziaria, anche per via degli effetti devastanti dal punto di vista economico dei numerosi bonus che da anni continuano ad essere lo strumento populista di gran parte della classe politica italiana, di ieri e di oggi, per ottenere facili consensi. Da un po’ di tempo su queste colonne sto cercando di porre l’attenzione sull’efficacia di alcune misure che la classe politica attua per rispondere ad alcuni casi di cronaca. Misure che troppo spesso risultano efficaci più per assecondare l’ondata emotiva dell’opinione pubblica e, di conseguenza, per ottenere consenso, che per porre un freno a determinati reati (femminicidi, incidenti stradali, violenze sessuali ecc.). Questo riflesso pavloviano di introdurre reati e di inasprire le pene, in un contesto ormai di permanent campaign (così definita per la prima volta dal giornalista ed ex consigliere di Bill Clinton, Sidney Blumenthal negli anni ’80) lo abbiamo definito populismo penale, branca di quell’ormai troppo frequente modo di intendere la politica, ossia esclusivamente attraverso apparenti regali e soddisfacimenti nei confronti del popolo senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze e degli effetti che quelle misure possono a lungo termine avere. Ecco perché oggi, mentre il nostro Governo lotta per trovare in ogni modo risorse per la prossima legge di bilancio, voglio porre l’attenzione su un’altra branca del populismo, quella che riguarda le misure economiche populiste, in grado di far danni enormi per le casse del Paese. A differenza però, di quello penale, in cui con l’inasprimento delle pene e l’introduzione di nuovi reati si cerca inutilmente di ridurre il crimine e riformare la giustizia, il populismo economico è ancora più dannoso e la situazione finanziaria del nostro Paese, con la difficoltà di trovare i

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Politica

La violenza dei giovani oggi e la “storia dimenticata”. Ma i giovani d’oggi sono davvero più violenti di quelli di ieri?

Il nostro Paese è sempre più inghiottito da una cappa di populismo che ormai avvolge, salvo qualche rara eccezione, l’intero sistema politico italiano. Populismo che non si limita alle dinamiche meramente politiche, ma dopo aver contagiato anche materie delicate quali il diritto penale ed il sistema giudiziario italiano, ora si appresta a contaminare la storia. Con l’ausilio di buona parte dei mezzi di informazione. Prima di spiegare il perché di questa affermazione decisamente forte, occorre fare un piccolo passo indietro. Qualche mese fa, su queste colonne, in occasione sia della tragedia di Casal Palocco in cui morì il piccolo Manuel, sia dell’omicidio di Giulia Tramontano, scrissi un lungo articolo, in cui evidenziavo come ogni qualvolta venga commesso un delitto efferato, una violenza sessuale od un crimine particolarmente violento in grado di scuotere l’opinione pubblica, pavlovaniamente il dibattito mediatico è invaso dalla richiesta di inasprire il regime sanzionatorio, e i politici italiani seguendo i media e l’indignazione dell’opinione pubblica, cavalcano anch’essi lo sdegno popolare (anzi spesso sono proprio loro ad alimentarlo), ignorando, tuttavia, che i dati e le statistiche dimostrano chiaramente che la gravità della sanzione non genera un effetto deterrente.         Ecco, dunque, che anche quest’estate, dopo la violenza sessuale di gruppo compiuta ai danni della ragazza di Palermo, sono state tantissime le “autorevoli” figure politiche che hanno chiesto il solito inasprimento delle pene, arrivando addirittura ad invocare la castrazione chimica (già presentata all’interno di un emendamento nella passata legislatura, poi ritirato) che tra l’altro sarebbe incostituzionale, dal momento in cui, come afferma il Professor Sabino Cassese “intervenire sul corpo di una persona sarebbe inumano” e, di conseguenza, contrario a quanto previsto dall’art. 27 della Costituzione.         Ma se del riflesso pavloviano di aumentare pene ed introdurre reati abbiamo già parlato, costatando ormai a

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Economia

Machiavelli perenne. Dittatori “utili” e realpolitik

Quel difficile confine tra etica e cinismo politico, tra critica di violazione dei diritti umani e difesa dei propri interessi. Il memorandum d’intesa, firmato a Tunisi con il presidente Kais Saied alla presenza della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del premier olandese Mark Rutte, riapre una storica questione sulla necessità (opportunità) di stringere accordi con autocrati e dittatori

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